Al momento di separarci, Myu mi abbracciò. Lo fece
in modo molto spontaneo, e poi mi tenne stretto a lungo, le braccia
intorno alla mia schiena, senza parlare. La sua pelle, sotto il sole
caldo del pomeriggio, era sorprendentemente fresca. Era come se,
attraverso i palmi delle mani, cercasse di comunicarmi qualcosa. Lo
sentivo. Chiusi gli occhi e tesi l’orecchio. Ma era qualcosa che non si
esprimeva, non poteva esprimersi a parole. In quel silenzio, tra noi ci
fu uno scambio profondo.
La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami
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