sabato 17 dicembre 2016

Libri

Adoro vivere nei pensieri di un'altra persona; mi meraviglio del legame che sento con personaggi che prendono vita pagina dopo pagina, non importa quanto la loro situazione sia diversa dalla mia. Non solo sento di conoscere queste persone, ma attraverso le loro storie riesco a scorgere meglio me stessa. Intuizioni, informazioni, conoscenza, ispirazione.  Un buon libro può darti questo e molto altro. 

Oprah Winfrey, Tutto ciò che conta

martedì 13 dicembre 2016

Avidità di vivere

Moltissimi erano contenti del proprio stato; ľavidità di vivere, bandiera del nostro tempo, non aveva ancora trasformato gli uomini.

Mario Tobino, Sulla spiaggia e al di là dal molo

domenica 11 dicembre 2016

Poeta e polvere

È il poeta che fa rimanere le storie; se no diventano polvere, lontane larve. L’America crebbe in nazione e si formò una razza di uomini di mare.

Mario Tobino, Sulla spiaggia al di là del molo

Luce dei capitani

Ma la verità, il semplice segreto è che i capitani hanno raccolta nel petto una luce, sono nati per il comando. Il bambino che si nascose a bordo e si presentò sulla coperta quando ormai il bastimento solcava le onde, lo fece per liberare una forza, per soddisfare una voluttà. Il ragazzo aveva ansia di comandare, imporre il giudizio di fronte all’aggressione del mare. A quel tempo per di più c’era la vela, si navigava attraverso gli elementi, mare, cielo, il linguaggio del vento. Immersi in quel mistero, trovare la ragione umana, condurre una barca da un capo all’altro, un bastimento carico di mercanzie, vivo di uomini; ed essere di quello il re. Ed anche adesso con vapori di migliaia di tonnellate, neri e pesanti di ferro, con ventri capaci di contenere ricchezze, vapori che costano centinaia di milioni, il piacere del comando trova la sua droga.
Il capitano sa che esiste anche la possibilità dell’inabissamento, ma non ci pensa; lui è sempre occupato alla sua funzione, è responsabile di tutto. E se poi nascono le condizioni, se il mare aggredisce, allora sprigiona quella luce che possiede nel petto, in quei momenti è davvero col muso duro, non conosce un tentennamento, ha preparato tutto, sa l’arte, ha usato la disciplina con i marinai, e, con coraggio, anzi quasi con una allegria che ha della fanciullesca sfida, affronta col mare il combattimento.
Dominati da questa sorte, i capitani passano gli anni, trascorrono la vita.
E, se arrivati improvvisamente alla vecchiaia, si trovano a terra, tra cittadini occupati a intrighi di cui non intendono le fila, la loro barca in altre mani, lo scettro perduto, non c’è da stupirsi che intorno alle loro tempie ci siano i ghiaccioli della malinconia.

Mario Tobino, Sulla spiaggia al di là del molo

Capitani e pericolo

Quel bambino che tanto amava mare e bastimenti, divenuto giovanetto, andava dunque dal professor Puccinelli ad imparare arte marinara e alla fine, preso a Livorno il diploma, poteva chiamarsi capitano di lungo corso. Non con questo che fosse già un vero capitano, il quale si vede alla prova, in navigazione, al comando, e innanzitutto davanti al pericolo. È accaduto più volte che un giovane capitano monta a bordo, non gli affidano ancora il bastimento, aiuta il comandante, fa il secondo e si comporta benissimo, è coraggioso, esegue gli ordini, li interpreta con acume, ci aggiunge perfino una sua freschezza. Succede che il vecchio o perché si ammala o per altra ragione abbandona il comando. L’armatore, che ha avuto sempre ottimi ragguagli sul secondo, affida al giovane capitano il bastimento. È accaduto che questi già nei primi giorni si sente impacciato, diviene titubante; la responsabilità lo grava ed offusca, la realtà gli sfugge.
Se sorge il pericolo allora davvero si appalesa la sua incapacità, non ha polso, non dirige, non comanda, non si impone, non decide; il problema che deve essere rapidamente risolto è uguale a un mostro e lui è un bambino. I marinai si sono subito accorti che non ha fibra di capitano. Il pericolo si riallontana, ma ormai è umiliato, il mare gli è divenuto incomprensibile, un sogghignante nemico del quale è trastullo. Nella sua cuccetta di poppa si sente vinto, cambierà armatore, tornerà ad ubbidire, solo a ubbidire, forse cambierà mestiere.
Non è facile precisare le qualità che fanno un capitano, un capitano coraggioso. In genere si può dire che hanno un muso duro, anche da vecchi e deboli guardano dirittamente, senza alcuna dubbiezza. Ma questo del muso duro è un dato senza sostanza.
I famosi comandanti che ho conosciuto sono alieni dal raccontare prodezze e anche rivangare paure; il coraggio e il timore sono sentimenti che non amano prendere in considerazione.

Mario Tobino, Sulla spiaggia al di là del molo

Capitani e marinai

I capitani, scesi per l’ultima volta a terra, andati in pensione, vivono appartati e sono spesso avvolti da una malinconia che ha del vagamente ottuso, un grugno che non trova la via di disfarsi di un’amara commozione. Di rado si vedono in darsena e se mai di sfuggita; hanno qualcosa di monarchi in esilio senza speranza. Non hanno amici, stanno raccolti e silenziosi in quella loro famiglia che sempre sognarono e mai ebbero. Con i marinai, con i quali furono insieme nel pericolo, non scambiano volentieri parole, pur vivendo insieme a Viareggio, loro stesso paese.

Se interrogati rispondono come prima dovessero superare un ribollimento; e insomma si comportano spesso o come avessero esaurita la propria vena o avessero sbagliato vita.

I vecchi marinai sono invece allegri, di una felice bambineria, si godono la pensione; hanno il viso chiaro dove non c’è dipinto un peccato, un invidioso pensiero, parlano con tutti, ricchi e poveri, con la stessa affettuosa arguzia, rispondono con tranquillità alle domande più improvvise.

Forse il segreto di queste diverse vecchiaie è che i semplici marinai erano religiosi, incantati del mistero del mare, da una musica che ebbero tutto il tempo di ascoltare; i capitani invece stridevano nel loro archetto la brama del comando, ciechi a tutto il resto. Quella musica ancora consola ed appaga l’anima dei marinai; l’archetto del comando si è troncato.

Mario Tobino, Sulla spiaggia al di là del molo

Vela

Con la vela c’era più arte, più pericolo, la morte faceva nascere le leggende, la continua dipendenza dalla misteriosa natura germina la poesia.

Mario Tobino, Sulla spiaggia al di là del molo

Tradizione, schiavitù e paura

La terra fiorì, la malaria fu soffiata via. Viareggio cominciò a popolarsi.
Vi arrivarono gli inquieti, gli irrequieti, gli insoddisfatti, gli insofferenti di tutti i luoghi vicini.
Era un sito nuovo, non c’erano conformismi, la bigotteria non ci aveva radici; non esistevano nobili, non antiche famiglie intrise di superbia e di interessi. Furono tutti novelli, tutti fuggiti da qualche cosa, tutti con voglia di indipendenza.
Un giorno ci venne anche mio padre; il luogo gli parve allegro di libertà e futuro. Si trasferì a Viareggio e ci rimase tutta la vita.
Anche al padre di Lorenzo Viani, il pittore, successe lo stesso.
Era un contadino di Pieve di Santo Stefano, nei monti della Lucchesia. Abbandonò la terra su cui da secoli la sua famiglia serviva e scese a Viareggio, ruppe una tradizione, che così spesso è schiavitù e paura.

Mario Tobino, Sulla spiaggia al di là del molo

giovedì 8 dicembre 2016

Donne indifese

Alle donne piace che i loro uomini siano al tempo stesso virilmente autorevoli e remoti, se ti riesce questo numero. Falle sentire indifese, specie quando sai che sono capaci di portare sulle spalle in sacco di patate senza problemi. Non dubitare mai di te stesso davanti a loro, e non dire assolutamente che non le capisci.

Lee Harper, Va' metti una sentinella

Rumori di sottofondo

Erano nella sala da pranzo del Maycom Hotel , seduti su sedie cromate a un tavolo per due. L'impianto di condizionamento faceva conoscere la sua volontà con un basso e costante ronzio. 

Lee Harper, Va' metti una sentinella

sabato 3 dicembre 2016

Battaglie inutili

Perché siamo qui in questa notte di ricordi guasti? Non siamo i ragazzi della via Pal. Siamo uomini fatti, ormai consapevoli che non ci sono battaglie vinte o perdute, ma solo battaglie inutili.

Gaetano Savatteri, Uno per tutti

martedì 15 novembre 2016

Godersi il resto

Fu buttando l'ananas in un angolo del giardino che capii chiaramente, anche se in modo inespicabile, una cosa. Una cosa che a dirla sembra banale. Capii che io non ero il centro del mondo. La quota di sofferenze nella vita non variava certo in rapporto a me. Non ero io che potevo decidere. Allora, pensai, tanto valeva godersi, per quanto possibile, il resto.

Kitchen, Banana Yashimoto

giovedì 10 novembre 2016

Fiume e tempo

Guardare le persone seduta nei caffè età esattamente come osservare li siete del fiume. Questo può accadere solo in una città dove si avverta il peso della Storia. Le persone che vivono nel presente scorrono sullo sfondo di palazzi dalle tinte e dalle forme antiche, opprimenti e paurose, e la loro condizione è come quella del fiume.
La paura che suscita il fiume è l'insondabilità e la spaventosità dello scorrere del tempo.

Banana Yashimoto, Ricordi di un vicolo cieco

domenica 6 novembre 2016

Nulla

Leopardi mostra che la nascita e la morte non nascondono alcun mistero e che non vi è alcun Ordine che si celi e che tuttavia rimanga nascosto. Il nostro trovarci a esistere è senza perché. L'arcano è che non esiste alcun arcano. È un arcano nel senso che non esiste al un perché che lo spieghi. Anche l'arcano dell'universo in cui viviamo diventerà nulla prima che si scopra un perché.

Emanuele Severino, In viaggio con Leopardi

domenica 30 ottobre 2016

Compassione

Una volta morti, però, tutti abbiamo diritto a ottenere compassione, tenerezza, carità: solo i vivi non ottengono perdono – i vivi allontanano l’indulgenza e il rispetto degli uomini come il vento impetuoso dell’est allontana la pioggia. Finché il cuore batte, feritelo, è la vostra sola opportunità; finché gli occhi possono ancora volgersi verso di voi colmi di preghiere e di lacrime, freddateli con uno sguardo gelido e crudele; finché l’orecchio, il delicato messaggero delle cose più segrete dell’animo, può ancora percepire i toni della gentilezza, sbarazzatevene con fredda cortesia, con beffarda affabilità, con affettata indifferenza; finché l’intelletto creativo freme davanti all’ingiustizia, struggendosi per un desiderio di fratellanza umana, affrettatevi, opprimetelo con i giudizi malevoli, con i paragoni superficiali, con la noncuranza che distorce le cose. A lungo andare il cuore non batterà più – ubi saeva indignatio ulterior cor lacerare nequit; gli occhi cesseranno di chiedere; l’orecchio diverrà sordo; la mente avrà smesso di pensare e non avrà più bisogno di nulla. Allora i vostri discorsi caritatevoli potranno avere libero sfogo; potrete ricordare e compatire la fatica, la lotta disperata, il fallimento; allora potrete dare il giusto valore a quanto di buono era stato fatto, trovare le attenuanti agli errori e magari accettare di dimenticarli.

Il velo dissolto, George Eliot

Tenebre

Perché io prevedo il momento della mia morte e tutto quanto accadrà in quegli istanti estremi. Esattamente tra un mese, il 20 settembre 1850, alle dieci di sera, mi troverò seduto su questa poltrona, in questo studio, stanco di intuire e di prevedere ancora, senza delusioni e senza speranze. Mentre guarderò la lingua bluastra di una fiamma alzarsi nel camino e la lampada starà languendo, comincerà nel mio petto l’orribile contrazione. Avrò appena il tempo di raggiungere il campanello e tirare con forza il cordone prima che sopraggiunga il senso di soffocamento. Nessuno risponderà alla mia chiamata. Io so perché. I miei due domestici sono amanti, e avranno litigato: la governante se ne sarà andata via di casa furiosa due ore prima, sperando di far credere a Perry che si sarebbe annegata. Alla fine Perry, allarmato, le è corso dietro. La piccola sguattera si è addormentata su una panca: non risponde al campanello, non si sveglia neppure… Il senso di soffocamento cresce: la lampada si spegne, con un orribile puzzo… Compio un enorme sforzo, mi attacco di nuovo al campanello. Ho paura di morire, ma nessuno viene in mio aiuto. Avevo sete di cose sconosciute; quella sete è scomparsa. O Dio, lasciatemi con ciò che già conosco e di cui già sono stanco: non chiedo altro. Agonia di dolore e soffocamento – e intanto la terra, i campi, il ruscello sassoso dietro il gruppo di vecchie casupole, il sentore di fresco dopo la pioggia, la luce del mattino attraverso la finestra della mia camera, il caldo del focolare dopo l’aria gelata – su tutto questo scenderanno per sempre le tenebre?
Tenebre – tenebre – nessun dolore – null’altro che tenebre… Passo e ripasso nelle tenebre: i miei pensieri diventano tutt’uno con quell’oscurità, con la sensazione di sprofondarvi sempre più…

Il velo dissolto, George Eliot

sabato 22 ottobre 2016

Aspettative

È perché si hanno delle aspettative che si resta delusi.

Haruki Murakami, La fine del mondo

mercoledì 19 ottobre 2016

Fatica

Non bisogna lasciare che la fatica entri nel cuore, disse. Me lo ripeteva sempre mia madre. Può darsi che la fatica controlli il tuo corpo, ma fai del tuo cuore una cosa tua.

Haruki Murakami, La fine del mondo

lunedì 17 ottobre 2016

Possibilità illimitate

Sono persuaso che il mondo contenga moltissime possibilità. Anzi, possibilità illimitate. E la scelta fra l'una o l'altra in una certa misura spetta alle singole persone. Il mondo è un tavolino da tè formatosi per condensazione di una possibilità tra mille.

La fine del mondo e il paese delle meraviglie, Murakami Haruki

venerdì 14 ottobre 2016

Poesia

La poesia è sempre stata questo: far passare il mare in un imbuto; fissarsi uno strettissimo numero di mezzi espressivi e cercare di esprimere con quello qualcosa di estremamente complesso.

Italo Calvino

giovedì 22 settembre 2016

Imparare il duro lavoro, la responsabilità ed il rispetto

But as I grew older, and especially after entering the Washington policy world, my thoughts often returned to my hometown. It was there I had learned about hard work, responsibility, and respect for others. When you work in an onorate government building, poring over faceless statistics and making grand plans, it can be too easy to forget where you come from.

Ben Bernake, The courage to act

sabato 17 settembre 2016

Rapporti

Quanto pesa mantenere rapporti umani. Ci vuole impegno, applicazione, devi essere sempre disponibile e soprattuto sorridere alla vita

La costola di Adamo, Antonio Manzini

Immedesimarsi

Alla fine della storia il vuoto della morte pesava sulle sue spalle peggio di una responsabilità. Perché oramai Rocco Schiavone aveva individuato il colpevole. Gli erano bastati pochi giorni per capire, inseguire e andare a prendere l'assassino, l'idiota, la persona che aveva rotto l'equilibrio naturale. Che aveva spezzato una vita per cosa? Egoismo? Follia?
Ma per capire l'egoismo la rabbia o la follia, Rocco doveva immedesimarsi, come fanno i bravi attori prima di interpretare un personaggio. E per immedesimarsi doveva entrare nella testa malata di quella gente, mettersi addosso la loro pelle lurida, mimetizzarsi e scendere laggiù, nelle fogne, a cercare con una torcia la parte più indegna è sporca di un essere umano. E laggiù nella fogna, nella palude, doveva restare acquattato finché il colpevole, il bastardo non fosse venuto a tiro. Poi finalmente poteva risalire verso l'aria è ripulirsi. Solo che per togliersi tutta quella sporcizia, ci impiegava giorni, magari mesi. E gliene rimaneva sempre un po' attaccata alla pelle.
Sapeva che se avesse continuato con quel mestiere, il fango non se lo sarebbe più tolto di dosso.

La costola di Adamo, Antonio Manzini

martedì 16 agosto 2016

Balli retro

..., una cosa utile che potete fare con un anziano, oltre a scucirgli soldi o convincerlo a esibirsi in uno dei suoi balli retro, pre ridere mentre vi godete lo spettacolo, e chiedere: "se guardi indietro, che cosa ti dispiace?" Lui ve lo dirà. A volte, come sapete, ve lo dirà anche se non glielo avete chiesto. Oppure ve lo dirà anche quando gli avrete espressamente chiesto di non dirvelo. 
George Saunders, l'egoismo è inutile 

venerdì 12 agosto 2016

Natale

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata

Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto
con le quattro
capriole
di fumo
del focolare

Giuseppe Ungaretti

sabato 30 luglio 2016

Il passato

Nel 44 sono finito in una grossa retata e mi hanno mandato in campo di concentramento. Mai avuto tanta fame in vita mia, non c'era niente da mangiare, niente ..... pesavo quarantecinque chili quando ci hanno liberato gli indiani e ci hanno dato del riso cotto in un vaso da notte. Be', vuol ridere ingegnere? ogni tanto io me lo faccio cuocere così da mia moglie, in un vasino, per ritrovare il gusto di allora .... Sa cosa vuol dire questo? che del passato bisogna dimenticare le brutte e tenere solo quelle belle.

Carlo Lucarelli, L'estate torbida

Efficienza, profitto e preghiera

... la società odierna oramai assediata dal principio dell'efficienza, del profitto, del guadagno ad ogni costo, del consumo, della moltiplicazione ossessiva della produzione, della crescita urbanistica disumana e disumanizzante; una società che reputa tempo perso ogni tempo che non sia money. Ricorda infatti che, se è vero che non esiste un'antropologia unica rispondente alla visione religiosa e specificamente evangelica dell'umano, è pur vero che esistono antropologie contrarie ad essa e perciò incapaci di favorirla o più semplicemente di renderla possibile. Creare spazio alla preghiera e al recupero del suo essenziale spessore ontologico è perciò anche un impegno controculturale, è pure un lavoro a favore di una società e di una convivialità che non rischi di scarificare l'umano sull'altare de profitto e dell'utile.

Adriana Zarri, Nostro Signore del deserto

Pregare non è dire preghiere

Pregare non è dire preghiere, non è recitare formule, non è chiedere cose o miracoli o guarigioni, non è fare qualcosa, non è insomma un impegno da portare a compimento, un obbligo da eseguire. Pregare è essenzialmente un gesto dell'essere, una specifica connotazione esistenziale.

Adriana Zarri, Nostro Signore del deserto

Vivere da guerriero

Chi vive da guerriero deve anche morire da guerriero.

Andrea Frediani, 300 guerrieri La battaglia delle Termopili

I maratoneti

E qui sta l'ironia. Per uccidere te stesso correndo, devi prima allenarti per diventare un buon corridore poiché altrienti non avresti la forza di spingerti così oltre. Pertanto i Maratoneti si sottopongono ad ardui allenamenti per andare incontro al loro destino e se per caso inciampano lungo la loro strada fatale, sanno come riprendersi immediatamente e continuare. Penso che sia una sorta di religione.

Paul Auster, Nel paese delle ultime cose

Stare in piedi

Metto un piede davanti all'altro,e poi l'altro di fronte al primo, e poi spero di farlo ancora. Niente di più. Devi capire come vanno le cose per me. Mi muovo. Respiro l'aria che mi è data. Mangio il meno possibile. Non importa quello che ti dicono, l'unica cosa che conta è stare in piedi.

Paul Auster, Nel paese delle ultime cose

Meno

Devi abituarti a campare con il meno possibile. Quando vuoi meno, finisci per essere contento del meno, e meno ti serve meglio stai.

Paul Auster, Nel paese delle ultime cose

Niente dura

Queste sono le ultime cose. Una casa un giorno è lì e il giorno dopo è sparita. Una strada lungo la quale solo ieri camminavi, oggi non esiste più. Persino il tempo è in un flusso costante. Un giorno di sole seguito da un giorno di pioggia, un giorno di neve seguito da un giorno di nebbia, il caldo e poi il freddo, il vento e poi la calma, un periodo di freddo pungente e poi oggi, nel mezzo dell'inverno, un pomeriggio di luce fragrante, caldo al punto da far sudare. Quando vivi in città impari a non dare nulla per scontato. Chiudi gli occhi per un attimo, ti giri a guardare qualcos'altro e la cosa che era dinanzi a te è sparita all'improvviso. Niente dura, vedi, neppure i pensieri dentro di te. E non devi sprecare il tempo a cercarli. Quando una cosa sparisce, finisce.

Paul Auster, Nel paese delle ultime cose

venerdì 8 luglio 2016

Mangiare

Non c'è niente di più bello che mangiare del buon cibo. Il cibo può rendere felici ed è la sola cosa al mondo che, almeno per qualche istante, permette di dimenticare tutte le pene e i dolori

Ito Ogawa, La cena degli addii

sabato 2 luglio 2016

Ritrarre l'impercettibile

È molto più facile raffigurare caratteri di grande rilievo: lì si può semplicemente buttar giù colori a piene mani sulla tela: ardenti occhi neri, sopracciglia spioventi, la fronte solcata da una ruga, un mantello nero o scarlatto come il fuoco gettato sulla spalla - e il ritratto è bell’e pronto; ma tutti questi signori, come ce n’è tanti al mondo, che a vedersi sono così simili l’uno all’altro, mentre osservando bene vi scorgerai molte particolarità quasi impercettibili - questi signori sono tremendamente difficili da ritrarre. Qui bisognerà concentrare al massimo l’attenzione, finché non si riuscirà a fare emergere tutti i tratti sottili, quasi invisibili, e in generale bisognerà spingere molto a fondo lo sguardo già esercitato nella scienza dell’indagine.

Gogol, Le anime morte

domenica 26 giugno 2016

Vita passata

Della nostra esistenza buona parte di dilegua nel fare il male, la maggior parte nel non far niente è tutta quanta nell'agire diversamente dal dovuto. Puoi indicarmi qualcuno che dia un giusto valore al suo tempo, e alla sua giornata, che capisca di morire ogni giorno? Ecco il nostro errore: vediamo la morte davanti a noi e invece gran parte di essa è già alle nostre spalle: appartiene alla morte la vita passata

Seneca, Lettere a Lucilio

Povertà

Dichiara Epicuro:"È nobile cosa la povertà accettata con gioia". Ma se è accettata con gioia, non è povertà. Povero non è chi ha poco, ma chi vuole di più. Cosa importa cosa c'è nel forziere o nei granai, quanti sono i capi di bestiame o i redditi da usura, se ha gli occhi sulla roba altrui e fa il conto non di quanto ha, ma di quanto vorrebbe procurarsi. 
Mi domandi quale sia la giusta misura della ricchezza? Primo avere il necessario, secondo quanto basta.

Seneca, Lettere morali a Lucilio

domenica 19 giugno 2016

Solitudine contro l'ostilità

Ecco, dovunque ella andasse, anche in un mondo per lei ignoto fino ad allora, la gente le sarebbe stata ostile. Ella ne era sempre più stupita e offesa. Trovò un'istintiva difesa accettando la propria solitudine.

Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo

domenica 12 giugno 2016

Filosofia

Qualcuno si chiede per quale motivo si studi la filosofia, cioè una disciplina che in apparenza non ha alcuna utilità pratica. Ebbene la filosofia serve a non dare per scontato. Nulla. La filosofia è uno strumento per capire quello che ci sta attorno – per capire quello che ci sta dentro probabilmente è più efficace la letteratura –, ma capiamo davvero quello che ci sta attorno se non diamo per scontate le verità che qualcun altro ha pensato di allestire per noi. Fare filosofia – cioè pensare – significa imparare a fare e a farsi domande. Significa non avere paura delle idee nuove. Significa non fermarsi alle apparenze. Significa essere capaci di dire di no a chi vorrebbe imporci il suo modo di pensare e di vedere il mondo. Cioè a chi vorrebbe pensare per noi.

Il bordo vertiginoso delle cose, Gianrico Carofiglio

Piangi piano

Prima piangi piano, in silenzio, quasi a non voler disturbare. Poi più forte fino a quando non arrivano i singhiozzi e la pena disperata per la tua solitudine e il tuo fallimento e il tuo fare finta di niente e l'amore perduto e non più ritrovato, e tua madre e tuo padre che non hai mai conosciuto davvero e adesso è tardi e per tutta questa vita che ti è passata accanto e che non sei stato capace di vivere perché volevi soltanto raccontarla, e non sei stato capace di fare neanche quello.
Tutta questa vita che poi finisce, una mattina o una sera, normali come tante altre. Finisce, e ti ritrovi ad averla sempre scansata.

Il bordo vertiginoso delle cose, Gianrico Carofiglio

Intelligenza ed emozione

Nell’aula stipata l’attenzione era percepibile come la vibrazione di un diapason, alcune delle ragazze avevano gli occhi lucidi. Era uno di quei momenti rari in cui l’intelligenza di un singolo si trasforma nell’emozione di tanti.

Il bordo vertiginoso delle cose, Gianrico Carofiglio

Punti di vista e ragione

Protagora era interessato ai discorsi contrastanti e sosteneva la necessità di imparare a difendere una tesi e il suo esatto contrario. È un’idea modernissima, che nel corso dei secoli è stata parecchio travisata. Il principio è che non esista un singolo depositario della verità, che in ogni punto di vista ci sia una parte di ragione, che sia necessario imparare a cogliere la parte di verità che c’è in qualsiasi discorso.
...La verità non è qualcosa che si intuisce e si mantiene per sempre, è il risultato della discussione. In ogni punto di vista ci sono elementi condivisibili ed elementi da rifiutare. Se pensiamo che una tesi – la nostra – contenga tutto il bene e le altre tutto il male, ci precludiamo la possibilità di progredire. Il grande merito dei sofisti – offuscato in secoli di storia della filosofia in cui sono stati diffamati e svalutati – sta nel riconoscimento del potere del linguaggio, della sua capacità di produrre la conoscenza.

Il bordo vertiginoso delle cose, Gianrico Carofiglio

Idee inafferabili

La mattina, quando sei ancora a letto in bilico tra il sonno e la veglia, le idee sono quasi sempre inafferrabili

Il bordo vertiginoso delle cose, Gianrico Carofiglio

Giustizia e isolamento

La giustizia non permette nulla di tutto questo: richiede isolamento, vuole più dolore che collera, prescrive che ci si astenga il più possibile dal mettersi in vista. 

La banalità del male, Hanna Arendt

giovedì 2 giugno 2016

Banalità del male

Il male più terribile al mondo è il male commesso dai signor Nessuno. È un male che viene commesso da uomini senza moventi, senza convinzioni, senza alcuna crudeltà o senza menti diaboliche, perciò da essere umani che si rifiutano principalmente di essere delle persone. È esattamente questa la banalità del male.

La banalità del male, Hanna Arendt

domenica 22 maggio 2016

Morning sun - Hopper



Che ora è, gli chiesero i curiosi
È lui rispose: è l'eternità

L'ora squisita in cui un senso di riconciliazione sembra avvolgere tutte le cose.
Un'immobilitá senza suono, quando tacciono i rumori della valle, e il riposo della natura ha a qualche cadenza del riposo eterno.

giovedì 19 maggio 2016

Mare e sogni

"E il mare concederà a ogni uomo nuove speranze, come il sonno porta i sogni."

(Cristoforo Colombo)

domenica 8 maggio 2016

Piccole premure

Suo padre sparì in fretta in cucina, quasi stesse cercando una scusa per togliersi di lì. Mattia pensò che rimaneva solo questo, che tutto l’affetto dei genitori si risolve in piccole premure, nelle stesse preoccupazioni che i suoi elencavano al telefono ogni mercoledì: il mangiare, il caldo e il freddo, la stanchezza, a volte i soldi. Tutto il resto giaceva come sommerso a profondità irraggiungibili, in una massa cementificata di discorsi mai affrontati, di scuse da fare e da ricevere e di ricordi da correggere, che sarebbero rimasti tali.

La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano

Primi gemelli

I numeri primi sono divisibili soltanto per 1 e per se stessi. Se ne stanno al loro posto nell’infinita serie dei numeri naturali, schiacciati come tutti fra due, ma un passo in là rispetto agli altri. Sono numeri sospettosi e solitari e per questo Mattia li trovava meravigliosi. Certe volte pensava che in quella sequenza ci fossero finiti per sbaglio, che vi fossero rimasti intrappolati come perline infilate in una collana. Altre volte, invece, sospettava che anche a loro sarebbe piaciuto essere come tutti, solo dei numeri qualunque, ma che per qualche motivo non ne fossero capaci. Il secondo pensiero lo sfiorava soprattutto di sera, nell’intrecciarsi caotico di immagini che precede il sonno, quando la mente è troppo debole per raccontarsi delle bugie.

In un corso del primo anno Mattia aveva studiato che tra i numeri primi ce ne sono alcuni ancora più speciali. I matematici li chiamano primi gemelli: sono coppie di numeri primi che se ne stanno vicini, anzi quasi vicini, perché fra di loro vi è sempre un numero pari che gli impedisce di toccarsi per davvero. Numeri come l‘11 e il 13, come il 17 e il 19, il 41 e il 43. Se si ha la pazienza di andare avanti a contare, si scopre che queste coppie via via si diradano. Ci si imbatte in numeri primi sempre più isolati, smarriti in quello spazio silenzioso e cadenzato fatto solo di cifre e si avverte il presentimento angosciante che le coppie incontrate fino a lì fossero un fatto accidentale, che il vero destino sia quello di rimanere soli. Poi, proprio quando ci si sta per arrendere, quando non si ha più voglia di contare, ecco che ci si imbatte in altri due gemelli, avvinghiati stretti l’uno all’altro. Tra i matematici è convinzione comune che per quanto si possa andare avanti, ve ne saranno sempre altri due, anche se nessuno può dire dove, finché non li si scopre.

Mattia pensava che lui e Alice erano così, due primi gemelli, soli e perduti, vicini ma non abbastanza per sfiorarsi davvero. A lei non l’aveva mai detto.

La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano

Ti ci abituerai

"Ti ci abituerai. finirai per non vederlo neanche più", fece."E come? L'avrò sempre sotto gli occhi". "Appunto" disse Mattia. "E' proprio per questo che non lo vedrai più".

La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano

Sollevare la polvere

... ma poi si era piegato di nuovo sulle sue labbra e Soledad aveva sentito tutta la polvere depositata sul cuore negli anni sollevarsi in un vortice e finire negli occhi

La solitudine dei numeri primi, Paolo Giordano

Gergo sacerdotale

Lo so che pregressa sussistenza è un’espressione orribile. Molte di quelle che usiamo noi avvocati lo sono. Io cerco di limitarmi, ma spesso è inevitabile. Ci sono giudici – o colleghi – con i quali non puoi evitare di parlare in modo orribile. Se in un’arringa o una requisitoria parli in italiano corretto, non ti riconoscono come uno del mestiere. Sei uno cui non dare credito. Il gergo dei giuristi è la lingua straniera che imparano – che impariamo – sin dall’università per essere ammessi nella corporazione. È una lingua tanto piú apprezzata quanto piú è capace di escludere i non addetti ai lavori dalla comprensione di quello che avviene nelle aule di giustizia e di quello che si scrive negli atti giudiziari. Una lingua sacerdotale e stracciona al tempo stesso, in cui formule misteriose e ridicole si accompagnano a violazioni sistematiche della grammatica e della sintassi.

La regola dell'equilibrio, Gianrico Carofiglio

Sprecare tempo

Erano come pulsazioni di paura. L’idea concreta che in breve, non in un futuro remoto e astratto, non esisterai piú. Il mondo non esisterà piú. Mi sono ricordato quello che disse un mio amico – Emilio – quando mi raccontò della malattia e della morte di sua moglie, aveva trentaquattro anni. Pensi alle passeggiate che non hai fatto, a quando ti sei comportato da ragioniere con la moneta degli affetti. Non è solo la paura della morte, è che vorresti non aver sprecato il tuo tempo.

La regola dell'equilibrio, Gianrico Carofiglio

Rimpiangere il passato

Rimpiangere il passato come se fosse l’età dell’oro. Uno rimpiange la propria giovinezza e magari quando ci stava in mezzo pensava che fosse uno schifo. Sai, l’incipit di quel romanzo di Paul Nizan: «Avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questo è il periodo migliore della vita».

La regola dell'equilibrio, Gianrico Carofiglio

domenica 17 aprile 2016

Lotta spietata

Sì erano fermati li, sulla soglia di casa dove lui stava adesso, all'ombra dell'acero rosso. Era primavera inoltrata, e un gran numero di uccelli strepitava e saltellava freneticamente da un ramo all'altro.
"Vedi," gli aveva detto Ferruccio, appoggiando a terra le sporte della spesa. "Queste sono le cose che piacciono a voi umanisti. Il crepuscolo, il canto degli uccelli. Gli alberi in fiore. Ma la verità è che quella li è una lotta feroce. Spietata."

Mille volte  mi hai portato sulle spalle, Martino Gozzi

sabato 16 aprile 2016

Sensibilità e fantasia

In questo mestiere è fondamentale possedere due cose: una sensibilità estrema che ti permetta di percepire ogni stranezza, e una fantasia sconfinata in grado di farti trovare un perché anche nell'impossibile.


Natsiko Kirino, Pioggia sul viso

martedì 12 aprile 2016

Fare

"The greatest pleasure in life is doing what people say you cannot do."

Walter Bagehot

lunedì 11 aprile 2016

Ascoltare

Se la tua bocca è aperta, non stai imparando

Buddha

giovedì 31 marzo 2016

Capolino

Il sole aveva iniziato a fare capolino tra le nuvole e il cielo andava progressivamente schiarendosi

Pioggia sul viso, Natsuo Kirino

lunedì 28 marzo 2016

Arroganza

All'estero ci amano per il jazz. E non ci odiano per le nostre presunte libertà e giustizia per tutti. Adesso ci odiano per la nostra arroganza.

Un uomo senza patria, Kurt Vonnegut

domenica 27 marzo 2016

Dispotismo della maggioranza

Tocqueville individua la possibilità che la democrazia possa degenerare in dispotismo. Un dispotismo  molto particolare, perché il dispotismo della maggioranza essendo basato sul numero, e sull'adesione e sul consenso individuale dei singoli, è ancora più pericoloso del vecchio dispotismo: mentre il vecchio dispotismo delle tirannidi controllava e governava i corpi, il dispotismo della maggioranza entra nell'animo degli uomini, perché chi ha una idea particolare, originale ma contraria al senso comune, si guarda bene dallesplicitarla perché sa che si autoescluderá dal consesso umano. La democrazia governa gli individui in modo da impedire ab origine che la loro particolarità ed individualità possa esplicarsi.

Nelle repubbliche democratiche (…) il padrone non dice più: tu penserai come me o morirai; dice: sei libero di non pensare come me; la tua vita, i tuoi beni tutto ti resta, ma da questo giorno tu sei uno straniero tra noi. Conserverai i tuoi privilegi di cittadinanza, ma essi diventeranno inutili, poiché se tu ambisci l’elezione da parte dei tuoi cittadini, essi non te l’accorderanno e se chiederai solo la loro stima, essi giungeranno anche a rifiutartela. Resterai tra gli uomini, ma perderai i tuoi diritti all’umanità. Quando ti avvicinerai ai tuoi simili, essi ti fuggiranno come un essere impuro; e anche quelli che credono nella tua innocenza ti abbandoneranno, poiché li si fuggirebbe a loro volta“.

https://m.youtube.com/watch?v=-ciK3W8Jvig

Risata

Lo sa Dio se la risata non è un modo in cui l'anima cerca un po' di sollievo.

Un uomo senza patria, Kurt Vonnegut

martedì 22 marzo 2016

Percepire la realtà

Camminare consente di percepire la realtà con tutti i sensi, di farne pienamente esperienza lasciando all’uomo l’iniziativa. Non privilegia unicamente lo sguardo, a differenza del treno o dell’auto, che istituiscono la distanza dal mondo e la passività del corpo. Si cammina per nessun motivo, per il piacere di gustare il tempo che passa, di concedersi una deviazione per meglio ritrovarsi alla fine del cammino, per scoprire luoghi e volti sconosciuti, per aumentare la conoscenza corporea di un mondo inesauribile di sensi e sensorialità; o anche, semplicemente, per rispondere all’invito della strada. Camminare è un modo tranquillo per reinventare il tempo e lo spazio. Prevede uno stato d’animo, una lieta umiltà davanti al mondo, un’indifferenza alla tecnica e ai moderni mezzi di trasporto o, quantomeno, un senso della relatività delle cose. Fa nascere l’amore per la semplicità, per la lenta fruizione del tempo.

Il mondo a Piedi, David Le Breton

Camminare

Perdere tempo a camminare appare come un atto anacronistico in un mondo dominato dalla fretta. Poiché introduce una dimensione dilettevole del tempo, come dei luoghi, il camminare rappresenta uno scarto, uno sberleffo alla modernità. È qualcosa che intralcia il ritmo sfrenato della nostra vita, un modo pacifico di prendere le distanze.

Il mondo a Piedi, David Le Breton

Le anime dei vivi

Le anime dei vivi bruciano lentamente. Le candele si consumano, appare la vecchia nera e raccoglie i moccoli nel vestito. Anche a noi succederà così: bruceremo, bruceremo e alla fine ci spegneremo. Le candele bruciano fino in fondo, mentre alle persone può accadere di non arrivare fino al moccolo.

Il tempo delle donne, Elena Cizova

Camminare all'indietro

Noi stiamo costruendo una nuova vita, dicevano ridendo, mentre voi, mamma, fate di testa vostra. Vi crogiolate nel passato zarista. Sembra che camminiate all’indietro. Non si può tornare a quel tempo, e la vostra religione è come l’oppio.
Che sciocchezza è mai questa? L’oppio si compra in farmacia, te lo prescrivono contro il dolore. La nuora rincarava la dose. Guardatevi intorno, mamma. Per me è tardi per guardarmi intorno, fatelo voi, questa vita sarà la vostra. Non fecero in tempo a guardarsi intorno: vennero a prenderli. Sparirono così, nel loro comunismo.

Il tempo delle donne, Elena Cizova

Amarezza

E con amarezza considerava come tutta la sua vita fosse stata così: niente in fondo gli era mancato ma ogni cosa sempre inferiore al desiderio, una via di mezzo che spegneva il bisogno, mai gli aveva dato piena gioia.

Dino Buzzati, Sessanta Racconti

Avanzare verso la meta

Un'ansia inconsueta da qualche tempo si accende in me alla sera, e non è più rimpianto delle gioie lasciate, come accadeva nei primi tempi del viaggio; piuttosto è l'impazienza di conoscere le terre ignote a cui mi dirigo.
Vado notando - e non l'ho confidato finora a nessuno vado notando come di giorno in giorno, man mano che avanzo verso l'improbabile mèta, nel cielo irraggi una luce insolita quale mai mi è apparsa, neppure nei sogni; e come le piante, i monti, i fiumi che attraversiamo, sembrino fatti di una essenza diversa da quella nostrana e l'aria rechi presagi che non so dire.

Dino Buzzati, Sessanta Recconti

sabato 19 marzo 2016

venerdì 18 marzo 2016

Il sonno

Di tutti i piaceri che lentamente mi abbandonano, uno dei più preziosi, e più comuni al tempo stesso, è il sonno. Chi dorme poco o male, sostenuto da molti guanciali, ha tutto l'agio per meditare su questa voluttà particolare. Ammetto che il sonno perfetto è quasi necessariamente un'appendice dell'amore: come un riposo riverberato, riflesso in due corpi. Ma qui m'interessa quel particolare mistero del sonno, goduto per se stesso, quel tuffo inevitabile nel quale l'uomo, ignudo, solo, inerme, s'avventura ogni sera in un oceano, nel quale ogni cosa muta - i colori, la densità delle cose, persino il ritmo del respiro, un oceano nel quale ci vengono incontro i morti. Nel sonno, una cosa ci rassicura, ed è il fatto di uscirne, e di uscirne immutati, dato che una proibizione bizzarra c'impedisce di riportare con noi il residuo esatto dei nostri sogni.

Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar

Profilo della morte

Come il viaggiatore che naviga tra le isole dell'Arcipelago vede levarsi a sera i vapori luminosi, e scopre a poco a poco la linea della costa, così io comincio a scorgere il profilo della mia morte.

Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar

sabato 12 marzo 2016

Corpo

Per la prima volta stamane, m'è venuto in mente che il mio corpo, compagno fedele, amico sicuro e a me noto più dell'anima, è solo un mostro subdolo che finirà per divorare il padrone.

Memorie di Adriano, Marguerite Yourcenar

Medici

Se ti mancano i medici,
siano per te medici queste tre cose:
l'animo lieto, la quiete e la moderata dieta

Scuola Medica Salernitana

martedì 8 marzo 2016

Pregare

C’è stato un tempo in cui pregare era come respirare, in cui pregare era un evento della natura. La preghiera aveva la stessa forza della neve, della pioggia, del sole, della nebbia. Era come il susseguirsi delle stagioni.

Il complesso di Telemaco, Massimo Recalcati

giovedì 3 marzo 2016

Andare avanti

Ma poi è arrivata quella mattina. Dove misteriosamente ho sentito che non faceva più così tanto male là dove faceva male. O che forse, ormai, a quel dolore mi stavo abituando. E che in un modo o nell'altro, insomma, potevo andare avanti.

Chiara Gamberale, Per dieci minuti

sabato 27 febbraio 2016

America

Si, l'America è razzista, endemicamente è ingiusta, discriminatoria. È così nel sistema. Lo dicono bene gli indiani americani, i vecchi pellerossa insomma: "ogni volta che vincevamo noi era un massacro, ogni volta che loro massacravano donne e bambini era una vittoria. Ed è sempre stato così. I bianchi sono arrivati in questo continente convinti che glielo aveva affidato Dio, che era il loro diritto di andare avanti, qualunque fosse il massacro, qualunque fossero gli ostacoli da eliminare per raggiungere il Far Western loro per diritto divino

Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio

Paura della morte

La ragione per la quale si ha tanta paura della morte è che con quella bisogna rinunciare a tutto quello che ci stava a cuore, proprietà, desideri, identità. Io l'ho già fatto. Negli ultimi anni non ho fatto che buttare a mare tutto questo e non c'è più nulla a cui sono legato.
Perché ovviamente tu non sei il tuo nome, tu non sei la tua professione, non sei la casetta al mare che possiedi.

Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio

Vetta

C'è forse da stupirsi se non giungono in vetta coloro che hanno affrontato un'ardua salita? Se sei uomo, però, ammira chi tenta grandi imprese, anche se lo vedi cadere. È cosa nobile impegnarsi non a misura delle proprie forze, ma di quelle della natura, e mirare in alto e concepire progetti superiori anche alle capacità delle anime più grandi.

Seneca, dialoghi morali

domenica 21 febbraio 2016

Carne da macello

"I deboli sono carne da macello da usare quando servono a mettere in crisi il potere avverso e da sacrificare quando non servono più".

(Umberto Eco)

lunedì 11 gennaio 2016

Uomo di valore

"Try not to become a man of success, but rather try to become a man of value."

Albert Einstein

mercoledì 6 gennaio 2016

Alzarsi alla mattina

Quindi il segreto non è alzarsi bene la mattina, bensì lavorare molto sul proprio atteggiamento, che dà la carica per affrontare tutto il resto. Ogni volta che ti devi impegnare per raggiungere un obiettivo, ripensa al ciclo del successo e nota l’atteggiamento con cui stai affrontando il processo: ti renderai conto che se è positivo le cose non potranno che andare nella direzione giusta. Se al primo tentativo non dovessi raggiungere l’obiettivo, nota i progressi che hai fatto per arrivare fino lì, questi ti daranno la carica e la motivazione per riprovare fino al successo. Lo studio, l’apprendimento e l’applicazione di tecniche di memoria dipendono molto da questi aspetti, e partire con l’atteggiamento giusto è fondamentale. Ovviamente conta molto anche l’impegno che metterai nell’applicare le tecniche.

I segreti della memoria, Marco D'Ardia

Linguaggio Trasformazionale

la cosa più importante da fare, prima ancora di aprire un libro, è quella di migliorare la tua componente psicologica. Trasforma quelle parole che hanno un grosso “peso” emozionale per te in sinonimi che hanno la stessa accezione e significato, ma che risultino più leggeri. Per esempio: invece di dire “sono arrabbiato come una bestia”, puoi sostituirlo con “mi sento un po’ inalberato”. La seconda affermazione, come puoi notare, è meno pesante della prima: immagina di pronunciarla: noterai che la rabbia non cresce più di tanto, forse ti verrà anche da ridere. Un altro esempio: “mi sento uno straccio” potrebbe diventare “sono a tratti affaticato”. Le parole che usiamo condizionano molto la nostra mente, quindi stai molto attento a quello che ti ripeti ogni giorno. Se pensi che le cose siano difficili da affrontare, le opzioni che ti puoi dare sono due: o ce la fai, oppure no. Se trasformi la parola “difficili” con un sinonimo e pensi che le cose siano impegnative da affrontare, il senso è simile ma, come dice la parola, se ti impegni sarà molto facile raggiungere l’obiettivo.

Quando ho scoperto questa strategia, la mia vita è migliorata ogni giorno di più, le mie azioni risultavano molto meno faticose di quello che pensavo, vedevo gli obiettivi avvicinarsi invece di vederli sempre lontani e la rabbia con cui affrontavo la vita quotidiana scemava sempre di più. Tieni sempre a mente che la realtà dipende sempre dal punto di vista tramite cui la guardi.

I segreti della memoria, Marco D'Ardia

Atteggiamento mentale

L’atteggiamento mentale è una componente fondamentale per riuscire bene nelle cose che svolgiamo quotidianamente, non solo nello studio e nell’applicazione delle tecniche di memoria.

È stato dimostrato che quando si affronta una questione, o dobbiamo svolgere un lavoro, ci rapportiamo sempre con due fattori: il primo è la tecnica, il secondo è legato alla nostra psicologia. Ogni volta che facciamo qualcosa, abbiamo sempre bisogno di conoscere la tecnica per poter fare fronte alla situazione, ma ancora più importante è lo stato mentale con cui la si affronta.

I Segreti della memoria, Marco D'Ardia

Mente

Diceva Einstein: "La mente è come un paracadute: funziona meglio se aperta."

I segreti della memoria, Marco D'Ardia

Nato libero

Non mi va di sottomettermi a nessuno, come fa questa gente col loro maledetto Profeta. Sono nato un libero americano e tutte queste cose per me sono una novità. È suppongo di essere troppo vecchio per imparare.

Conan Doyle, Uno studio in rosso

Darwin e la musica

«Rammenta cosa scrive Darwin a proposito della musica? Afferma che la capacità di produrla ed apprezzarla era insita nell'essere umano molto prima che esso elaborasse un linguaggio articolato. Per questo motivo, forse, oggi ne siamo così sottilmente influenzati. Il nostro animo conserva un vago ricordo di quei secoli nebulosi dell'infanzia del mondo.»

Conan Doyle, Uno studio in rosso

Genio e pazienza

«Si dice che il genio sia infinita pazienza», osservò con un sorriso. «Come definizione è pessima, ma calza a pennello al lavoro dell'investigatore.»

Conan Doyle, Uno studio in rosso

Deduzione e analisi

Da una goccia d'acqua una mente logica potrebbe dedurre la possibilità di un Atlantico o un Niagara, senza mai averli visti e sentiti. La vita non è che una grande catena di cui possiamo conoscere la natura osservandone un singolo anello. Come ogni altra arte, la Scienza della Deduzione e dell'Analisi si può acquisire unicamente attraverso lunghi e pazienti studi, e la vita non è abbastanza lunga perché un essere mortale possa raggiungere il vertice della perfezione in questa scienza.

Conan Doyle, Uno studio in rosso

Nozioni utili

In origine il cervello umano è come un attico vuoto che uno deve riempire con i mobili che preferisce. Uno sciocco assimila ogni sorta di ciarpame gli viene a tiro, così che le nozioni che potrebbero essergli utili vengono spinte fuori o, nella migliore delle ipotesi, accatastate alla rinfusa insieme con un'infinità di altre cose, di modo che ha difficoltà a ritrovarle. Un operaio abile, invece, sta molto attento a ciò che immagazzina nel suo attico-cervello. Non vi metterà altro che gli strumenti che possono aiutarlo nel suo lavoro, ma di questi strumenti ne ha un vasto assortimento, e tutti in perfetto ordine. E sbagliato pensare che quella piccola stanza abbia pareti elastiche che possono allargarsi a piacimento. Creda a me, viene sempre un giorno in cui ogni nozione in più gliene fa dimenticare un'altra che aveva prima. E estremamente importante, quindi, che le nozioni inutili non estromettano quelle utili.

Conan Doyle, Uno studio in rosso

Alba di una nuova vita

Non fu però il padre ad accorgersi per primo che la bambina si era trasformata in donna. Raramente accade. Quel mutamento misterioso è troppo sottile e troppo graduale per poterlo misurare in base alle date. E la fanciulla stessa lo ignora più di chiunque altro, fino a quando un'intonazione di voce o il tocco di una mano le fanno balzare il cuore in petto e capisce, con un misto di orgoglio e di timore, che una nuova, più ampia natura si è risvegliata in lei. Pochi dimenticano quel giorno, o non rammentano il banale incidente che annunciava l'alba di una nuova vita.

Conan Doyle,  Uno studio in rosso

Populus me sibilat

Populus me sibilat, at mihi plaudo
Ipse domi simul ac nummos contemplar in arca

«La plebe mi subissa di fischi mentre in casa io plaudo a me stesso, contemplando le monete nel forziere»

Orazio, Satire, 1,1, 66-67

venerdì 1 gennaio 2016

Musica

Music is what feelings sound like
Victor Hugo