Noi non abbiamo il testo di ciò che Socrate disse a propria difesa durante il processo. Lui, in tutta la sua vita, non lasciò nulla di scritto: per una precisa scelta in favore del dialogo e della ricerca - che si realizzano con la parola vivente - rispetto alla asserzione e alla certezza. Tanto meno provvide a mettere per iscritto quella autodifesa, pronunciata di fronte ai giudici nelle due fasi in cui si suddivideva il processo (la discussione sulla colpevolezza e quella sulla pena da comminare). Fu Platone a scriverla impersonando Socrate.
Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso
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