martedì 31 dicembre 2013

Appartati per morire

«Accucciate, distese, sedute tra gli alberi, c’erano delle forme nere appoggiate ai tronchi, tutt’uno con la terra, mezzo stagliate e mezzo confuse nella penombra, in tutti gli atteggiamenti del dolore, dell’abbandono, della disperazione. Sulla rupe esplose un’altra mina, seguita da un fremito leggero del terreno sotto i miei piedi. Il lavoro proseguiva. Il lavoro! E questo era il luogo in cui alcuni uomini impegnati in quel lavoro s’erano appartati per morire.
«Stavano lentamente morendo – era chiaro.


Cuore di tenebra - Joseph Conrad

Sotto gli alberi

Finalmente giunsi sotto gli alberi. Avevo intenzione di passeggiare all’ombra per un momento; ma appena m’inoltrai, mi parve di essere penetrato nel cupo girone di qualche Inferno. Le rapide erano vicine e un fragore ininterrotto, uniforme, precipitoso e impetuoso colmava la funerea immobilità del boschetto, dove non soffiava un alito di vento né si muoveva una foglia, di un suono misterioso

Cuore di tenebra - Joseph Conrad

Demone

Ho visto il demone della violenza, e il demone della cupidigia, e il demone della concupiscenza; ma per tutte le stelle! quelli erano demoni vigorosi, robusti, demoni dagli occhi di fiamma che dominavano e trascinavano gli uomini – uomini, vi dico. Ma sul fianco di quella collina previdi che nella luce accecante di quella terra avrei conosciuto il demone flaccido, bugiardo, dall’occhio spento, di una follia rapace e spietata. 

Cuore di tenebra - Joseph Conrad

Selvaggi

Li chiamavano criminali e la legge oltraggiata, mistero insolubile venuto dal mare, era piombata su di loro come colpi di cannone. I toraci scarni ansimavano all’unisono, le narici violentemente dilatate fremevano, gli occhi impietriti fissavano la salita. Mi superarono a un palmo di distanza senza uno sguardo, con la completa e mortale indifferenza dei selvaggi infelici.

Cuore di tenebra - Joseph Conrad

Natura

Facemmo scalo in altri posti dal nome farsesco, dove l’allegra danza della morte e del commercio procede nell’atmosfera immobile e terrosa di una catacomba surriscaldata; lungo tutta la costa uniforme bordata dalla pericolosa risacca, come se la Natura stessa avesse cercato di respingere gli intrusi; fuori e dentro i fiumi, correnti di morte in vita, le cui rive si decomponevano in mota, le cui acque, ispessite in limo, invadevano le mangrovie contorte, che parevano agitarsi verso di noi allo stremo di una disperazione impotente.

Cuore di tenebra - Joseph Conrad

Donne

È strano quanto alle donne manchi il contatto con la realtà. Vivono in un mondo tutto loro, e non c’è mai stato nulla che gli somigli, né mai ci potrà essere. È troppo bello e se mai riuscissero a realizzarlo, andrebbe in frantumi prima del tramonto. 

Cuore di tenebra - Joseph Conrad

Stupido

Mentre sedevamo davanti ai nostri vermut, si mise a glorificare gli affari della Compagnia e di lì a poco accidentalmente gli dimostrai la mia sorpresa che non fosse ancora andato laggiù. Diventò all’improvviso freddo e formale. “Non sono poi così stupido quanto sembro, disse Platone ai suoi discepoli” sentenziò, vuotò risolutamente il bicchiere e ci alzammo.

Cuore di tenebra - Joseph Conrad

Sistemi di sicurezza

Questo dimostrava ancora una volta la tesi che nessun sistema di sicurezza è migliore del più stupido dei collaboratori. 

La ragazza che giocava con il fuoco - Stieg Larsson

Cattolicesimo e giudaismo

C’era una grossa differenza fra cattolicesimo e giudaismo. Alla sinagoga si andava per cercare la compagnia di altre persone della comunità. I cattolici invece andavano in chiesa mossi dal desiderio di starsene in pace con Dio. L’intera chiesa era un invito al silenzio e a lasciare tranquillo ogni visitatore.

In fuga - Alice Munro

All'erta

Il segreto della vita, aveva spiegato Harry a Lauren, era stare al mondo pieni di curiosità. Tenere gli occhi aperti e cogliere le occasioni, l’umanità, di tutte le persone che si incontravano. Stare all’erta. Se un insegnamento poteva darle, era proprio quello. Sta’ all’erta.

In fuga - Alice Munro

Modificare le premesse

Ormai conduceva una vita ben diversa da quella del personaggio pubblico, della donna vivace, premurosa e sempre ben informata di un tempo. Viveva in mezzo ai libri, leggendo per la maggior parte delle ore di veglia, e sentendosi costretta ad approfondire e modificare qualunque premessa di partenza. Spesso non ascoltava notiziari per una settimana di seguito.

In fuga - Alice Munro

Dolore

 Si rese conto che Eric era morto.

Come se per tutto quel tempo, mentre lei stava a Vancouver, Eric l’avesse aspettata da qualche parte, per vedere se fosse disposta a tornare da lui. Come se restare insieme fosse un’opzione da sempre aperta. La vita sin dal suo arrivo lí aveva continuato a procedere sullo sfondo di Eric, senza che lei nemmeno si rendesse conto che Eric non esisteva. Niente di lui esisteva. Il suo ricordo, perfino, nel mondo banale di tutti i giorni, era in fase di ritirata.

Ecco dunque il dolore. Juliet ha la sensazione che le rovescino dentro un sacco di cemento a presa rapida. Quasi non riesce a muoversi. Salire sull’autobus, scendere, percorrere il mezzo isolato fino a casa (ma perché adesso abita qui?) è come scalare uno scoglio a strapiombo.


 In fuga - Alice Munro

Ostilità

Certe volte, nel corso di un’intervista, a Juliet è capitato di percepire, nella persona che le sta di fronte, riserve di ostilità rimaste latenti fino all’attimo in cui le telecamere hanno incominciato a riprendere. Persone che Juliet aveva sottovalutato, o ritenuto piuttosto stupide, potevano rivelarsi in possesso di quel genere di forza. Un’ostilità giocosa ma implacabile. In quel caso, il trucco è non farsi mai prendere in contropiede, non mostrare mai un accenno di ostilità di rimando.

In fuga - Alice Munro

Figlia

Ma possiede grazia e indulgenza ed è saggia quanto potrebbe esserlo se fosse vissuta su questa terra per ottant’anni. È di indole riflessiva, non esuberante come me. Un po’ taciturna, come suo padre. Ed è anche bella come un angelo, come mia madre, bionda come mia madre, ma non cosí gracile. Forte e aristocratica. Scultorea come una cora greca, direi. E, in contrasto col luogo comune, non ne sono affatto gelosa. In tutto questo tempo senza di lei – senza neppure una parola da parte sua, perché allo Spiritual Balance non sono ammesse né lettere né telefonate – in tutto questo tempo, sono vissuta in una specie di deserto, e quando il suo messaggio è arrivato ero come una vecchia zolla di terra riarsa che si ubriachi di pioggia.

In fuga - Alice Munro

Casa

Leggendo la lettera, Juliet ebbe un moto di imbarazzo, come sempre succede quando si scopre il fantasma sconcertante della nostra voce passata e artefatta. La lasciò perplessa quella maschera di allegria, in contrasto con il dolore dei suoi ricordi. Poi pensò che allora doveva essersi verificato un cambiamento del quale poi si era dimenticata. Un cambiamento che riguardava l’idea di casa. «Casa» non era a Whale Bay, con Eric, ma dove era stata prima, per tutta la vita.

Perché sono le cose che succedono a casa, quelle che cerchi di proteggere, meglio che puoi, piú a lungo che puoi.

Lei però non aveva protetto Sara. Quando Sara aveva detto presto rivedrò Juliet, Juliet non aveva saputo trovare risposta. Possibile che non ne fosse stata capace? Cosa c’era poi di tanto difficile? Bastava dire «Sí». Avrebbe significato cosí tanto per Sara, e per lei, di sicuro, talmente poco. E invece le aveva voltato le spalle e aveva portato il vassoio in cucina, dove aveva lavato e asciugato le tazze e anche il bicchiere della gazzosa all’uva. Aveva riordinato ogni cosa.


In fuga - Alice Munro

Mettersi al loro livello

Papà non ha paura di pensarla diversamente da persone piú in alto di lui, – disse Sara, traendo un profondo respiro. – Ma sai come diventa con quelle piú in basso. Farebbe qualunque cosa per assicurarsi che non si sentano in alcun modo diverse da lui, ha bisogno di mettersi al loro livello…

In fuga - Alice Munro

Figure minute

Le piaceva tutto in quel quadro, ma in special modo le figure minute e gli edifici traballanti in cima al dipinto. L’uomo con la falce e la donna capovolta.

Andò a cercare il titolo. Io e il Villaggio.

Perfettamente adeguato.

– Chagall. Mi piace Chagall, – disse Christa. – Picasso era un bastardo.


In fuga - Alice Munro

Menadi

Juliet stava leggendo del menadismo. I riti avevano luogo nottetempo, nel cuore dell’inverno, secondo Dodds. Le donne raggiungevano la vetta del Parnaso e quando capitava che, tutte insieme, restassero isolate lassú a causa di una tempesta di neve, si doveva organizzare una squadra di soccorso. Le future menadi venivano riportate a valle con le vesti ghiacciate, rigide come tavole. Invasate sí, ma sempre pronte a dare il benvenuto ai soccorsi.

In fuga - Alice Munro

Quantità di tempo

Così continuiamo a vivere la nostra vita, pensai. Segnati da perdite profonde e definitive, derubati delle cose per noi più preziose, trasformati in persone diverse che di sé conservano solo lo strato esterno della pelle; tuttavia, silenziosamente, continuiamo a vivere. Allungando le mani, riusciamo a prenderci la quantità di tempo che ci è assegnata, e poi la guardiamo mentre indietreggia alle nostre spalle. A volte, nel ripetersi dei gesti quotidiani, sappiamo farlo anche con destrezza.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Vacanze finite

Le vacanze erano finite e avrei rimesso i piedi nel territorio della quotidianità, che infinito si stendeva davanti a me.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Rancore

Poi chiese:
– Non mi porti rancore?
– Per il fatto che Sumire è scomparsa? –Sì.
– Perché dovrei portarti rancore?
– Non lo so –. Una stanchezza a lungo soffocata traspariva dalla sua voce. – Ho avuto la sensazione che non solo Sumire, ma che anche te, non ti avrei più rivisto. Perciò te l’ho chiesto.
– Non ti porto nessun rancore, – le dissi.
– Ma nel futuro, chissà...
– Io non sono uno che porta rancore così, senza ragione.
Myu si tolse il cappello, si aggiustò i capelli sulla fronte, poi se lo mise di nuovo. Mi guardò con gli occhi lucidi.
– Forse perché non ti aspetti mai molto dagli altri, – disse Myu. I suoi occhi erano trasparenti e profondi. Come l’oscurità del crepuscolo, la sera in cui l’avevo incontrata per la prima volta. – Io non sono così. Ma tu mi piaci molto, veramente.


La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Scambio profondo

Al momento di separarci, Myu mi abbracciò. Lo fece in modo molto spontaneo, e poi mi tenne stretto a lungo, le braccia intorno alla mia schiena, senza parlare. La sua pelle, sotto il sole caldo del pomeriggio, era sorprendentemente fresca. Era come se, attraverso i palmi delle mani, cercasse di comunicarmi qualcosa. Lo sentivo. Chiusi gli occhi e tesi l’orecchio. Ma era qualcosa che non si esprimeva, non poteva esprimersi a parole. In quel silenzio, tra noi ci fu uno scambio profondo.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

In cerca

È cosa nota e universalmente riconosciuta che uno scapolo in possesso di un solido patrimonio debba essere in cerca di moglie.

Orgoglio e pregiudizio - Jane Austen

Segreto

C’è sempre un momento in cui una storia va raccontata, ho insistito. Altrimenti per tutta la vita si resta prigionieri di un segreto.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Sognare

Allora che cosa si può fare per evitare di andare a urtare con violenza contro qualcosa (bang!), se non si ha voglia di mettersi a pensare seriamente, e si preferisce stare stesi sul prato a guardare placidamente le nuvole che passano, ascoltando il rumore dell’erba che cresce? Difficile? No: se si segue la logica, la soluzione è piuttosto semplice. C’est simple. Basta sognare. Entrare nel mondo dei sogni e non uscirne più. Continuare a vivere lì per sempre.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Legare a qualcosa

quando tentiamo di far convivere armoniosamente le «cose che sappiamo (o crediamo di sapere)» e le «cose che non sappiamo», è necessario elaborare una valida strategia. E quella strategia – come avrai già capito – è pensare. In altre parole, legare saldamente se stessi a qualcosa. Altrimenti ci troveremmo sicuramente sottoposti a un terrificante trattamento d’urto.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Sapere e non sapere

In questo nostro mondo, le «cose che sappiamo» e le «cose che non sappiamo» sono fatalmente inseparabili come gemelle siamesi, e la loro stessa esistenza è confusione.

Confusione, confusione.

Chi può distinguere il mare da ciò che vi si riflette? O dire dove finisce la pioggia e comincia la malinconia?

È così che, di buon grado, ho smesso di fare differenza tra il sapere e il non sapere. Anzi, è diventato il mio punto di partenza. In un certo senso, un terribile punto di partenza. Seguendo questo ragionamento diventa impossibile separare forma e contenuto, soggetto e oggetto, causa ed effetto, me e le nocche delle mie dita. Come è impossibile separare sale e pepe, farina e fecola, indissolubilmente mischiati sul pavimento della cucina.


La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Conoscere e non conoscere

A pensarci, scrivere anche le cose che conoscevo (o credevo di conoscere) come se non le conoscessi, è sempre stata la mia prima regola come scrittrice. Se avessi cominciato a pensare: «Ah, questa cosa la conosco, perciò non vale la pena di perdere tempo ed energia a scriverne», mi sarei fermata lì. Non sarei andata da nessuna parte. Per dirla in termini più concreti, se di una persona che frequento pensassi: «Lui lo conosco bene, quindi non è necessario che perda tempo a pensarci», e fossi tranquilla così, potrei prepararmi (potresti prepararti) a subire un duro tradimento. Dietro tutte le cose che crediamo di conoscere bene, se ne nascondono altrettante che non conosciamo per niente.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Leggerezza e pensiero

In altre parole, per essere più vicina a Myu, ho bisogno di diventare estremamente leggera. Anche un atto fondamentale come quello di pensare diventa per me una specie di ingombrante fardello. Penso che si tratti semplicemente di questo.

Anche se l’erba del prato può crescere a dismisura, io non me ne curo. Invece di tagliarla, nell’erba mi ci stendo, alzando gli occhi verso l’alto per guardare le nuvole bianche che fluttuano in cielo. Affido a loro il mio destino. E il cuore al profumo dell’erba fresca e al vento che mi sussurra nelle orecchie. Non mi importa più niente di sapere o non sapere, e nemmeno se tra le due cose c’è qualche differenza.


La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Scrivere e falciare

Finora ho scritto un’enorme quantità di roba. A ritmo più o meno quotidiano. Come uno tutto preso a falciare da solo l’erba di un prato immenso che continua a crescere rapidissima e senza interruzione. Oggi taglio qui, domani lì... e quando, finito il giro, ritorni al punto di partenza, l’erba è ricresciuta più fitta di prima.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Scrivere e pensare

Ho sempre scritto solo perché dovevo farlo.

Perché è così imperativo per me scrivere? La ragione è semplice. Perché per pensare a qualunque cosa ho bisogno di metterla prima di tutto per iscritto.

È stato così fin da quando ero piccola. Quando c’era qualcosa che non capivo, raccoglievo a una a una tutte le parole che avevo ai miei piedi, e le mettevo in ordine in forma di frase. Se il risultato non mi convinceva, le mischiavo di nuovo e le disponevo in una forma diversa. Ripetendo questo procedimento diverse volte, alla fine riuscivo a elaborare un pensiero come facevano tutti. Scrivere per me non era complicato né faticoso. Io mi dedicavo alla scrittura con la stessa passione con cui gli altri bambini collezionavano bei sassolini o ghiande. Per me scrivere, usando carta e matita, era naturale come respirare. E in questo modo potevo pensare.


La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Sospiro

Myu tirò un sospiro profondo come un soffio di vento ai confini del mondo. 

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Solitudine

E in quel momento capii. Eravamo state meravigliose compagne di viaggio, ma in fondo non eravamo che solitari aggregati metallici che disegnavano ognuno la propria orbita. In lontananza potremmo anche essere belle a vedersi, come stelle cadenti. Ma in realtà non siamo che prigioniere, ognuna confinata nel proprio spazio, senza la possibilità di andare da nessun’altra parte. Quando le orbite dei nostri satelliti per caso si incrociano, le nostre facce si incontrano. E forse, chissà, anche le nostre anime vengono a contatto. Ma questo non dura che un attimo.

Un istante dopo, ci ritroviamo ognuna nella propria assoluta solitudine. Fino al giorno in cui bruceremo e saremo completamente azzerate.



La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Prigioniero

E oggi io mi trovavo chiuso, prigioniero in un circuito. Continuavo a girare in tondo sempre nello stesso punto. Pur sapendo che non sarei arrivato da nessuna parte, non potevo fermarmi. Non avevo alternativa.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Senza di te

Senza di te la mia vita sarebbe come The Best of Bobby Darin senza «Mack the Knife».

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Chi sono io

Domanda «Chi sono io?» Ovviamente, dal punto di vista della quantità di informazioni sull’argomento, non esiste al mondo nessuno che possa saperne su di me più di me stesso. Ma quando io mi trovo a parlare di me, è inevitabile che il mio io narrato sia filtrato, manipolato, censurato dal mio io narrante, dalla sua scala di valori, dalla sua sensibilità, dal suo spirito di osservazione, nonché da una serie di interessi concreti. Perciò, che grado di verità oggettiva possiederà mai questo io che si racconta da sé?
 
La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Esperienza diretta




Come per tutte le cose, il metodo più efficace è l’esperienza diretta: usando i sensi e a proprie spese. Non sono conoscenze che si imparano sui libri.
 
La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Cibo e compromesso

Sumire ebbe l’impressione che Myu stesse molto attenta al cibo. Il suo collo era sottile come il virgulto di una pianta, e in tutto il corpo non c’era un filo di grasso superfluo. Non sembrava avesse bisogno di diete. Probabilmente si limitava a usare un criterio di rigore assoluto in tutte le sue scelte, senza mai cedere al minimo compromesso, come una spartana chiusa in una fortezza di montagna.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Buio dell'anima

Capivo soltanto che intorno a me era buio pesto, come nel momento che Francis Scott Fitzgerald chiama «il buio dell’anima».

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Affidarmi alla corrente

Sento che questo amore mi porterà da qualche parte. Ma non posso sottrarmi alla sua forte corrente. Non ho nessuna possibilità di scelta. Il luogo dove mi condurrà è un mondo diverso, che non ho mai visto. Potrebbe trattarsi anche di un luogo pericoloso. Le cose che vi si annidano potrebbero ferirmi in modo profondo, irrimediabile. Potrei perdere tutto quello che adesso ho. Ma non posso più tornare indietro. Non mi resta che affidarmi alla corrente che vedo davanti a me. Anche a costo di finire travolta, anche a costo di scomparire.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Giudicare le persone

La mia regola è sempre stata giudicare le persone dalla faccia, – disse. – Questo vuol dire che i tuoi lineamenti e l’espressione del tuo viso mi sono piaciuti. Molto.

La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

Musica per pianoforte

Entrambe prediligevano la musica per pianoforte, e consideravano la Sonata per pianoforte op. 32 di Beethoven un’insuperabile pietra miliare tra questo tipo di composizioni. E tutt’e due erano convinte che le registrazioni di Wilhelm Backhaus per la Decca ne avessero fissato i canoni interpretativi e le giudicavano esecuzioni mirabili e insuperate. E oltretutto erano pervase di felicità e gioia di vivere!

Lo Chopin di Vladimir Horowitz, quello dell’epoca in cui le registrazioni erano ancora in mono, e in particolare gli scherzi, erano impeccabili ed emozionanti. La raccolta dei preludi di Debussy eseguita da Friedrich Gulda era splendida e piena di umorismo, e Grieg suonato da Gieseking era una pura delizia. Il Prokofiev nell’esecuzione di Sviatoslav Richter, per la sua interpretazione sorvegliata e contenuta, e la straordinaria profondità di alcuni momenti «plastici», meritava di essere ascoltato tutto, integralmente. E che dire delle sonate per pianoforte di Mozart di Wanda Landowska, sottovalutate nonostante l’attenzione scrupolosa e affettuosa da cui erano animate?


La ragazza dello Sputnik - Haruki Murakami

lunedì 30 dicembre 2013

La vita non cambia


La vita non cambia," pensò, "non vuol cambiare." Avrebbe voluto gridare; abbassò le due mani e se le torse, là, contro il ventre, così forte che i polsi le si indolenzirono.

Alberto Moravia - Gli Indifferenti

Volontà rassegnata

Ella fece di nuovo il vano gesto di respingerlo, ma ancor più fiaccamente di prima, ché ora la vinceva una specie di volontà rassegnata; perché rifiutare Leo? Questa virtù l'avrebbe rigettata in braccio alla noia e al meschino disgusto delle abitudini; e le pareva inoltre, per un gusto fatalistico di simmetrie morali, che questa avventura quasi familiare fosse il solo epilogo che la sua vita meritasse; dopo, tutto sarebbe stato nuovo; la vita e lei stessa; guardava quella faccia dell'uomo, là, tesa verso la sua: "Finirla,"pensava "rovinare tutto., ."e le girava la testa come a chi si prepara a gettarsi a capofitto nel vuoto.

Gli Indifferenti - Alberto Moravia

Passaggio di odio

Da quell'ombra, laggiù, che riempiva l'altra metà del salotto, l'onda morta del rancore si mosse, scivolò contro il petto di Carla, disparve, nera e senza schiuma, ella restò cogli occhi spalancati, senza respiro, resa muta da questo passaggio di odio.

Gli Indifferenti - Alberto Moravia

Fonte originaria

Eppure era questa che bisognava trovare: scoprire la fonte originaria nel proprio Io, e impadronirsene! Tutto il resto era ricerca, era errore e deviazione. Tali erano i pensieri di Siddharta, questa era la sua sete, questo il suo tormento. 

Siddharta - Hermann Hesse

Svegliandosi al mattino

Si dica quel che si vuole, ma è piacevole, svegliandosi al mattino, trovarsi nell’ampia camera parata di stoffa chiara, quando il primo gesto della mano incontra una pesante trapunta di raso; ed è una cosa da ricordare vedersi servire a colazione, nella veranda, mentre dalla porta a vetri aperta entra l’aria del mattino, una tazza di cioccolata invece del caffè o del tè: sì, una vera cioccolata da compleanno con una spessa fetta di focaccia ancora umida.

I Budembrook - Thomas Mann

Grido negli occhi

Io so che il sangue della vittima innocente resta impresso, indelebile, negli occhi dell’innocente testimone. Di mio padre, là sulla strada, dello scandalo intollerabile di ogni innocente ucciso, rimane negli occhi un grido: non chiama vendetta, piange un dolore senza fine. E il cuore non trova pace.

Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi 

Quiete della sera

Oh stanco dolore riposa! Per quanto tempo dovrò girare tra queste stanze? Quando verrà la quiete della sera?
  
Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi 

venerdì 1 novembre 2013

Life is many days

Life is many days, quel che non riesce oggi forse riuscirà domani, occorre continuare a rischiare e a lavorare, fino alla volta buona, finché la scrittura trova la forma giusta, finché l'amore sarà corrisposto. Life is many days, a cui Walter ama aggiungere: «but I am living hopeful».
Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Idee moderne

L'impegno di chi entrerà tra non molto nella società del lavoro è proprio questo. Stabilire un'effettiva giustizia nell'interno del nostro sistema. Senza volerlo rovesciare. Perché al di fuori di esso non si sta certo meglio. ... Entrare nel sistema non significa essere integrati: vuol dire, piuttosto, impegnarsi per lo sviluppo delle più moderne idee. ... E’ molto comodo sostenere a parole idee rivoluzionarie.
Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Protestatore

E’ la società, ad un certo punto, che ti può consentire di fare il protestatore, l'oppositore, il «comunista» per così dire: ma la società ti accetta come protestatore. E magari arriva a darti dei premi per questa attività: perché capisce che protesti per abitudine, perché questo è il tuo mestiere: non sai fare altro. In verità tu, protestatore, sei il più integrato tra gli integrati.

Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Parole

Le parole hanno una potenza dirompente, sono ciò che ci rende umani, vincono il tempo, la distanza, la morte.
Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Nutrire la mente

Una delle lezioni che ho imparato da mio padre e dagli altri buoni maestri è che serve lavorare tanto, ruminare molte letture, pensare tanti pensieri. Nutrire la mente, possibilmente con cibi di buona qualità. Ci vuole allenamento, bisogna arare il terreno per prepararlo a ricevere qualunque «illuminazione». E poi, se il Cielo non è detto che parli, un buon ragionamento funziona sempre.
Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Sostanza pericolosa

Il dolore è una sostanza pericolosa, difficile da gestire, come un esplosivo molto instabile. Vedo me e la mia famiglia seduti sopra queste casse di tritolo: bisogna stare molto attenti a non farle saltare in aria con gesti bruschi, parole inappropriate o lacrime. Così, strato su strato si sedimenta un blocco di emozioni congelate. 
Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Sofferenza altrui

C'è tanto dolore di fronte al quale devi riconoscerti del tutto impotente. Dolore in cui ti muovi con la paura di respirare (talvolta, persino di esistere), per timore di urtare la fragilità e le ferite di chi ti sta accanto. Dolore che parla una lingua diversa, oppure non parla affatto, ti lascia sola. E guarda altrove: spesso, il cielo.

Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Interno famigliare

Omero immortala con sorprendente finezza psicologica un interno famigliare: Ettore, l’eroe dei Troiani, già chiuso nell’armatura scintillante, pronto per la battaglia, si china sul figlioletto Astianatte, che non riesce a riconoscerlo, così bardato, e scoppia a piangere. Il padre capisce e si toglie l’elmo.
Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Vuoto

... e lenzuola tirate e ripiegate sul copriletto teso, l’odore del sonno si disperderà impercettibilmente e del suo corpo non rimarrà traccia alcuna.

Resta solo il vuoto.


Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Spazio angusto

Ecco: non sono soddisfatto quasi di niente. Quello che m'ha occupato per quattro mesi m'interessa poco o nulla. Le persone che mi stanno intorno sono indifferenti, irrimediabilmente lontane. O forse, io mi isolo in uno spazio angusto, dove non accetto nessuno. Questa è la mia colpa. E’ l'insoddisfazione che mi insegue continuamente, l'infelicità di non concludere alcunché che dia gioia men che momentanea ... Ma in fondo spero. Spero che dal di fuori mi arrivi quel che non riesco a trovare in me stesso. Non so bene cosa sia.

Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Solitudine

Insiste sulla necessità di «donarsi», che «vuol dire rispettare se stessi anzitutto, cioè passare la propria giornata a crescere le proprie forze, il proprio valore, la propria anima e cultura, per farle servire a qualcosa». E’ questo il solo vero rimedio alla solitudine.

 Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Avvicinarsi al dolore

Avvicinarsi al dolore fa molta paura, sfiorandolo s'impara a tenersene a distanza, scegliendo vie lunghe e tortuose. Spesso, per scansare gli ostacoli, ci si allontana troppo dal tracciato della propria anima e si finisce per smarrirsi - nel deserto, magari, invece che nella foresta. Si rischia di morire di sete, anziché sbranati dai lupi.

Come mi batte forte il tuo cuore - Benedetta Tobagi

Vigliaccheria

All'uomo passa tutto per le mani, e tutto si lascia scappare per pura vigliaccheria... Questa è una verità assiomatica... Che strano ! Cos'è che fa più paura alla gente? Una nuova iniziativa, una parola nuova.

Delitto e castigo - Fedor Dostoevskij

Flessibilità

Bisogna essere flessibili, Alexander. La nostra famiglia sta attraversando un momento di crisi. Sai quali sono i caratteri cinesi con cui si scrive la parola crisi? Pericolo + occasione. Forse il pericolo della malattia della mamma ti sta offrendo un'occasione straordinaria. Vai a preparare le tue cose.

La città delle Bestie - Isabell Allende

sabato 12 ottobre 2013

Contrasto

Il 15 gennaio 1821 Leopardi scrisse sullo Zibaldone che soltanto gli uomini vili, deboli, o incostanti, sia per natura sia per lungo esercizio di sventure, «cedono alle necessità, e se ne fanno anzi un conforto nelle sventure, dicendo che sarebbe da pazzi il ripugnare a combatterla». Gli uomini grandi combattono contro la necessità, e odiano atrocemente e selvaggiamente gli dei, il fato sé stessi e la vita.
Dieci giorni prima, il 5 gennaio 1821, aveva esposto a Pietro Giordani l'idea esattamente opposta. «L'animo dopo lunghissima e ferocissima resistenza, finalmente è soggiogato, e ubbidiente alla fortuna. Non vorrei vivere, ma dovendo vivere, che gioca recalcitrare alla necessità?» E il 26 ottobre: «Essendo stanco di far guerra all'invincibile, tengo il riposo in luogo della felicità, mi sono con l'uso accomodato alla noia, nel che mi credevo incapace di assuefazione, e ho quasi finito di patire». In quei mesi Leopardi capovolgeva di continuo i suoi sentimenti: ora combatteva la necessità, ora chinava il capo sotto il giogo della fortuna. Per esprimere qualsiasi condizione psicologica, aveva dunque bisogno di attraversare sia quella condizione, sia quella contraria. Non poteva dire nulla senza conoscere il contrasto e la contraddizione. Solo così, impersonando le due parti opposte, essendo ora il ribelle ora la vittima, poté comporre la più grandiosa ribellione e condanna del fato e degli dei che egli abbia mai immaginato: il Bruto minore, stesso nel dicembre 1821, in venti giorni.

Citati, Leopardi

domenica 15 settembre 2013

Enea incontra Caronte

Quindi proseguono il cammino intrapreso e si avvicinano al fiume. Quando il nocchiero fin dall'onda Stigia li scorse andare per il bosco silenzioso e volgere i passi verso la riva, così per primo li assale con queste parole e li apostrofa ad alta voce:
       - Chiunque tu sia che ti dirigi armato al nostro fiume, orsù, di lì dimmi perché vieni e ferma il passo. Questo è il luogo delle Ombre, del Sonno e della soporifera Notte; non è permesso trasportare corpi viventi sulla barca Stigia

Virgilio, Eneide, libro IV

Passaggio dell'Acheronte

In mezzo un ombroso immenso olmo stende i rami e le sue vecchie braccia, dimora che, dicono, i Sogni fallaci occupano a frotte e restano attaccati sotto ogni foglia. E inoltre numerose figure mostruose di diverse fiere hanno dimora sulle porte: i Centauri e le Scille biformi, Briàreo dalle cento braccia e l'idra di Lerna , che stride orribilmente e la Chimera armata di fiamme, le Gorgoni e le Arpie e il fantasma dell'ombra dai tre corpi. Qui Enea, tremante per un improvviso terrore, afferra la spada e presenta la punta aguzza alle ombre che avanzano e se non l'avvisasse l'esperta compagna, che si tratta di vite leggere senza corpo che volteggiano sotto una vuota immagine di forme, si sarebbe precipitato e invano col ferro avrebbe squarciato le ombre.
Di qui comincia la via che porta alle onde del Tartareo Acheronte, qui un gorgo torbido di fango ribolle in una vasta voragine ed erutta tutta la sua melma nel Cocito. Queste acque e i fiumi custodisce Caronte, orrendo nocchiero nella sua terribile asprezza, che porta sul mento una folta e incolta barba bianca, stanno fissi gli occhi fiammeggianti e un sordido mantello gli pende dalle spalle legato con un nodo. Egli stesso spinge la barca con un palo, la governa colle vele e traghetta sulla navicella di cupo colore, ormai vecchio, ma per il dio quella vecchiaia è ancor fresca e verde. Qui, sparsa sulle rive, si precipitava tutta la turba, madri e uomini e corpi privati della vita di magnanimi eroi, fanciulli e nubili fanciulle e giovani posti sui roghi sotto gli occhi dei genitori: come numerose nelle selve cadono le foglie staccandosi al primo freddo dell'autunno, o come numerosi gli uccelli si rifugiano sulla terra venendo dall'alto mare quando la fredda stagione li mette in fuga dai luoghi posti oltre il mare e li sospinge verso terre assolate. Le anime stavano ferme e pregavano di compiere per prime il tragitto e tendevano le mani per il desiderio della riva opposta. Ma l'iracondo aspro nocchiero accoglie ora queste ora quelle e scaccia gli altri, sospinti lontano dalla riva.
Enea, certamente meravigliato e commosso dal tumulto, esclama:
       - Dimmi, o vergine, la folla presso il fiume? E cosa chiedono le anime? Per quale discernimento queste lasciano le rive e quelle solcano coi remi la livida palude?
       Così gli rispose brevemente la sacerdotessa carica d'anni:
       - Figlio di Anchise, legittimo discendente di dei, vedi i profondi stagni del Cocito e la palude Stigia, queste anime che vedi sono la turba misera e insepolta; quel nocchiero è Caronte; questi, che l'onda trasporta, sono stati sepolti. E non è concesso traghettare le orrende rive e le correnti che risuonano sordamente, prima che le ossa abbiano trovato riposo nei sepolcri. Errano per cento anni e s'aggirano intorno a questi lidi e allora, infine, ammessi rivedono gli stagni bramati.
       S'arrestò il figlio di Anchise e fermò i passi, pensando a molte cose e commiserando in cuor suo l'iniqua sorte.

Virgilio, Eneide, canto IV

sabato 14 settembre 2013

Enea alla Sibilla Cumana

Nessun tipo di sventura, o vergine, mi giunge nuovo o inaspettato: tutto ho provato e ormai da tempo consumato in cuore.
Solo ti chiedo: poiché qui si dice che si trovino la porta del re d'Averno e l'oscura palude affluita dall'Acheronte, mi sia concesso di giungere alla presenza dell'amato padre, di parlargli: mostrami la via, aprimi le sacre porte.
Su queste spalle l'ho sottratto alle fiamme, all'incalzare di mille e mille frecce, salvandolo dal nemico; ed egli m'accompagnó nell'esilio, sopportando insieme a me di mare in mare le minacce di flutti e di cielo, invalido, oltre la sorte e le forze di vecchiaia. Lui stesso scongiurando m'ordinò di supplicarti e venire alle tue soglie. Ti prego, abbi pietà, o divina, e del figlio e del padre.

Virgilio, Eneide, IV canto

L'inferno dei viventi

L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.

Italo Calvino, Le città invisibili

venerdì 13 settembre 2013

Pregiudizi

Per liberarsi dei pregiudizi bisogna innanzi tutto nutrire il sano costume del dubbio.

La testa degli altri

Bisogna imparare a pensare con la propria testa e imparare a mettersi nella testa degli altri.

Kant

Stato di minorità

L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a sé stesso.
Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro. E' imputabile a sé stessi questa minorità se la causa di essa non dipende da un difetto di intelligenza ma dalla mancanza di decisione e di coraggio nel servirsi del proprio intelletto senza essere guidati da un altro.
La pigrizia e la viltà sono le cause per cui la gran parte degli uomini rimangono minorenni per tutta la vita e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E' tanto comodo essere minorenni.C'è un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha la coscienza per me, un medico che decide per me sulla dieta che mi conviene e non ho più bisogno di darmi pensiero da me. Purché io sia in grado di pagare non ho bisogno di pensare. Altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione.

Kant

Cielo e legge morale

Due cose riempiono l'animo di ammirazione e di venerazione sempre nuova e crescente: il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me

Kant

sabato 7 settembre 2013

Il respiro dell'umano

C'è un senso molto forte del destino. Tutti i personaggi sembrano correre verso il punto che da sempre era il loro. E la vita coincide con l'essere una specie di dettato, per quanto folle sia (fare la rivoluzione, perdere la testa per un uomo e solo per lui e per tutta la vita, scegliere la magia, la scienza, l'esplorazione); per quanto possa essere spettacolare, alla fine è la semplicità del destino: un punto che ti aspetta, che è il tuo punto; e la vita è il tempo e il movimento in cui tu raggiungi questo punto.

Alessandro Baricco su Gabriel Garcia Marquerz

sabato 31 agosto 2013

Pericolo e Occasione

Bisogna essere flessibili Alexander. La nostra famiglia sta attraversando un momento di crisi. Sai quali sono i caratteri cinesi con cui si scrive la parola crisi? Pericolo + occasione. Forse il pericolo della malattia della mamma ti sta offrendo un'occasione straordinaria.

La città delle bestie - Isabelle Allende

domenica 25 agosto 2013

pensiero di Pascal

Vedo questi spaventosi spazi dell'universo che mi rinchiudono, e mi trovo fissato a un angolo di questa vasta distesa, senza sapere perché sono collocato in questo luogo piuttosto che in un altro né per quale motivo questo poco di tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo punto piuttosto che in un altro di tutta l'eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi segue. Non vedo che infinità da tutte le parti; esse mi rinchiudono come un atomo e come un'ombra che dura solo un istante senza ritorno.

Pascal in Piero Citati, Leopardi

giovedì 22 agosto 2013

Notre Dame de Paris

Ile de la cite

Torre Eiffel

Cimitero americano Normandia Colleville sur Mer

Omaha beach

St Malo

St Malo

Ostriche

St Malo

Pointe du Grouin

Cancale

Pleubian Sillon de Talbert

Pleubian

Cap Frehel

Formaggiaia a St Brieuc

Vicino St Brieuc

Baia dei trapassati

Baia dei trapassati

lunedì 19 agosto 2013

sabato 27 luglio 2013

Enea piange

Né lontano di qui vengono indicati i campi del Pianto estesi in ogni direzione: così, con questo nome li chiamano. Qui occulti sentieri celano coloro che un amore crudele consumò con disumano struggimento e intorno li copre una selva di mirti: neanche nella morte sono lasciati in pace dagli affanni. ... Tra queste la Fenicia Didone, ancor fresca di ferita, errava nella vasta selva. Appena l'eroe Troiano le fu vicino e la riconobbe indistinta fra le ombre come chi o vede o crede di aver visto la luna attraverso le nubi al cominciar del mese, si mise a piangere e parlò con dolce amore:
        - O infelice Didone, mi era dunque giunta vera la notizia che eri morta e che avevi seguito il tuo fato col ferro? Ahimé, io sono stato la causa della tua morte? Giuro per le stelle e per gli dei celesti e se qualche fede esiste sotto la profonda terra, contro voglia, o regina, mi sono allontanato dal tuo lido. Ma gli ordini degli dei, che ora mi costringono ad andare tra queste ombre, per questi orridi luoghi infernali e per la profonda notte mi spinsero coi loro comandi. Né ho potuto credere di arrecarti un così grande dolore con la mia partenza. Ferma il passo e non sottrarti al nostro sguardo. Chi fuggi? Questa è l'ultima volta che il fato mi concede di parlarti.
Con queste parole Enea cercava di lenire l'animo ardente di Didone che guardava in modo torvo e scoppiava in lacrime. Lei ostile teneva gli occhi fissi al suolo, col volto immobile, mentre parlavo, come la dura selce o la rupe Marpesia. Infine si allontana e nemica si rifugia nella selva ombrosa dove l'antico coniuge Sicheo corrisponde ai suoi affanni ed uguaglia il suo amore. Nondimeno Enea, scosso dall'iniqua sventura di Didone, prosegue per lungo tratto in lacrime e prova dolore per lei che si allontana.

Eneide, Virgilio Libro VI

domenica 21 luglio 2013

Non premete il piede

Sopra un gracile cristallo, l'inverno guida i loro passi,
il precipizio è sotto il ghiaccio,
questa è la fragile superficie dei nostri piaceri.
Scivolate, mortali, non premete il piede.

Poesia riportata da Leopardi nello Zibaldone

domenica 17 febbraio 2013

Una mia riproduzione dal vivo

Le corna basse sono .... il cappuccio.
Copyright di Isabella
Voto 10

Si impara a fare blog

Grande

martedì 22 gennaio 2013

Lettura

Torno nella sala di lettura, sprofondo nel divano e ancora una volta mi immergo nel mondo delle Mille e una notte. E la realtà che mi circonda, come in una dissolvenza cinematografica, sparisce progressivamente. Resto solo, e penetro fra le pagine del libro. Questa è la sensazione che più amo in assoluto.

Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Nella colonia penale

— Kafka, più che dare delle spiegazioni sullo stato in cui ci troviamo a vivere, preferisce spiegare in modo puro e meccanico quella macchina complicata. Cioè... —
Mi fermo ancora un momento per pensare. — Così facendo lui riesce a spiegare chiaramente, meglio di chiunque altro, la condizione in cui tutti ci troviamo. E lo fa senza parlarne direttamente, ma descrivendo nei minimi particolari il funzionamento della macchina.


Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Lottare

Apro le mani e le guardo con attenzione. A che scopo faccio sempre tutti questi sforzi? Perché devo lottare così disperatamente per vivere?
Mah, scuoto la testa e smetto di guardare fuori. Smetto di fantasticare su cosa sarà da qui a cento anni. Cerco di pensare solo al presente. In biblioteca ci sono libri che devo assolutamente leggere, e in palestra ci sono attrezzi con i quali devo esercitarmi. Tanto a che mi serve pensare a cose ancora così di là da venire?


Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Libero .... solo

Sono libero, mi dico. Chiudo gli occhi e per un po’ penso a questa mia nuova libertà. Ma non riesco a capire bene che cosa significhi il fatto che sono libero. Quello che capisco adesso è semplicemente che sono solo. Solo e in un paese che non conosco. Come un esploratore solitario che ha perso bussola e mappa. È questo che significa essere liberi? Non lo so, e allora rinuncio a pensarci.

Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Lampioni

Ogni tanto mi sveglio e attraverso le tendine da poco prezzo guardo il paesaggio dell’autostrada di notte. Le gocce di pioggia colpiscono con violenza, rumorosamente, i finestrini, e stingono la luce dei lampioni che costeggiano la strada. I lampioni si susseguono a intervalli regolari, all’infinito, come se dovessero misurare l’intera superficie della terra. Ogni nuova luce che appare, dopo un istante è già vecchia, e indietreggia svanendo alle nostre spalle.

Kafka sulla spiaggia Haruki Murakami

Fiume ingrossato

Ma quando cerchi silenzio, ecco la voce incessante di una profezia, una voce che a volte preme quella specie di interruttore segreto nascosto da qualche parte nella tua mente.
Il tuo cuore assomiglia a un grande fiume ingrossato da lunghe piogge. Tutti i segnali stradali sono stati sommersi dalla corrente e trascinati in qualche luogo oscuro. Mentre la pioggia continua a cadere violenta sul fiume. Ogni volta che vedi ai notiziari immagini di inondazioni come questa, pensi: Ecco, dentro di me è esattamente così.


Kafka sulla spiaggia Haruki Murakami

Confusione

È capitato a volte che il muro altissimo che avevo costruito intorno a me sia andato in frantumi. Non di frequente, ma è accaduto. Senza che me ne accorgessi, il muro si è dissolto e io mi sono ritrovato nudo di fronte al mondo. In quei momenti ero assalito da una grande confusione. Una confusione terribile. E in mezzo a quella confusione, c’era la profezia. La profezia era sempre lì, torbida come acqua stagnante.
La profezia è sempre lì, torbida come acqua che ristagna nel buio.
Di solito si nasconde in qualche luogo sconosciuto. Ma arriva un momento in cui cresce silenziosamente e trabocca, invadendo con il suo freddo ogni tua cellula, e in questa crudele inondazione annaspi e affoghi. Ti attacchi al portello per la ventilazione che è vicino al soffitto, e cerchi disperatamente l’aria fresca di fuori. Ma l’aria che puoi aspirare da lì si consuma in fretta e la gola comincia a bruciare. Elementi normalmente in contrasto come acqua e sete, freddo e febbre, uniscono le loro forze per attaccarti.


Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Conoscenze e tecniche

Le conoscenze e le tecniche che vengono insegnate nelle lezioni della scuola media, difficilmente potranno esserti utili nella vita reale: su questo non c’è dubbio. Gli insegnanti sono quasi tutti degli incapaci. Lo so bene. Però, ascolta, tu stai per scappare di casa. E può darsi che non avrai mai più occasione di frequentare una scuola, perciò ti conviene assorbire fino in fondo tutte le nozioni che ti vengono impartite in classe, che ti piacciano o meno. Devi diventare una carta assorbente. In seguito, farai sempre in tempo a decidere cosa mantenere e cosa buttare.

Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Biblioteca

Naturalmente nella mia classe non piaccio a nessuno. Ho costruito intorno a me un muro altissimo, che non permetto a nessuno di valicare, e io stesso sto bene attento a non uscirne mai. È escluso che un individuo così possa piacere a qualcuno. Gli altri mi tengono a distanza, e diffidano di me. Forse mi considerano sgradevole, e a volte persino mi temono. Ma io sono grato del fatto che mi lascino in pace. Ho una montagna di cose da fare, e devo farle da solo. Quando ho dei momenti liberi, vado alla biblioteca della scuola e leggo avidamente.

Kafka sulla spiaggia - Haruki Murakami

Tempesta di sabbia

Qualche volta il destino assomiglia a una tempesta di sabbia che muta incessantemente la direzione del percorso. Per evitarlo cambi l’andatura. E il vento cambia andatura, per seguirti meglio. Tu allora cambi di nuovo, e subito di nuovo il vento cambia per adattarsi al tuo passo. Questo si ripete infinite volte, come una danza sinistra col dio della morte prima dell’alba. Perché quel vento non è qualcosa che è arrivato da lontano, indipendente da te.

E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia. È una tempesta metafisica e simbolica. Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi. Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo. Sangue caldo e rosso. Che ti macchierà le mani. È il tuo sangue, e anche il sangue di altri.
Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c’è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato. Sì, questo è il significato di quella tempesta di sabbia.


Kafka sulla spiaggia / Haruki Murakami

Questa è la vita


Venivano da te, tale e quale agli immigrati nostri che vengono da noi. Ma che non lo sanno pure loro che nove volte su dieci gli si ribalta il barcone e muoiono affogati? Lei sta bene a dirgli: «Guarda che nove volte su dieci muori». Quello ti risponde: «Lo so, ma dieci su dieci muoio se resto a casa mia». Questa è la vita, ognuno s’arrampica sugli specchi per cercare di tirare avanti e di migliorare. S’arrampica sugli altri, su chi si deve arrampicare se no? Gli africani guardano alla fame che hanno e debbono venire per forza qua da noi, dove vuole se no che vadano? E noi per non farci invadere gli dobbiamo affondare le carrette. Cosa vuole che facciamo? Per la fame loro, rinunciamo al benessere nostro? Ma non saremo mica scemi. Ognuno guarda al suo interesse, non è colpa di nessuno.
 
 Canale Mussolini / Antonio Pennacchi

Asciutto


Zio Temistocle, vede, era solo un ragazzo. Alto, robusto pure lui, moro moro come la madre, non biondo come il padre. La fronte altissima, spaziosa, e gli occhi grandi, neri. Era un tipo tranquillo, riservato, non era uomo di grandi chiacchiere, stava a sentire; non aveva bisogno di dire la sua e quando proprio la doveva dire, la diceva con poche parole, preciso, asciutto, ma senza mai un ripensamento. A chi non lo conosceva bene poteva sembrare scontroso, ma non era così, era riservato e basta, non aveva niente da dimostrare, non è che andasse in cerca di far vedere chissà cosa, lui lo sapeva quanto valeva e gli bastava di saperlo lui. 
 
Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Li perdiamo per sempre


Del resto il fascio non è che sembrasse avere preso piede. Lì per lì sì – in giro per Milano – con tutti i signori e i bottegai che dicevano: «Ah, finalmente c’è questo fascio che mette un po’ di ordine, non se ne può più dell’anarchia dei rossi; sempre scioperi, sempre confusione». Però anche a Roma e a Cisterna s’era venuto a sapere subito del fallimento del 16 di novembre 1919, quando il fascio s’era presentato alle elezioni a Milano, e s’era presentato solo a Milano per fare proprio bella figura. Tutti avevano insistito, anche il Rossoni: «Ma perché solo a Milano? Presentiamoci dappertutto».

Ma il Mussolini no: «Dalle altre parti non siamo forti, non siamo neanche conosciuti e se prendiamo pochi voti, poi la gente dice e che è, il partito dei pensionati? e quando mi ci mischio? E così li perdiamo per sempre. È meglio che ci presentiamo qui a Milano e basta che seìmo forti e fémo un bòn risultà, una sporta di deputati e dalle altre parti, dove ancora non ci conoscono, la gente dopo dice pure lì: Guarda questi, ma alora i xè forti; nantra volta i voto anca mì».


Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Maladéti soldà


E la colpa era dei soldati. Soldati che naturalmente erano incazzati da matti pure loro, perché erano stati fino a ieri sui campi di battaglia a giocarsi la pelle e a vedere i meglio amici morire, pensando solo: «Va be’, ma poi quando è finita ci ricompenseranno». Infatti in tutti quegli anni la gente dentro le trincee – in mezzo ai morti e le membra dei feriti – non ce l’hai tenuta solo con le chiacchiere sui sacri destini della patria. A un certo punto – per tenerli ancora lì, col fucile in mano – a tutti questi poveracci avevi promesso che finita la guerra e battuto il nemico, gli davi le terre: «La terra ai contadini». È solo per questo che sono rimasti lì a morire per te. Per la promessa. E invece una volta finita non solo non gli hai dato la terra – «Ma quando mai te l’ho promessa?» – ma gli hai detto pure che era colpa loro: «Maladéti soldà».

Canale Mussolini - Antonio Pennacchi

Fiume


non è che finita la guerra noi siamo stati tanto contenti. Tutti subito a strillare: «La vittoria tradita!» perché ci hanno dato solo Trento, Trieste e l’Istria. Chissà che ci aspettavamo. Tanto che poi D’Annunzio è partito da solo – o meglio, coi suoi legionari – per andarsi a prendere Fiume contro il trattato di pace. Il suo ideologo a Fiume fu proprio l’Alceste De Ambris, che fece la Carta del Carnaro, i consigli di fabbrica, i soviet, i comitati di gestione e il corporativismo. Fiume sembrava quasi la Russia leninista e quella roba lì – il corporativismo eccetera – passò tutta intera poi nel fascismo. Anzi, per il fascismo Fiume fu una specie di prova generale, anche se poi lui invece – l’Alceste De Ambris che era stato il padre spirituale di tutti loro, dal Rossoni al Mussolini – quando si fu alle strette se ne andò dall’altra parte e nel 1927 si mise a capo della Concentrazione antifascista. «Chissà come è andata davvero quella volta» diceva mio nonno: «Quelli magari non si sono messi d’accordo solo su chi doveva comandare».
 
Canale Mussolini - Antonio Pennacchi