La rivelazione di un documento segreto è stata descritta come una tappa decisiva verso la conquista della democrazia totale, un'arma rivoluzionaria nelle mani dei cittadini. Ma questo diluvio d'informazioni ha avuto tre effetti egualmente pericolosi per il buon funzionamento dei sistemi democratici. Ha creato un giornalismo irresponsabile, sempre più incline a lavorare con il materiale acerbo delle intercettazioni e delle «soffiate», spesso teleguidate da chi desidera provocare effetti inconfessati e inconfessabili. Ha creato una enorme società di lettori-voyeur, di guardoni che confondono il pettegolezzo con l'informazione. Ha convinto l'opinione pubblica che i poteri pubblici sono sempre maligni e mendaci. I 400.000 documenti di WikiLeaks non ci hanno detto nulla che gli osservatori più attenti non avessero già denunciato, ma hanno considerevolmente aumentato il popolo degli indignati. A questo popolo occorrerebbe dire che il segreto è l'indispensabile ingrediente di qualsiasi trattativa politica e che qualsiasi accordo presuppone una fase in cui le parti si sono tastate e sondate, spesso mentendo e facendo proposte che non avevano altro scopo se non quello di conoscere sino a che punto ciascuna delle due era disposta a fare concessioni e a cedere terreno.
Sergio Romano, Morire di democrazia. Tra derive autoritarie e populismo
Nessun commento:
Posta un commento