Perché - dice a se stesso - una volta che si è imparato a fare i conti con la propria esistenza non si può, d'improvviso, cambiare sistema, riprendere con le prospettive. Lui in testa ha il fatto che l'esistenza è come un carico di pane o di frutta che qualcuno deve incaricarsi di trasportare fino a casa. Gliel'hanno raccontata come un.percorso, una strada polverosa dove si lasciano orme leggere e si sollevano sbuffi di terra secca. In fondo si vede una piccola casa con tetto e fumaiolo, e da quel fumaiolo si vede sempre il fumo, qualunque sia la stagione: nelle storie, nelle parabole, le stagioni non contano. Perciò eccolo in cammino; è scalzo, può vedere i suoi piedi infarinati, la casa che sembrava vicina non lo è affatto, anzi sembra allontanarsi a ogni passo, e il carico comincia a pesare... Cosa lo faccia andare avanti è presto detto: quel carico. Se fosse libero di scegliere, lui, verso la casa nemmeno ci andrebbe, senza niente da trasportare, senza una materia da custodire, sarebbe leggero e libero. Ma libero di andare dove? Ci sono incontri, spazi in ombra, buche, piccoli burroni, fonti cristalline, lungo quella strada. In molti casi deve fermarsi, ingegnarsi, evitare di cadere ma, allo stesso tempo, niente gli impedirebbe di riposare, liberandosi per poco del suo carico, per bere alla fonte e scambiare qualche parola con i passanti.
Dal suo preciso punto di vista, questo nipote ritrovato non è certo un rovesciamento delle sue prospettive, anzi è esattamente un motivo in piú per intrattenersi lungo il cammino, senza fretta di arrivare. Perché, lui lo sa, nell'immagine che gli hanno raccontato, arrivare a quella casa significa smettere di camminare. Capito?
Marcello Fois, Nel tempo di mezzo
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