Nel Trattato sulla tolleranza Voltaire, in obbligata coerenza con la sua errata convinzione che Atene fosse la patria della tolleranza, non potendo ignorare il processo contro Socrate, si consola scrivendo così: «Sappiamo che nella prima votazione [quella sulla colpevolezza] Socrate ebbe 220 voti favorevoli. Dunque il tribunale dei 500 contava 220 filosofi: è molto» (cap. vii). Con questa formulazione un po' paradossale, il filosofo-simbolo dell'Illuminismo poneva, forse non senza piena consapevolezza, un problema che è difficile eludere, e che mette seriamente in crisi il principio oggi acriticamente accettato, secondo cui la maggioranza ha ragione in quanto maggioranza. Poniamo la stessa questione con le parole di un grande giurista, Edoardo Ruffini (uno dei dodici professori che nor giurarono fedeltà al fascismo: su un totale di 1.213): "Se il numero [-il gran numero] venisse a trovarsi anche dalla parte della minoranza, come nel caso di una deliberazione presa con lieve scarto di voti", l'argomento che ravvisa la prova della maggiore saggezza nel prevalere di una maggioranza viene meno.
Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso
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