Stava ancora coccolando il gatto. «Povero impiastro, » disse, grattandogli la testa, « povero impiastro senza nome. È una piccola seccatura il fatto che non abbia un nome. Ma io non ho il diritto di darglielo, dovrà aspettare fino a quando non apparterrà a qualcuno. Ci siamo incontrati un giorno per caso vicino al fiume, non apparteniamo l'uno all'altra; e lui è indipendente, come me. Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com'è. » Sorrise e lasciò cadere il gatto sul
pavimento.
Truman Capote, Colazione da Tiffany
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