lunedì 31 dicembre 2018

Respirare la lettura

In generale penso che la ragione per cui vai avanti a leggere, nei libri, non dovrebbe essere che vuoi arrivare in qualche posto, ma che vuoi rimanere in quel posto li. Non ho letto Il Giovane Holden o Cent'anni di solitudine per sapere come andavano a finire: mi andava di stare in quella luce, o leggerezza, o precisione, o follia, più tempo possibile. È un paesaggio, la scrittura, non va a finire da nessuna parte, è li e basta. Respirarlo è quello che si può fare. E la trama?, dice. La trama non conta niente? Certo che conta, per carità, dei libri che non raccontavano niente ci siamo liberati anni fa, per favore non torniamo indietro.
Però immaginate di stare seduti su una sedia a dondolo a godervi un paesaggio, nell'aria pulita del mattino. Ora provate per un attimo a smettere di dondolarvi. Non è la stessa cosa vero? La trama, in un bel libro, è il dondolio della sedia. E il vento che ridisegna l'erba di quel campo, il passare delle nuvole che saltuariamente cala ombre passeggere sui colori. Forse quel volo d'uccello, e in alcuni casi il rumore di un treno che passa lontano. La trama è quel che si muove nel paesaggio della scrittura, rendendola vivente. E l'increspatura sul pelo dell'acqua: è cosi importante che, in modo impreciso, la chiamiamo mare.

Alessandro Baricco, Una certa idea di mondo 

Destino

Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà d'un solo momento: quello in cui l'uomo sa per sempre chi è. 

Jorge Luis Borges

domenica 30 dicembre 2018

Leggere

C'è poi, nello scrivere, di tanto in tanto, una certa forma di eleganza pura, priva di genio ma ricca di maestria, che chiama il lettore a un diletto tutto particolare, perfino vuoto, affine al passare le dita su una superficie liscia, o al guardare, da sdraiati, un fiume che scorre. Non importa neppure più tanto cosa si sta leggendo, è un piacere sottilmente fisico generato dal puro disporsi della scrittura nello spazio, dalla leggerezza delle sue movenze, dal suono cristallino che fa rimbalzando sul tavolo di marmo della nostra attenzione. Si legge nons tanto per imparare, allora, né in fondo per essere intrattenuti in modo intelligente: lo si fa per lasciare che quella prosa scorra su certe personali stanchezze, o sconfitte, o disfatte, e ne lenisca il bruciore, sciacquando via lo sporco dalla ferita. Cosi si legge per il puro piacere della lettura - e per salvarsi.

Alessandro Baricco, Una certa idea di mondo 

venerdì 28 dicembre 2018

Adulare

Ho commesso un errore" pensò Robert Jordan. "Ho detto agli spagnuoli che noi
sappiamo fare qualche cosa meglio di loro, mentre la regola è di non parlare mai delle proprie imprese e della propria abilità. Invece di adularli, ho detto loro quello che secondo me dovrebbero fare, ed ora sono furibondi.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Pericolo

Non pensano al pericolo disse El Sordo, perché per tanto tempo qui non è successo niente.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

domenica 23 dicembre 2018

Se l'uomo fosse

Se l'uomo fosse animale o angelo non potrebbe provare angoscia. 

Soren Kierkegaard 

Angoscia di Kierkegaard

Diversamente dalla paura che, essendo riferita a una particolare realtà esterna, viene allontanata quando  ne siano rimosse le cause, l'angoscia (che per Kierkegaard è strettamente collegata col senso del peccato) non ha un oggetto preciso o, se si vuole, il suo oggetto è il nulla. Nel Concetto dell'angoscia (1844) Kierkegaard afferma che essa ha origine nel momento in cui, messo dinanzi a
una serie indefinita di possibilità future, l'uomo si rende conto di avere la facoltà di scegliere liberamente che cosa fare della propria esistenza. La scoperta di questa libertà è resa sconvolgente dall'indeterminatezza delle vie che gli si offrono, in totale assenza di direttrici circa le scelte da compiere: per ogni possibilità favorevole all'individuo, infatti, infinite sono quelle a lui sfavorevoli.

Eco, Fedrigo, Storia della filosofia

Crutica dell'idealismo

La formazione che Kierkegaard riceve dall'istruzione universitaria è di stampo nettamente hegeliano, ma, pur riconoscendo la grandezza di Hegel, egli dedica la propria opera a smantellare l'edificio speculativo dell'idealismo. Secondo Kierkegaard, Hegel, e l'idealismo in genere, pretendono di ridurre l'uomo a un genere animale, per poi andare alla ricerca delle leggi universali che ne regolino il pensiero e la condotta. Rifiutando la riflessione "oggettiva" rivendicata dalla filosofia hegeliana, Kierkegaard propone una riflessione "soggettiva" che riconosca la centralità del singolo, dell'individuo concretamente esistente. Siccome ogni pensiero non può che essere prodotto da un uomo particolare, l'esistenza concreta occupa un dominio che non si può ridurre a quello della logica, che è invece astratta. In altre parole, "la verità è una verità solo quando è una verità per me" (Diario), e dunque non è possibile raggiungere una conoscenza oggettiva e assoluta della realtà.

Eco, Fedriga, Storia della filosofia 

venerdì 21 dicembre 2018

Paura di morire

Ho paura di morire, Pilar - mi ha detto - 'Tengo miedo de morir' Capisci? 
- Allora, fuori dal letto! - gli ho detto. - In un letto non c'è posto per te e per me e per la tua paura. - Si è vergognato, allora, e non ha più detto niente, e io mi sono addormentata.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Poter parlare

Ma non mi piace che tu parli così.
Ognuno deve poter parlare con qualcuno disse la donna. Prima  avevamo la religione e altre sciocchezze: ora ognuno deve aver qualcuno con cui poter parlare apertamente, perché se anche ha coraggio da vendere, uno dopo un po' si sente molto solo.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

giovedì 20 dicembre 2018

Sicilia triste

Anche oggi, malgrado la bel lezza del paesaggio, la fertilità dei campi, la perenne benedizione del clima, permane una sorta di cupezza, una minaccia, come un dolore di fondo di cui la povertà, la chiesa, la mafia e gli altri capri espiatori moderni sono le manifestazioni, ma certo non le
cause. E il dolore della lunga abitudine all'infelicità, delle occasioni perdute e delle promesse infrante, il dolore, forse, di una bella donna che è stata tradita troppe volte e ora non è più adatta all'amore o al matrimonio. Fenici e greci, cartaginesi e romani, goti e bizantini, arabi e normanni, tedeschi, spagnoli
francesi hanno tutti lasciato il proprio segno sull'isola. Oggi, un secolo e mezzo dopo essere entrata a far parte dell'Italia, probabilmente la Sicilia è una terra meno infelice di quanto lo sia stata per molti secoli. Ma, sebbene non più sperduta, continua a sembrare triste, sempre in cerca di un'identità che non riesce mai a trovare del tutto.

John Julius Norwich, Breve storia della Sicilia 

Sicurezza

Io sono per il bene e per la sicurezza di tutti.

Sicurezza? Disse la moglie di Pablo? La sicurezza non esiste. Ce n'è tanti qui, ora, che cercano la sicurezza e sono un gran pericolo. Chi cerca la sicurezza in un momento come questo, perde tutto.
La donna era piantata davanti al tavolo con un gran mestolo in mano.
La sicurezza esiste disse Pablo. Anche nel pericolo c'è la sicurezza che viene dal conoscere quali sono i rischi da correre. Un torero sa quello che fa, non affronta rischi ed è sicuro.

Finché non viene infilato, disse amaramente la donna. 

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Vigliacco

E non provare a spaventarmi, vigliacco!
Vigliacco, ripeté  amaramente Pablo. Un uomo viene chiamato vigliacco perché ha senso tattico. Perché è capace di prevedere dove porta una stupidaggine. Non si è vigliacchi perché si capisce quel che è stupido. 

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Quello che succederà

Il sono per la Repubblica, disse felice la fonda di Pablo. E la Repubblica è il ponte. Poi avremo tempo di fare altri piani
Tu! disse Pablo. Tu con la testa di toro e il tuo cuore di puttana. Credi che ci sarà un poi, dopo la storia del ponte? Hai idea almeno di quello che succederà? 
Quello che deve succedere, succede, disse la donna di Pablo.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

mercoledì 19 dicembre 2018

Ordini scomodi

Quegli ordini lo irritavano per quello che rappresentavano per lui stesso, e per ciò che rappresentavano per il vecchio. Ordini maledettamente scomodi per quelli che dovevano eseguirli.
"Non è questo il modo di pensare", disse a se stesso; "tu come gli altri, e non esistono persone alle quali queste cose non debbano capitare. Tu e questo vecchio non contate niente: siete solo strumenti per fare il vostro dovere. Ci sono degli ordini necessari, di cui non avete colpa, e li c'è un ponte, e quel ponte può diventar una svolta definitiva per il futuro di tutta una razza umana.
Come ogni cosa che accade in questa guerra.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Uccidere

Se ci fosse un Dio, non avrebbe permesso mai quello che ho visto coi miei occhi.
Lasciamolo a quegli altri, Dio.
Quelli sostengono di averne il monopolio.
Evidentemente sento la mancanza di Dio perché sono stato educato religiosamente. Ma oggi un uomo deve rispondere di fronte a se stesso.
Allora ti perdonerai da te stesso di aver ucciso?
Credo di sì disse Anselmo.
Visto che metti la cosa in tal modo, cosi
nettamente, credo proprio che sia cosi.
Ma con o senza Dio, sono convinto che è proprio peccato uccidere.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

martedì 18 dicembre 2018

Cose di questo mondo

A volte vendevamo in fretta e a qualunque prezzo, e altre volte davamo via le nostre teiere cercando di non prendercela, perché le nostre madri ci avevano sempre detto: 'Non bisogna attaccarsi troppo alle cose di questo mondo'.

Otsuka Julie, Venivamo tutte per mare 

lunedì 17 dicembre 2018

Irrimediabile solitudine

Dostoevskij tornò da un viaggio a Londra profondamente turbato: invece di cogliervi il brivido luminoso del progresso - erano i giorni della prima Esposizione universale - aveva scoperto che in quella città regnava l'irrimediabile solitudine e la rassegnata disperazione di una umanità sottomessa.

Gustavo Zagrebelsky, Liberi Servi. Il grande inquisitore e l'enigma del potere

Mondo invisibile

Stai lontana da loro, ci avvisavano. Avicinati con cautela, se proprio devi. Non credere a tutto quello che ti dicono, ma impara a osservarli attentamente: le mani, gli occhi, gli angoli della bocca, le alterazioni improvvise del colore della pelle. Presto sarai in grado di decifrarli. Però stai attenta a non fissarli. Col tempo ti abituerai alla loro mole. Aspettati il peggio, ma non stupirti dei loro momenti di gentilezza. La bontà esiste dappertutto. Ricordati di metterli a loro agio. Sii umile. Sii gentile. Mostrati desiderosa di accontentarli. Di' solo Sissignore», o «Nossignore», e fai quello che ti ordinano. Meglio ancora, non dire niente del tutto. Adesso appartieni al mondo invisibile.

Otsuka Julie, Venivamo tutte per mare 

Madri forti

Le parole di nostra madre ci risuonavano ancora nelle orecchie. 'Vedrai: le donne sono deboli, ma le madri sono forti'.

Otsuka Julie, Venivamo tutte dal mare 

Smettemmo di sognare

Ci buttammo nel lavoro e diventammo ossessionate dal pensiero di strappare ancora un'erbaccia. Metemmo via gli specchi. Smettemmo di pettinarci. Ci dimenticammo del trucco. 'Quando mi inciprio il naso mi sembra di vedere una montagna coperta di brina'. Ci dimenticammo di Budda. Ci dimenticammo di Dio. Sviluppammo un gelo interiore che a tutt'oggi non si è ancora sciolto. 'Ho paura che la mia anima sia morta'. Smettemmo di scrivere a nostra madre. Perdemmo peso e dimagrimmo. Smettemmo di avere il ciclo. Smettemmo di sognare. Smettemmo di desiderare. Lavoravamo e basta.

Otsuka Julie, Venivamo tutte per mare

sabato 15 dicembre 2018

Massificazione

La democrazia è basata sull'uguaglianza; è insidiata mortalmente dal privilegio. L'uguaglianza non è l'omologazione, la massificazione di cui si è or ora parlato. Questa uguaglianza come omologazione è una condizione sociale e culturale, che deve essere combattuta dai singoli, affermando il proprio diritto all'originalità rispetto alla massa. 

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

Quando il tetto brucia

Il tetto si è bruciato
ora
posso vedere la luna

Mizuta Masahide

venerdì 14 dicembre 2018

Tipi allegri

A rifletterci bene, i migliori sono sempre allegri. E' molto meglio essere allegri, ed è anche il segno di qualche cosa: è come avere l'immortalità mentre si è ancora vivi. Una cosa complicata. Ma non ne sono rimasti molti, no, di tipi allegri; non ne sono rimasti molti. Ce n'è rimasti maledettamente pochi. E se tu, ragazzo, continui a pensarla cosi, non rimani nemmeno tu.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Effetto della ricchezza

Il vecchio aveva ragione: i cavalli lo hanno arricchito e, appena si è visto ricco, Pablo ha voluto godersi la vita.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

La causa e il capitalismo

Io sono venuto qui solo perché mi ci hanno mandato gli disse Robert Jordan.
Ho ricevuto i miei ordini da quelli che dirigono la guerra. Se ti chiedo di aiutarmi, tu puoi rifiutarti, e io troverò altri che mi aiutano. Non ti ho ancora nemmeno chiesto il tuo aiuto. Io debbo fare quello che mi è stato ordinato e posso assicurarti che si tratta di una cosa molto importante.  Non è colpa mia se sono uno straniero; preferirei esser nato qui. 
La cosa più importante per me, ora disse Pablo, è che qui non ci si disturbi. Questo è il mio dovere verso quelli che sono con me e verso me stesso.
Verso te stesso, già disse Anselmo.
E' un pezzo che si parla di te! Di te e dei tuoi cavalli! Finché non avevi cavalli, eri con noi. Ora sei anche tu un capitalista.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Qualcuno con cui parlare

Si accorse di com'era piacevole avere qualcuno con cui parlare invece di parlare soltanto a se stesso e al mare.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

La forma della fortuna

Bisogna che non pensi sciocchezze, pensò. La fortuna è una cosa che viene in molte forme e chi sa riconoscerla?

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

giovedì 13 dicembre 2018

Tieni la testa lucida

Mi stai uccidendo, pesce, pensò il vecchio. Ma hai diritto di farlo. Non ho mai visto nulla di grande e bello e calmo e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m'importa, chi sarà a
uccidere l'altro. 
Ora stai perdendo la testa, pensò. Devi tenere la testa Iucida. Tieni la testa lucida e fa vedere come sa soffrire un uomo. O un pesce, pensò.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Tristezza

"Questa tristezza non mi piace" pensò  Jordan. "Questa tristezza è cattiva: ci cascano di solito prima di disertare o di tradire E' quella speciale tristezza che li prende quando ti piantano o prima che tradiscano. E' la tristezza che viene quando stanno per venderti." 

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Preoccuparsi

Preoccuparsi è pericoloso come aver paura. Serve solo a rendere le cose più difficili.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana 

Fidarsi

Ciò che rende difficili le cose è dare importanza a quello che può accadere se si è catturati; e il dover decidere di chi conviene fidarsi. Delle persone con cui si lavora bisogna fidarsi completamente o non fidarsi affatto; e bisogna decidere se disfarsene o no.

Ernest Hemingway, Per chi suona la campana

mercoledì 12 dicembre 2018

Non va così male

"Non va così male' disse. "E il dolore non deve avere importanza per l'uomo".

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

martedì 11 dicembre 2018

Solo in mare

Guardò il mare e capi fino a che punto era solo, adesso. Ma vedeva i prismi nell'acqua scura profonda, e la lenza tesa in avanti e la strana ondulazione della bonaccia. Le nuvole ora si stavano formando sotto l'aliseo e guardando davanti a sé vide un branco di anatre selvatiche stagliarsi nel cielo sull'acqua, poi appannarsi, poi stagliarsi di nuovo; e capì che nessuno era mai solo sul mare.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Solo, da vecchio

Poi disse ad alta voce: "Come vorrei che ci fosse il ragazzo. Per potermi aiutare e poter vedere questa cosa".
Nessuno dovrebbe mai restar solo, da vecchio, pensò.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

lunedì 10 dicembre 2018

Interpretazione

Noi sappiano che sullo svolgimento di una battaglia è più attendibile l'interpretazione dello storico della testimonianza dei generali che l'hanno diretta e dei soldati che l'hanno combattuta.

Vasco Pratolini, Cronache di poveri amanti 

venerdì 7 dicembre 2018

Massa informe e umori istintivi

Bastano i nomi di Vilfredo Pareto, Gaetano Mosca" o José Ortega y Gasset. Costoro ritenevano che proprio la democrazia, proclamando un'uguaglianza media e volgare in cui i valori personali sarebbero scomparsi, avrebbe rapidamente annullato gli individui e la loro libertà nella massa informe. E la massa informe, dove tutti sono uguali, non ha bisogno di democrazia ma si può accontentare di identificarsi in un qualche demagogo che ne interpreta direttamente gli umori istintivi, senza bisogno di procedure democratiche di partecipazione politica.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

Dispotismo nella democrazia

«Credo sia piú facile stabilire un governo assoluto e dispotico in un popolo dove le condizioni sono eguali che in un altro, e penso che se un governo del genere fosse stabilito in un simile popolo, non solo vi opprimerebbe gli uomini, ma alla lunga sottrarebbe a ciascuno di loro parecchi dei principali attributi dell'umanità. Il dispotismo mi sembra, dunque, particolarmente da temere nelle età democratiche»

Tocqueville, La democrazia in America 

Uguaglianza e spersonalizzazione

La democrazia è fondata sugli individui, non sulla massa. Come Tocqueville aveva antiveduto studiando la società americana del primo Ottocento, la massificazione della società tramite l'uguaglianza e la spersonalizzazione dei suoi membri è un pericolo mortale per la democrazia, aprendo la strada alla tirannide.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

giovedì 6 dicembre 2018

Ethos democratico

Ho parlato di opinione pubblica consapevole, perché la sua funzione è essenziale. A differenza di tutte le altre forme di governo, le quali non solo possono ma devono farne a meno, in democrazia, essa è una conditio sine qua non. Avendo la mente rivolta a una pedagogia democratica, è ovvio il riferimento al grande mondo della scuola e alla sua responsabilità civile e culturale. Ogni società ha un modo di governarsi cui corrisponde un suo ethos particolare che deve informare lo spirito degli individui che governano e che sono governati. Il problema dell'insegnamento della democrazia è qui, nell'identificazione e nella specificazione dell'ethos che le corrisponde. Esso deve essere diffuso a tutti, conformemente all'ideale democratico di una comunità di individui politicamente attivi.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia

Spirito democratico?

In generale, nella migliore delle ipotesi, è prevalso un luogo comune dell'ideologia democratica: che sia necessario e sufficiente diffondere i diritti di partecípazione - i diritti politici e, innanzitutto, il diritto di voto - affinché lo spirito democratico si radichi, alimenti e diffonda da sé. In altre parole, si tratta dell'idea che la virtú democratica, che nella sua essenza consiste in dedizione alla cosa pubblica e disponibilità a destinarvi le proprie energie e a mettere in comune una parte delle proprie risorse, si sviluppi da sola, causa ed effetto della democrazia stessa: tanto piú la democrazia cresce - questa è la credenza tanto piú lo spirito democratico si sviluppa e questo sviluppo fa ulteriormente crescere la democrazia. 

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia 

Spirito delle regole

Sono dilagati invece politologi e costituzionalisti ma non bastano. Il loro compito è studiare, comprendere e spiegare regole fredde mentre ciò che qui importa e manca è il fattore spirituale che loro normalmente sfugge. Nel momento della massima diffusione della democrazia - si potrebbe dire nel momento della sua vittoria su ogni altro tipo di sistema di governo -, sembra dunque essere venuta meno l'esigenza di insegnarne lo spirito.

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia

Democrazia

La novità, oltre che nella diffusione, stava nella connotazione positiva che la democrazia stava assumendo in moto incontestato. Fin dall'antichità, essa era stata associata all'idea del governo della massa che ignora i suoi limiti, senza valore, egoista, estremista, incontenibile, arrogante, faziosa e instabile, perciò preda dei demagoghi, Era sì un modello, ma prevalentemente un modello negativo, una disgrazia da scongiurare. .... La democrazia è il regime in cui il popolo ama essere adulato, piuttosto che educato: "un tal governo - scrive Platone - non si dà alcun pensiero di quegli studi a cui bisogna attendere per prepararsi alla vita politica, ma onora chiunque, per poco che si professi amico del popolo".

Gustavo Zagrebelsky, Imparare democrazia

Vent'anni

Era sorridente, allegro, il solo ad esserlo fra tanti visi scontenti e decisi: si continuasse lo sciopero o si riattadcasse a lavorare, la sua amica bambinaja l'aspettava da mezzogiorno all'una sotto la Torre della Zecca, e lui non sarebbe mancato.
Friani gli disse: «Tienine di conto, vent'anni si hanno una volta sola».

Vasco Pratolini, Metello 

Una mano

È vero che, solo che tu conservi un minimo di volontà, trovi sempre una mano che ti tira su se sei abbattuto.

Vasco Pratolini, Metello 

mercoledì 5 dicembre 2018

Tutta teoria

Egli scosse la testa, sorrideva. "La verità" disse "è che certe cose, quando le trovi scritte e dimostrate, anche se le conosci per esperienza, assumono un altro aspetto. Le parole stampate non sono mai come i discorsi che facciamo noi, chi le scrive ci mette sempre un po' di magia. T'insegnano a ragionate su un argomento, e quello che magari pensavi digià, ti sembra anche più vero".
"Ma è sempre tutta teoria".

Vasco Pratolini, Metello 

martedì 4 dicembre 2018

Mille miglia

"The journey of a thousand miles begins with one step."

Lao Tzu "Laozi"

Ha aperto gli occhi

«Sei una canaglia, Salani» esclamò «Proprio perché sei un uomo onesto, sei una canaglia. Come tuo suocero. Ma almeno, lui pensava per sé. Tu aizzi gli altri, invece, e non ti accorgi del male che fai a tutti».
«Lei mi dà troppa importanza, io valgo per uno, conto per me solo. La verità è che questa gente ha aperto gli occhi. 
«Lo so» disse Badolati, e sembrò sospirare. «Ma bisogna che li
richiuda, e presto».

Vasco Pratolini, Metello 

lunedì 3 dicembre 2018

Sfruttati a questo modo

Fu come se ciascuno sentisse il bisogno di ripetersi le proprie ragioni, per dimostrare a se stesso di essere nel giusto, e come per darsi coraggio, una volta impegnatosi, di correre l'avventura. Era, per tutti, una avventura. Ma anche se non li avesse animati un sentimento di dignità, di ribellione, c'era la propria privata situazione a deciderli. La precarietà delle loro condizioni, in certi casi la fame, li spingeva.
«Pongo il mio caso» uno disse. Era un uomo ancora giovane, bruno, dallo sguardo mite e deciso, il volto magro, i baffi corti, la mosca sotto il labbro; era in corpetto e maniche di camicia, questa senza solino, fermata al collo da un gemello. 
«Come sa chi mi conosce, ho ventott'anni e sono mezzomuratore. Mi chiamo Donnini Aminta, vengo dal Ponte a Ema. Lavoro nel Cantiere Badolati di via Venti Settembre e prima, da manovale, stavo sotto il Tajuti. Cipressino mi conosce Metello assenti e Del Buono disse: «Anch'io ti conosco. Bravo, parla».
«Pongo il mio caso. Ero bracciante, prima di far questo mestiere, più di dieci anni fa. E nelle campagne c'era anche allora sempre meno lavoro per chi ha bisogno d'andare a giornata. Eppoi, fare il bracciante è un mestiere? Sei lo schiavo del fattore e del contadino. Il padrone non ti conosce nemmeno, mai. Sei lo schiavo dello schiavo dello schiavo. E fatichi e guadagni di conseguenza. Meno di uno dei nostri manovali.
("Purtroppo" borbotto il ragazzo Renzoni. «Se no, chi si sarebbe mosso dall'lmpruneta?»).
«Ora statemi a sentire. Avanti d'andar soldato, mi ero impegnato con una brava ragazza. Mi ero preso anche l'acconto. Ora è la mia donna e non c'è nulla di vergognoso a farlo sapere. Al Ponte a Ema l'hanno sempre saputo. Lei l'ebbe a dire in confessione e il pievano la tolse dalle Figlie di Maria. Così la voce fece il giro del paese. Lo ero di già militare. E appena congedato, non me la dovevo sposare? L'ho sposata anche perché ci si voleva bene. Ma in Municipio l'ho sposata, non in Chiesa. E non perché io sia ateo dichiarato, ma perché al pievano, appena tornato da fare il militare, la prima cosa che feci, gli feci uscire il sangue dal naso. Sono stato per questo sette mesi alle Murate». «Peccato quelle che ti andarono di fuori, Aminta» gli gridarono. «Poche andarono di fuori, ve l'assicuro. Era ancora in età di poterle sopportare. Lo bacchiai seguendo un ragionamento. Poi, feci conto che la ferma, invece di tre anni, fosse durata tre e mezzo. Questo succedeva due anni fa. Quando uscii dalle Murate, mia moglie aveva appena partorito».
«Ti eri preso un acconto più grosso, a quanto pare» disse Lippi, il decano, e giù per il pendio, sotto il sole, scrosciò una gagliarda risata.
Rise Aminta con gli altri, e disse: «Dopo tre anni di ferma, capirai!». Tuttavia, l'interruzione di Lippi e la ilarità ch'essa aveva suscitato, sembrarono spengere la foga del giovane muratore, che un attimo indeciso, dopo essersi guardato attorno, anche se adesso nessuno più rideva, rapidamente concluse: «Questo per dire che oggi i figlioli sono due, il secondo ha otto mesi, e non abbiamo ancora potuto metter su casa. Mia moglie sta ancora coi suoi, al Ponte a Ema, e io dormo nella baracca in cantiere, sei giorni la settimana. Ci si incontra la domenica come dei fidanzati, a mezza strada, siccome i suoi sondo contadini e la terra dove lavorano è della Chiesa. Il pievano gli ha permesso di tenere lei e le creature, ma li ha minacciati di mandargli la disdetta se viene a sapere che danno ricovero a me, anche per un'ora. Vi par giusta?» chiese, alzando il tono della voce «che dopo aver lavorato tutta una settimana, da due anni senza perdere una giornata, uno come me, non sia in grado di potere affittare quattro mura e riunire la famiglia?» Tacque e prese il fiasco dell'acqua e bevve a garganella.
«Sicché» gli domandò Del Buono «per te lo sciopero va bene?»
«E allora?» disse Aminta, si asciugò la bocca sull'avambraccio «perché avrei parlato?». E subito aggiunse: «Mi appello a quelli che vengono a lavorare dalla campagna, che come me tornano a casa una volta la settimana, anche se non si trovano nella mia combinazione particolare. E' vita dormire sei giorni la settimana in cantiere, mangiare asciutto il più spesso anche la sera, e poi fare quindici o venti chilometri, a piedi, il sabato col bujo e il lunedì mattina, per portare a casa che? Se le nostre donne non facessero bucati o no andassero a opra anche loro, non si crescerebbero i figlioli. Sempre chi una casa ce l'ha, io non ce l'ho» ripeté. «Mi appello a voi che venite di campagna. E' giusta che si sia sfruttati a questo modo?».

Vasco Pratolini, Metello 

Prima dello sciopero

«Ragazzi» disse ancora Del Buono «chi ha un rospo, lo sputi. Perché se a un certo momento, in pieno sciopero, dovesse saltare fuori qualche crumiro, ho l'impressione che questa volta ci sia gente disposta a fargli del male. E questo bisogna non succeda. Non aspettano di meglio, gli Impresari.

Vasco Pratolini, Metello 

Lega sindacale

Fu una giornata memorabile, come la nascita del primo figlio, come la liberazione dal carcere, di più. Fu come tuffarsi in un elemento naturale. Mani che si stringevano e avevano uguale la ruvidezza e l'energia; gli stessi visi bruciati, lo stesso mal d'aria, gli stessi caporali e imprenditori da maledire e da lasciare in giudicato. Se già prima lo sapevano, adesso erano certi di non essere soli. Questo li affratellava più di ogni Mutuo Soccorso, più dello stesso Partito, non c'era paragone.

Vasco Pratolini, Metello

domenica 2 dicembre 2018

Lo sciopero

Non erano più dei Poeti, in definitiva. I Poeti, coloro che ne hanno l'animo comunque sono sempre li pronti a offrire il petto, a versare lacrime,
dispensare amore. Questa era gente che non possedendo nulla, cotesto zero voleva d'ora in avanti saperlo amministrare. La dottrina che dicevano di professare, anche se la più parte di loro continuava a ignorarne la dialettica e l'esatta esposizione, stabiliva un preciso rapporto tra il dare e l'avere, tra sudore che cola e stomaco che langue, tra sfruttati dice vano e sfruttatori. Era gente, magari ancora illetterata, come il "Niccheri" che gli raccontava la storia cantandola in ottave, ma che credeva di aver capito poche cose ma chiare. E ci credeva. Credeva nel suo stomaco e nel suo sudore. Più che l'intelligenza l'illuminava l'istinto; una verità brutale ma
esplicita la confortava con la sua ragione. E più dei suoi Capi, facili a sperdersi o deviare, anche se sempre o quasi pagavano di persona, era la propria forza naturale che guidava cotesta gente, diritta per la sua strada.

Vasco Pratolini, Metello 

venerdì 30 novembre 2018

Legna verde che brucia

Quando ci vogliamo spiegare certe
circostanze, decisive per la nostra
vita, ci si risponde che è destino,
che è successo non sappiamo
come. Simile al bosco, d'estate: c'è
una gran quiete, gli alberi riparano
dal solleone, è un refrigerio, e d'un
tratto il bosco, tanto fresco ed
ombroso, s'accende, e col vento
che si leva, d'albero in albero
diventa una fiamma sola; così, un sentimento è entrato dentro di noi: è legna verde che d'improvviso brucia. 

Vasco Pratolini, Metello 

giovedì 29 novembre 2018

Alba

E c'è un'alba, simile a mille altre che hai visto nel corso della tua vita, con la luce che è grigia e lentamente si schiara, e si colora e dapprima è celeste, non rosa, è
poi rosa, quindi in un baleno, da dietro i poggi, sbuca il sole, e il cielo, investito da tanta luce, sembra scattare più in alto. 

Vasco Pratolini, Metello

Pappatoio

Sii buono, Pallesi. Se non esistesse la gente come me, morireste tutti di fame. Escluso te e qualche altra mosca bianca, il resto cosa siete, cosa sapete fare? Tolti dal vostro lavoro, avete bisogno del poppatojo, non vi sapete togliere un dito dal sedere.

Vasco Pratolini, Metello

La gioia del figlio

«Ma certo che sono contenta» ella l'interruppe. «Sono contenta e sono felice. Non lo vedi com'è bello?» aggiunse, voltando la faccia verso il bambino. «Non lo vedi come cresce bene? E' sano come un agnello. Fa tutto un sonno dalle otto di sera alle otto di mattina».
Sembrò a Metello ch'ella sospirasse, ma di gioja di materna commozione, o forse fu soltanto il gesto ch'ella fece di ergersi sul busto un istante, mentre si toccava i capelli sulla nuca.
«L'ho aspettato tutta la vita, vuoi non sia felice?»

Vasco Pratolini, Metello

Sguardo che cambia

Viola si chiuse la porta alle spalle e gli stese la mano. Lei si era cambiata: era come più bella e nello stesso tempo invecchiata. Metello non avrebbe saputo darsene una spiegazione. Forse per via dei capelli, che non più ondulati dai ferri e col gran rullo sulla fronte, ma tirati sopra le tempie e raccolti in una crocchia, sottolineavano l'ovale scarno del viso, e le pieghe tra le narici e gli angoli della bocca, segnate come rughe. Il vestito chiuso al collo, stretto alla vita, conferiva al suo corpo il risalto di sempre, lo stesso vi premeva il seno. Ma v'era come una pesantezza, una gravità in tutta la sua persona: erano i suoi occhi, ora anche Metello lo capiva, o meglio la loro luce, non più ilare e tentatrice come una volta, ma quieta, assopita. Dové distogliervi il proprio sguardo, e si sentì confuso.

Vasco Pratolini, Metello

Gioventù

L'età che va dagli anni ventuno ai ventiquattro, è decisiva per la vita di un uomo, per un figlio di popolo in specie. Egli si è definitivamente licenziato dall'adolescenza; ha conosciuto l'amore, la fatica, il dolore e tutto sembra averlo irrobustito. Il suo sangue è una rosa che stioppa; la sua ansia di vita morde i giorni come il bambino morde la mela. Egli ha fiducia in se stesso, e negli uomini, anche se crede di diffidarne, come nelle cose che tocca, nei colori che vede. La natura, di cui egli è una forza, coi suoi turbamenti e tentazioni, comunque lo esalta. Ha interessi, affetti, ideali che assorbono interamente i suoi entusiasmi, le sue ritensioni, e la sua fede. Quale che sia. E quali che siano la sua educazione, la sua levatura mentale, le sue risorse morali, siccome il suo corpo è sano e l'assiste, egli ha il mondo nel pugno, l'avvenire davanti a sé, un destino a cui non suppone di potersi sottrarre.

Vasco Pratolini, Metello

mercoledì 28 novembre 2018

Fortuna con le donne

Quella baldanza che o si acquisisce a vent'anni o mai più. La nostra fortuna con le donne è subordinata al nostro successo di esordienti che ci persuade di essere nati, almeno sotto questo punto di vista, fortunati. E di cui le donne subiscono il richiamo: è come ne portassimo addosso diciamo l'odore. Càpita a Don Giovanni, come capita a D'Annunzio, o a un muratore.

Vasco Pratolini, Metello

Cicatrice

Ormai anche per lui non c'era altro da pensare: Betto se l'era preso l'Arno, come suo padre. E un a ferita fa presto a risarcire quando si ha vent'anni e la vita sembra c'insegua, resta la cicatrice, che prima o poi darà le sue trafitture, non ora.

Vasco Pratolini, Metello 

Numero e gregge

"È vero o no" gli dicevano " che più si combatte insieme e più di avvicina il giorno in cui ci sarà un modo senza classi, senza sfruttati e senza più sfruttatori?"
"Poniamo di sì " l'anarchico rispondeva".
"Come poniamo? Il numero fa o non fa la forza?"
"Il numero fa gregge. Collettive sono le pecore che hanno sempre bisogno di tre cose: del pastore, del cane e del bastone. L'individuo è libero e arbitro di tutte le sue azioni".

Vasco Pratolini, Metello

martedì 27 novembre 2018

Ascoltatore passivo

La solitaria e sprovveduta Virginia andava fermandosi a poco a poco l'immagine di un Signore ascoltatore passivo delle nostre confidenze terrene.

Vasco Pratolini, Un eroe del nostro tempo

domenica 25 novembre 2018

Il mare al femminile

Pensava sempre al mare come a 'la mar', come lo chiamano in spagnolo quando lo amano. A volte coloro che l'amano ne parlano male, ma sempre come se parlassero di una donna. Alcuni fra i pescatori più giovani, di quelli che usavano gavitelli come galleggianti per le lenze e avevano le barche a motore, comprate quando il fegato di pescecane rendeva molto, ne parlavano come di el mar al maschile. Ne parlavano come di un rivale o di un luogo o perfino di un nemico. Ma il vecchio lo pensava sempre al femminile e come qualcosa che concedeva o rifiutava grandi favori e se faceva cose strane o malvagie era perché non poteva evitarle. La luna lo fa
reagire come una donna pensò.

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Sveglia

«Allora buona notte. Domattina vengo a svegliarti.»
«Tu sei la mia sveglia disse il ragazzo»
«La mia sveglia è l'età» disse il vecchio. «Perché i vecchi si svegliano cosi presto? Sarà perché la giornata duri più a lungo?»

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare 

Sveglia per il lavoro

La porta della casa dove dormiva il ragazzo non era chiusa a chiave, e il vecchio l'aprì ed entrò in silenzio a piedi scalzi. Il ragazzo dormiva su un lettino nella prima stanza, e il vecchio lo vide distintamente alla luce della luna morente. Gli prese con garbo un piede e lo strinse finché il ragazzo si svegliò e si voltò a guardarlo. Il vecchio gli fece un cenno col capo, e il ragazzo prese i calzoni dalla sedia accanto al letto e li infilò restando seduto sul letto. Il vecchio uscì e il ragazzo gli andò dietro. Aveva sonno, e il vecchio gli cinse le spalle col braccio e disse: «Mi dispiace».
«Qué va» disse il ragazzo. «È quello che deve fare un uomo.»

Ernest Hemingway, Il vecchio e il mare

venerdì 23 novembre 2018

Tentare varie strade

"E poi" disse l'uomo "sulla 6 non passa nessuno. Se vuoi andare a Chicago sarà meglio che attraversi lo Holland Tunnel a New York e prendi per Pittsburgh", e sapevo che aveva ragione. Era il mio sogno che andava a farsi fottere, la stupida idea da pantofolaio che fosse meraviglioso seguire un'unica linea rossa per attraversare l'America, invece di tentare varie strade e percorsi.

Jack Kerouac, Sulla strada

Partire per l'oceano

E così una mattina lasciai il mio grosso manoscritto rimasto a metà sulla scrivania, piegai le comode lenzuola del mio letto per l'ultima volta, presi la borsa di tela nella quale avevo messo poche cose essenziali e partii per l'oceano Pacifico con quei cinquanta dollari in tasca. 

Jack Kerouac, Sulla strada

Eccitato dalla vita

Lui era un ragazzo tremendamente eccitato dalla vita, un imbroglione, certo, ma solo perché aveva quest'ansia di vivere e di mescolarsi a gente che altrimenti non gli avrebbe prestato la minima attenzione.

Jack Kerouac, Sulla strada

Uscito di galera

A quei tempi davvero non sapeva mai di cosa stesse parlando; cioè, era un ragazzo appena uscito di galera, tutto preso dalla meravigliosa possibilità di diventare un vero intellettuale, e gli piaceva usare ma in modo confuso, il tono e le parole dei "veri intellettuali" che aveva sentito parlare, anche se, attenzione, non era poi così ingenuo in tutte le altre cose, e gli ci vollero solo pochi mesi con Carlo Marx per sentirsi completamente dentro i termini e il gergo dell'ambiente.
Jack Kerouac, Sulla Strada

giovedì 22 novembre 2018

Criticare

Quand'ero più giovane e indifeso, mio padre mi ha dato un consiglio che ho fatto mio da allora.
«Tutte le volte che ti viene da criticare qualcuno», mi ha detto, «ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu».

Francis Scott Fitzgerald, Il grande Gatsby

Grande Gatsby e società in dissoluzione

In obbedienza alla tecnica narrativa del suo maestro Henry James, tutto ruota attorno alla figura del personaggio che dà titolo al romanzo: in tal senso il sottile filo autobiografico che sostiene la vicenda fornisce una serie infinita di spunti, poiché la figura del protagonista risulta davvero l'archetipo di una società in lenta, progressiva dissoluzione, in cui alcolismo e vita da play boy si confrontano di continuo fino a provocare modelli di autodistruzione che la crisi economica del tempo - in agguato ma già alle porte durante gli anni Venti - serve soltanto ad accentuare.

Walter Mauro, Premessa a Il Grande Gatsby

Esperienza

Esperienza è il nome che molti danno ai loro errori

Oscar Wilde

mercoledì 21 novembre 2018

Soldato alla frontiera

Ciò che importava per Fitzgerald, in letteratura, era la fatica: il lavoro ben fatto e fatto per amore dell'arte», lo sforzo testardo e prolungato. La sua era «una tremenda lotta, una tremenda lotta nervosa, un tremendo sacrificio». Questo sacrificio aveva bisogno di probità, responsabilità, coscienza, senso del dovere, giudizio, volontà, precisione. Forse, da giovane, era stato una farfalla con le ali coperte di polvere iridescente. Poi diventò un soldato, perché «le condizioni di una vita artisticamente creativa sono così ardue, che ad esse posso paragonare soltanto i dovéri di un soldato in tempo di guerra». Come aveva detto Kierkegaard, un artista è «un soldato alla frontiera», che lotta giorno e notte «non contro i Tartari e gli Sciti, ma contro le orde selvagge di una melanconia essenziale».

Pietro Citati, La morte della farfalla 

Insonnia

"Quelle preziose sette ore notturne di sonno", scrisse nel 1934, "si spezzano bruscamente in due. C'è, se uno è fortunato, il primo dolce sonno della notte, e c'è l'ultimo sono profondo del mattino, ma tra i due appare un sinistro, sempre più esteso intervallo." Era la sua notte oscura."

Pietro Citati, La morte della farfalla

Senza un programma

"Faremo un viaggio coi fiocchi e controfiocchi", continuò Siggy.
"Ci pensavo da un bel pezzo, sai, Graff, e so come fare per non sciuparlo. Senza un programma, Graff. Questa è la prima cosa. Niente itinerari, niente date di arrivo, niente date di scadenza."

John Irving, Libertà per gli orsi

Bere

Ma egli non aveva nulla in comune con Poe, De Quincey o Boudlaire, che cercavano nell'alcol e nella droga una conoscenza soprareale, un misterioso aldilà che l'esistenza quotidiana non offre.
Fitzgerald beveva per vincere il complesso di inferiorità e di insicurezza che lo aveva sempre torturato e che nessun successo o trionfo, neppure il più splendido, avrebbero mai pacato. Beveva per dimenticare la colpa: Adamo aveva peccato anche a suo nome. Beveva per scatenare i propri istinti aggressivi o liberare il desiderio di fuga: essere ovunque, ma non lì. 

Pietro Citati, La morte della farfalla 

martedì 20 novembre 2018

Dopo la partenza

Credo che si misuri il proprio grado di amore per una persona con il silenzio e il vuoto che scendono sulla giornata dopo la partenza. 

Pietro Citati, La morte della farfalla 

Malati di mente

I malati di mente sono sempre semplici ospiti sulla terra: eterni stranieri, che portano con sé decaloghi spezzati che non sanno leggere.

Pietro Citati, La morte della farfalla

Raggio di sole

"Non puoi avere niente, non puoi avere assolutamente niente" diceva Anthony Patch in I belli e dannati. "È come un raggio di sole che guizza qua e là in una stanza. Si ferma e indora qualche oggetto insignificante, e noi poveri idioti cerchiamo di afferrarlo ma quando lo afferriamo, il raggio di sole si sposta sopra qualcos'altro: e tu hai la parte irrilevante, ma il luccichio che te l'ha fatta desiderare, se ne è andato...." Niente è più doloroso di questo raggio che si sposta, e delle ferite che ci procuriamo inseguendolo

Pietro Citati, La morte della farfalla

lunedì 19 novembre 2018

Scultura

Michelangelo si fermò a contemplare il San Marco del Donatello nella sua grande nicchia sulla facciata di Orsanmichele. "La scultura è la più nobile di tutte le arti" esclamò con o passione.

Stone Irving, Il tormento e l'estasi

domenica 18 novembre 2018

Umori e stati d'animo

I buoni romanzi e i film non sono diversi dalle notizie (o da quello che sotto questo nome viene contrabbandato): sono più di semplici «vicende». Essi sono anche indissolubilmente costituiti da tutta la gamma di umori e stati d'animo provati nel corso della lettura o durante la proiezione. «Non è possibile provare per un film o per un libro esattamente lo stesso amore provato per essi da un'altra persona», concluse Patrick tra sé.

John Irving, La quarta mano

sabato 17 novembre 2018

Improvviso buio

Il lume d'una idea comune è alimentato dal sentimento collettivo; se questo sentimento però si scinde, rimane sì in piedi la lanterna del termine astratto, ma la fiamma dell'idea vi crepita dentro e vi guizza e vi singhiozza, come suole avvenire in tutti periodi che son detti di transizione. Non sono poi rare nella storia certe fiere ventate che spengono d'un tratto tutti quei lanternoni. Che piacere! Nell'improvviso bujo, allora è indescrivibile lo scompiglio delle singole lanternine: chi va di qua, chi di là, chi torna indietro, chi si raggira; nessuna più trova la via: si urtano, s'aggregano per un momento in dieci, in venti; ma non possono mettersi d'accordo, e tornano a sparpagliarsi in gran confusione, in furia angosciosa: come le formiche che non trovino più la bocca del formicajo, otturata per ispasso da un bambino crudele. Mi pare, signor Meis, che noi ci troviamo adesso in uno di questi momenti. Gran bujo e gran confusione! Tutti i lanternoni, spenti.

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

Lanternino che portiamo in noi

E questo sentimento della vita per il signor Anselmo era appunto come un lanternino che ciascuno di noi porta in sé acceso; un lanternino che ci fa vedere sperduti su la terra, e ci fa vedere il male e il bene; un lanternino che projetta tutt'intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l'ombra nera, l'ombra paurosa che non esisterebbe, se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi dobbiamo pur troppo creder vera, fintanto ch'esso si mantiene vivo in noi. Spento alla fine a un soffio, ci accoglierà la notte perpetua dopo il giorno fumoso della nostra illusione, o non rimarremo noi piuttosto alla mercé dell'Essere, che avrà soltanto rotto le vane forme della nostra ragione?

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

Sentirsi vivere

E il signor Anselmo, seguitando, mi dimostrava che, per nostra disgrazia, noi non siamo come l'albero che vive e non si sente, a cui la terra, il sole, l'aria, la pioggia, il vento, non sembra che sieno cose ch'esso non sia: cose amiche o nocive. A noi uomini, invece, nascendo, è toccato un tristo privilegio: quello di sentirci vivere, con la bella illusione che ne risulta: di prendere cioè come una realtà fuori di noi questo nostro interno sentimento della vita, mutabile e vario, secondo i tempi, i casi e la fortuna.

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

Quando soffre

Potei sperimentare che l'uomo, quando soffre, si fa una particolare idea del bene e del male, e cioè del bene che gli altri dovrebbero fargli e a cui egli pretende, come se dalle proprie sofferenze gli derivasse un diritto al compenso; e del male che egli può fare a gli altri, come se parimenti dalle proprie sofferenze vi fosse abilitato. E se gli altri non gli fanno il bene quasi per dovere, egli li accusa e di tutto il male ch'egli fa quasi per diritto, facilmente si scusa.

Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal 

venerdì 16 novembre 2018

Chi dirige

- È proprio in peccato, confermò lo sconosciuto facendo brillare l'occhio, e continuò: - Ma ecco il problema che mi preoccupa: se dio non esiste, chu dirige la vita umana e tutto l'ordine della terra?
- È l'uomo che dirige, si affrettò a rispondere irritato a questa domanda

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

Kant e l'esistenza di Dio

-Mi permetta di domandarle,-riprese l'ospite dopo una preoccupata riflessione, -che ne fa delle prove dell'esistenza di dio, le quali, come è noto, sono esattamente cinque?
- Ohime, - rispose Berlioz con commiserazione, - nessuna di queste dimostrazioni vale un soldo, e da tempo l'umanità le ha messe in archivio. Deve convenire che nella sfera della ragione non ci può essere alcuna prova dell'esistenza di dio.
- Bravo! esclamò lo straniero, - bravo! Lei ha ripetuto per intero il pensiero del vecchio irrequieto Immanuel. Ma guardi la stranezza: egli distrusse fino in fondo le cinque prove, ma poi, come per dar la baia a se stesso, ne ha costruito proprio lui una sesta.
- Anche la prova di Kant, - replicó con un fine sorriso il colto direttore, non è convincente. Non per nulla Schiller diceva che le disquisizioni kantiane su questo argomento possono soddisfare solo degli schiavi, mentre Strauss si limitava a deriderla.

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

Ateismo

- Nel nostro paese l'ateismo non stupisce più nessuno, disse Berlioz con diplomatica cortesia.- Da tempo la maggior parte della nostra popolazione ha consapevolmente smesso di credere alle fandonie su dio.

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

Vergine immacolata

Non esiste nessuna religione orientale, diceva Berlioz, in cui manchi, di regola, una vergine immacolata che metta al mondo in dio. E i cristiani, senza inventare nulla di nuovo, crearono così il loro Gesù, che in realtà non è mai esistito.

Mikhail Bulgakov, Il Maestro e Margherita 

mercoledì 14 novembre 2018

Lascia perdere l'improbabile

"improbabile... Cioè, è improbabile che torni qui con me, anche se dovesse dirmi di si."
"Lascia perdere l'improbabile: la possibilità c'è sempre. Basta questo: tu vai a prendere l'aereo; io metto a posto la casa. Giuro che prima di andarmene ti cancello anchei messaggi dalla segreteria telefonica."

John Irving, La quarta mano

martedì 13 novembre 2018

Mores che impediscono il crollo morale

La Arendt indica che già nel diciottesimo secolo era evidente in Montesquieu che solo i costumi (mores), in quanto abitudini impedissero uno spettacolare crollo morale e spirituale della cultura occidentale.

Ronald Beiner, Il giudizio in Hannah Arendt 

Uomini interdipendenti

Nella prima lezione dissi che per Kant, verso la fine della sua vita, due questioni erano rimaste aperte. La prima potrebbe essere sintetizzata nella socievolezza dell'uomo, vale a dire nel fatto che nessun uomo può vivere solo, che gli uomini sono interdipendenti non solo nei bisogni e nelle loro cure ma anche per quanto riguarda la loro facoltà, la mente, che non può funzionare al di fuori della società umana. 

Hannah Arendt, Teoria del giudizio politico

lunedì 12 novembre 2018

Deriva etica

«Non vi è città, per quanto buone siano le sue leggi, che possa vivere in uno stato di tranquillità, se i cittadini pensano che sia giusto consumare i loro averi in piaceri smodati». Tali città «non finiscono mai di assistere al susseguirsi di tirannidi, oligarchie e democrazie» (Platone). Dunque la bontà delle leggi ha importanza relativa: un'ottima legislazione è impotente se gli uomini sono alla deriva sul piano etico.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Vedere ciò che è giusto

Alla fine mi resi conto che tutte le città di allora erano mal governate, [...] e fui necessariamente indotto a fare l'elogio della vera filosofia, e a dire che solo essa consente di vedere ciò che è giusto nelle cose pubbliche e in quelle.private. Dunque le generazioni umane non si sarebbero mai potute liberare dalle sciagure, finché al potere non fossero giunti i veri e autentici filosofi oppure i governanti delle città non fossero divenuti, per una grazia divina, essi stessi veri filosofi. 

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

domenica 11 novembre 2018

Filosofia e merce agli antipodi

... schema degli uomini "folgorati" da Socrate. Esso funziona anche per Senofonte. Socrate lo incontrò in una stradina, gli sbarrò la strada col bastone (sembra la figurina di un vaso attico), e gli domandò: «Dove si acquistano le merci?»; la risposta fu immediata; poi Socrate incalzò «e qual è il luogo dove si diventa persone dabbene?»; l'altro non seppe cosa dire; e allora Socrate: «Seguimi e lo saprai». In questo aneddoto, in cui forse per la prima volta, in Occidente, filosofia e merce vengono posti agli antipodi, c'è già il clima" del proselitismo e della "conversione".

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Timore degli dei

Del Sisifo di Crizia abbiamo un ampio frammento. Raccontava del tempo, assai remoto, quando la vita umana era senza ordine, schiava della forza, quando davvero «homo homini lupus»; e
spiegava la nascita della legge come correttivo purtroppo imperfetto e inefficace («la gente compiva il male di nascosto»); onde alla fine «un uomo accorto e saggio inventò per gli esseri umani il timore degli dei», unico rimedio. Questo teatro era sentito come eversivo e in certo senso lo era. 

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Forgiare le coscienze

La scena teatrale: il luogo più importante della comunicazione di massa in Atene al pari dell'assemblea, ma forse più affollato e frequentato. All'assemblea ormai regnava un certo  assenteismo, nelle grandi occasioni si arrivava a cinquemila persone, ma nella routine molto meno. A teatro una volta Platone parla di trentamila spettatori. Lì si forgiava la coscienza della città, attraverso una forma d'arte controllata, certo, dallo Stato, ma attraverso cui si esprimevano anche, e sempre più spesso negli anni critici della giovinezza di Platone, autori che sottilmente, proprio attraverso il teatro, mettevano in discussione i fondamenti della città. 

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Migliore forma politica

Il terreno dello scontro (tra Senofonte e Platone) era, come ovvio tra socratici, la teoria politica, la ricerca della "migliore" forma politico-statale. Al modello platonico culminante nell'idea dei filosofi reggitori, Senofonte oppone, con la Ciropedia, l'idea del monarca "educato" in modo completo (filosofia compresa), e l'esempio che propone, idealizzato al massimo, è appunto quello di Ciro il Grande.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Odisseo

Odisseo, l'eroe che non voleva tornare, l'eroe sempre in viaggio e sempre lontano da casa cui pure dice di agognare. L'eroe che, alla fine dell' Odissea - quando è appena tornato -, prevede che si rimetterà in viaggio, e che Dante immagina sospinto da un «ardore» di conoscenza più forte di qualunque altro affetto, e da tale pungolo portato ad affrontare, ormai «vecchio e tardo», l'ultimo viaggio.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso 

Disinvolto in pubblico

"Senti, Herb. Al banchetto... niente discorsi, eh? Non io. Tu, tu sei diverso. Tu riesci benissimo ad alzarti in piedii parlare a centinaia di persone. A migliaia. E sei così disinvolto.... convinceresti chiunque di qualsiasi cosa. Niente ti fa paura," mormorò  commentando una dote universalmente riconosciuta del signor Clutter : un'impavida sicurezza che lo distaccava dagli altri e che, se da una parte suscitava rispetto, dall'altra limitava un poco l'affetto altrui.

Truman Capote, A sangue freddo

venerdì 9 novembre 2018

Accettazione del mondo

Aveva una bocca morbida dalle labbra perfettamente separate, e nelle tracce di stanchezza disegnate intorno ai suoi occhi c'era una seducente accettazione del mondo qual è.

John Irving, La quarta mano

È pur sempre un lavoro

Quand'anche la rete internazionale di notizie non lo avesse mai inviato in Jugoslavia  ..... be', non importava. In fondo a Vlade, o Vlad, o Lewis - il confuso portiere di notte - che cosa aveva detto il fratello? ("Ascolta ... è pur sempre un lavoro, no?"). Ebbene, quello di Wallingford era pur sempre un lavoro, no?

John Irving, La quarta mano

Sciaguattare contro i moli

Certo, l'acqua ama sciaguattare contro i moli, e il pino gettare nuovi aghi all'estremità dei suoi rami, ma altrettanto certo è che la voce della signora Clausen stava causando un'istartanea erezione a tutti i maschi eterosessuali folgorati dal notiziario.

John Irving, La quarta mano

giovedì 8 novembre 2018

Poseidone

Noi siamo tre fratelli, figli di Crono e di Rea:
Zeus e io, e poi Ade, signore degli Inferi.
Tutte le cose furono divise in tre parti 
e ciascuno di noi ebbe il dominio su una parte. 
Quando le sorteggiammo,
a me toccò di vivere nel mare bianco di spuma,
ad Ade la tenebra oscura 
e a Zeus il vasto cielo,
fra l'aria e le nuvole.

Iliade, Libro XV

Come il correre del pensiero

Come corre il pensiero di un uomo che ha attraversato molte terre
e che con la sua mente esperta pensa:
"potrei essere qui, potrei essere là",
e progetta nuovi viaggi,
così rapida volò, spinta dal desiderio, Era regina.

Iliade, Libro XV

mercoledì 7 novembre 2018

Ascoltare i consigli

Ettore, tu sei incapace si ascoltare i consigli:
perché un dio ti ha concesso grandi capacità di combattere,
per questo anche nelle decisioni tu credi di saperne più degli altri.
Ma non è possibile che tu abbia tutte le qualità:
il dio infatti ha concesso a uno la capacità di combattere, 
a un altro di danzare,
a un altro ancora di danzare,
a un altro ancora di cantare e suonare la cetra,
e a un altro Zeus dalla voce tonante ha concesso una mente saggia,
e di questa molti uomini si giovano
e molti egli ne può salvare, e lo sa meglio di ogni altri.

Iliade, Libro XIII

Destino di morire

Pisandro andava dritto contro il glorioso Menelao,
ma verso di te, o Menelao, lo spingevanola cattiva fortuna e il suo destino di morire, ucciso da te, nella battaglia crudele.

Iliade, Canto XII

Combattere

Se voi combatterete,
sono sicuro che potrete salvare le nostre navi, 
ma se eviterete i rischi della guerra, 
questo sarà il giorno in cui saremo sopraffatti dai Troiani.

Iliade, Libro XIII

martedì 6 novembre 2018

Prendere delle decisioni

Il raduno di tutti i Clutter per il Giorno del Ringraziamento era un incontro annuale che aveva luogo di volta in volta presso un parente diverso, quest'anno era il turno di Herb, dunque bisognava farlo, ma vista la coincidenza con i preparativi per il matrimonio di Beverly, la signora Clutter disperava di sopravvivere ai due programmi. Entrambi comportavano la necessità di prendere delle decisioni, procedura che aveva sempre detestato e che aveva imparato a temere perché quando suo marito era lontano in uno dei suoi viaggi d'affari, si pretendevano continuamente da lei opinioni precise riguardo all'andamento della fattoría, ed era una cosa intollerabile, una tortura. E se avesse sbagliato? Se Herb si fosse arrabbiato? Meglio chiudersi a chiave in camera da letto e fingere di non sentire oppure dire, come faceva a volte: «Non posso. Non so. Vi prego.»

Truman Capote, A sangue freddo

Sequenza di fatti gradevoli

Unica figlia di un prospero coltivatore di frumento, Fox, sorellina adorata di tre fratelli maggiori, non era stata viziata ma protetta, portata ad immaginare che la vita fosse una sequenza di fatti gradevoli: autunni nel Kansas, estati im California, una serie di tazzine da tè in dono.

Truman Capote, A sangue freddo 

Vera signora

Nancy Cutter ha sempre fretta, ma ha sempre tempo. È questa la definizione di una vera signora.

Truman Capote, A sangue freddo 

Timore di offendere

Da giovane aveva vinto un premio di dizione; ma la maturità, pareva, aveva ridotto la sua voce a un unico tono, quello di scusa, e la sua personalità a una serie di gesti pervasi dal timore di offendere, di poter in qualche modo dispiacere.

Truman Capote, A sangue freddo 

venerdì 2 novembre 2018

È meraviglioso

«Vedi? » mi gridò. «È meraviglioso!»
E, a un tratto, accadde. Mentre guardavo i colori sfumati dei capelli di Holly balenare alla luce rosso-gialla delle foglie, l'amai abbastanza da dimenticare me stesso, le mie disperazioni egoistiche e da essere contento perchè stava per succederle qualcosa che lei pensava felice. A poco a poco i cavalli si misero al trotto, ondate di vento ci investirono, ci schiaffeggiarono; ci tuffammo dentro e fuori da pozze di sole e d'ombra, e la felicità, una esilarante gioia di vivere, mi corse dentro come una boccata di azoto. Questo accadeva in quell'istante.

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

giovedì 1 novembre 2018

Negozio di lupini

Padron 'Ntoni adunque, per menare avanti la barca, aveva combinato con lo zio Crocifisso Campana di legno un negozio di certi lupini da comprare a credenza per venderli a Riposto

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Contentati

«Contentati di quel che t'ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante» 

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Mestiere che sai

«Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai»

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Senza pilota

«Senza pilota barca non cammina»

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Motto degli antichi

«Perché il motto degli antichi mai menti»

Giovanni Verga, I Malavoglia 

Cammino del progresso e i deboli

Il cammino fatale, incessante spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità per raggiungere la conquista del progresso, è grandioso nel suo risultato, visto nell'insieme, da lontano. Nella luce gloriosa che l'accompagna dileguansi le irrequietudini, le avidità, l'egoismo, tutte le passioni, tutti i vizi che si trasformano in virtù, tutte le debolezze che aiutano l'immane lavoro, tutte le contraddizioni, dal cui attrito sviluppasi la luce della verità. Il risultato umanitario copre quanto c'è di meschino negi interessi particolari che lo producono; li giustifica quasi come mezzi necessari a stimolare l'attività dellindividuo cooperante inconscio a beneficio di tutti. Ogni movente di cotesto lavorio universale, dalla ricerca del benessere materiale, alle più elevate ambizioni, è legittimato dal solo fatto della sua opportunità a raggiungere lo scopo del movimento incessante; e quando si conosce dove vada questa immensa corrente dell'attività umana, non si domanda al certo come ci va. Solo l'osservatore, travolto anch'esso dalla fiumana, guardandosi attorno, ha il diritto di interessarsi ai deboli che restano per via, ai fiacchi che si lasciano sorpassare dall'onda per finire più presto, ai vinti che levano le braccia disperate, e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopravvegnenti, i vincitori d'oggi, affrettati anch'essi, avidi anch'essi d'arrivare, e che saranno sorpassati domani.

Giovanni Verga, Milano 19 gennaio 1981

martedì 30 ottobre 2018

Accontentarsi

E tuttavia, benché egli fosse sempre stato uno studente brillante, non diede mai, ad alcun suo insegnante, l'impressione di essere straordinariamente motivato. Non aveva l'animo del precursore: si accontentava di quel che già c'era.

John Irving, La quarta mano

Quando il tempo si ferma

Ci sono momenti in cui cui il tempo di ferma. Bisogna essere un po' vigili, per non farseli sfuggire.

John Irving, Vedova per un anno 

lunedì 29 ottobre 2018

Mancanza di successo

Negli Stati Uniti non c'è forma di intolleranza che possa paragonarsi a quella tipicamente americana verso la mancanza di successo.

John Irving, Vedova per un anno 

Vuole i panni del cielo

Avessi i panni ricamati dal cielo
Inghirlandati di luce argentea e d'oro
Gli azzurri, tenui e scuri panni della notte della luce e della penombra
Li stenderei ai tuoi piedi:
Ma sono povero, e ho soltanto sogni;
Ho messo i miei sogni ai tuoi piedi;
Posali piano sapendo che li posi sui miei sogni

William Butler Yeats 

venerdì 26 ottobre 2018

Onestà verso se stessi

Sii quello che vuoi ma non un vigliacco, un fanfarone, un ladro di emozioni, una sgualdrina; preferirei avere il cancro piuttosto che un cuore disonesto. Il che non significa essere pii. Semplicemente pratici. Il cancro può stenderti, ma quell'altra cosa ti stende di sicuro. 

John Irving, Vedova per un anno 

giovedì 25 ottobre 2018

Quando sarai vecchia

Quando tu sarai vecchia e grigia,
col capo tentennante
ed accanto al fuoco starai assonnata,
prenderai questo libro.
E lentamente lo leggerai, ricorderai sognando
dello sguardo che i tuoi occhi ebbero allora,
delle loro profonde ombre.
Di quanti amarono la grazia felice
di quei tuoi momenti
e, d'amore falso o a volte sincero,
amarono la tua bellezza.
Ma uno solo di te amò l'anima irrequieta,
uno solo allora amò le pene del volto tuo che muta.
E tu, chinandoti verso le braci, sarai un poco triste,
in un mormorio d'Amore dirai,
di come se ne volò via…
passò volando oltre il confine di questi alti monti
e per sempre poi il suo volto nascose
in una folla di stelle

William Butler Yeats

Descrizioni della natura umana

Se lui leggeva romanzi, era perché in essi trovava le migliori descrizioni della natura umana. Gli scrittori che prediligeva non tendevano a far credere che il comportamento umano, foss'anche il peggiore, potesse cambiare. Potevano disapprovare moralmente questo o quel personaggio, ma i romanzieri non cambiavano il mondo; raccontavano soltanto delle storie che erano più belle di quelle che si ascoltano di solito; e i più bravi raccontavano storie su personaggi credibili. I romanzi che piacevano a Harry erano storie complesse su gente reale.

John Irving, Vedova per un anno 

mercoledì 24 ottobre 2018

Non vuoi far soldi

I muscoli le si irrigidirono, sembrava di toccare una pietra scaldata dal sole. « Tutti devono sentirsi superiori a qualcuno, » disse. « Ma è buona abitudine darne una piccola prova prima di esercitare questo privilegio. »
« Non ho intenzione di paragonarmi a te. O a Berman. E poi, non mi sento affatto superiore. Vogliamo cose diverse, noi. » «Non vuoi far soldi? » « I miei progetti non arrivano così lontano. » « È proprio questo che si capisce dai tuoi racconti. È come se li avessi scritti senza sapere la fine. Be', te lo dirò io: è meglio che tu pensi a far soldi. Hai un'immaginazione troppo di lusso. Non ci sarà molta gente nella vita disposta a comperarti le uccelliere. » « Scusami. »
« Se mi picchi, te ne pentirai. Volevi picchiarmi un minuto fa, l'ho capito dalla tua mano, e lo desideri anche adesso. »
Lo desideravo, infatti, con tutte le mie forze; la mano e il cuore mi tremavano mentre riavvitavo il tappo della boccetta dell'olio. « Oh, no, non credo che me ne pentirei. Mi dispiace soltanto che tu abbia sprecato il tuo denaro per me: Rusty Trawler è un sistema troppo duro per guadagnarlo. » Si mise a sedere sulla branda, il viso, i seni nudi di un azzurro gelido alla luce della lampada al quarzo. « Ti ci vorrebbero quattro secondi per andare da lì alla porta. Te ne darò due. »

Truman Capote, Colazione da Tiffany

martedì 23 ottobre 2018

Non possedere niente

Stava ancora coccolando il gatto. «Povero impiastro, » disse, grattandogli la testa, « povero impiastro senza nome. È una piccola  seccatura il fatto che non abbia un nome. Ma io non ho il diritto di darglielo, dovrà aspettare fino a quando non apparterrà a qualcuno. Ci siamo incontrati un giorno per caso vicino al fiume, non apparteniamo l'uno all'altra; e lui è indipendente, come me. Non voglio possedere niente finché non avrò trovato un posto dove io e le cose faremo un tutto unico. Non so ancora precisamente dove sarà. Ma so com'è. » Sorrise e lasciò cadere il gatto sul
pavimento. 

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

Cose di cui parlano gli uomini

Detesto sentire le partite alla radio, ma devo ascoltarle, fa parte della mia istruzione. Sono così poche le cose di cui sanno parlare gli uomini. A chi non piace il baseball devono piacere i cavalli, e, se non gli piacciono né l'uno né gli altri, bene, sono comunque nei guai: non gli piacciono nemmeno le ragazze.

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

Uniti per la vita

Quale cosa più grande, per due esseri umani, del sentirsi uniti per la vita.... del sostenersi l'un l'altro nelle fatiche, confortarsi l'un l'altro nel dolore, assistersi l'un l'altro nelle pene, essere una sola cosa negli inespressi indicibili ricordi al momento dell'estremo saluto?

George Eliot

lunedì 22 ottobre 2018

Riposo in Maremma



Una coppia di bovi bianchi immobili sotto il sole del mezzogiorno; due figure di uomini assaliti dalla stanchezza per il duro lavoro intrapreso di buon ora giacciono, i volti riparati dai cappelli, all’ombra di un pino che si innalza grandioso fuori dal nostro campo visivo. La campagna, che ai toni ocra intervalla i verdi cupi e smeraldo della bassa vegetazione, va declinando in lontananza, oltre la fitta pineta, verso una striscia di mare color lapislazzuli. E estremamente difficile spiegare con le parole il fascino di questo vertice assoluto dell’opera fattoriana: vere e proprie tarsie di colore smaltato s’incontrano fino a combaciare l’una cori l’altra, ordinate da un equilibrio compositivo straordinario. Il motivo del ‘riposo’ è diffuso ovunque da uno strano senso di quiete che aleggia intorno a uomini e cose: è la calda luce dei mezzogiorno che immobilizza, sebbene per pochi istanti, il quotidiano faticoso svolgersi dell’esistenza. La vita dei campi è la più sensibile allo scorrere delle ore e delle stagioni e, come tale, essa soggiace per prima all’autorevole comando della natura che invita al riposo. Il motivo della quiete non nasce dalla presenza umana; essa è nell’atmosfera stessa della raffigurazione, nella natura del paesaggio che si apre verso l’orizzonte marino attraverso le verdi quinte della pineta sulla sinistra e del folto insieme di tamerici sulla destra.

Catalogo della mostra I Macchiaioli e la Scuola di Castiglioncello - 1990

Abituarsi a tutto

Andò a sedersi su una delle traballanti poltrone di velluto rosso, ripiegò le gambe sotto di sè e diede un'occhiata circolare alla stanza, strizzando ancora di più gli occhi. «Ma come riuscite a resistere? È la camera degli orrori, questa.»
«Oh, ci si abitua a tutto,» risposi, irritato con me stesso, perchè in realtà ero orgoglioso della mia sistemazione.
«Io no. Non mi abituo mai a niente, io. Chi si abitua a tutto tanto vale che muoia.»

Truman Capote, Colazione da Tiffany 

giovedì 18 ottobre 2018

Rana bollita

Immaginate un pentolone pieno d'acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l'acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l'acqua è calda. Un po' più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po', tuttavia non si spaventa. L'acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita. Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell'acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.

Media e Potere, Noam Chomsky

mercoledì 17 ottobre 2018

Chiacchiera

Oh, signori, forse io mi considero un uomo intelligente solo perché per tutta la vita no ho potuto iniziare né concludere nulla. Sia pure, sia pure non sono un chiacchierone, un chiacchierone innocuo e molesto, come tutti noi. Ma che farci mai se il destino immediato e unico di qualsiasi persona intelligente è la chiacchiera, cioè un deliberato pestare acqua nel mortaio?

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo

Uomo d'azione vs uomo di riflessione

Tutti gli uomini immediati e d'azione sono attivi proprio perché ottusi e limitati. Come lo si può spiegare? Ecco come: per colpa della loro limitatezza scambiano le cause dirette e secondarie
per cause prime, in tal modo si convincono più in fretta e facilmente degli altri di aver trovato un fondamento inconfutabile alla propria opera, e così si tranquillizzano; il che è essenziale. Perché per cominciare ad agire bisogna che si sia preventivamente del tutto tranquilli, e che non resti più alcun
dubbio. Ma io, per esempio, come posso tranquillizzarmi? Dove sono per me le cause prime a ci appoggiarmi, dove le fondamenta? Dove andrò a prenderle? Mi esercito nella riflessione, e di conseguenza per me ogni causa prima se ne trascina dietro un'altra, ancora precedente, e così via all'infinito. Proprio questa è l'essenza di ogni coscienza e di ogni riflessione. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

Piacere della disperazione

Io, per esempio, ho un terribile amor propria Sono sospettoso e permaloso come un gobbo o un nano, ma davvero ho avuto dei momenti in cui, se mi fosse accaduto di ricevere uno schiaffo, forse ne sarei stato perfino contento. Lo dico seriamente: certo avrei saputo trovare anche qui una sorta di piacere; s'intende, il piacere della disperazione, ma proprio nella disperazione sono possibili le più ardenti voluttà, soprattutto quando più intensa è la consapevolezza che la tua situazione è senza via d'uscita.

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

martedì 16 ottobre 2018

Toccato il fondo

Vi spiego: il piacere qui deriva appunto dalla troppo chiara coscienza della propria umiliazione; dal fatto che tu stesso senti di avere toccato il fondo; che è brutto, ma che non può essere altrimenti; che ormai non hai scampo, che non diventerai mai più un altro uomo; che se anche ti restassero ancora tempo e fede per trasformarti in qualcosa di diverso, probabilmente saresti tu a non volerti trasformare; e se poi lo volessi, non faresti comunque nulla, perché forse non c'è nulla, in realtà, in cui valga la pena di trasformarsi. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo

Essere coscienti

Vi giuro signori, che essere troppo coscienti è una malattia, una autentica, completa malattia.

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

Uomo sciocco e intelligente

Non solo cattivo, ma proprio nulla sono riuscito a diventare: né cattivo, né buono, né furfante, né onesto, né eroe, né insetto. E ora vegeto nel mio cantuccio, punzecchiandomi con la maligna e perfettamente vana consolazione che l'uomo intelligente non può diventare seriamente qualcosa, ma diventa qualcosa soltanto lo sciocco. Sissignori, l'uomo intelligente del diciannovesimo secolo deve ed è moralmente obbligato a essere una creatura essenzialmente priva di carattere; mentre l'uomo di carattere, l'uomo d'azione, dev'essere creatura essenzialmente limitata. Questa è la mia quarantennale convinzione. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

Impiegato cattivo

Quando alla scrivania a cui lavoravo si avvicinavano dei postulanti per chiedere informazioni, io digrignavo i denti contro di loro e provavo un indicibile godimento, quando mi riusciva di dare un dispiacere a qualcuno. Mi riusciva quasi sempre. Per la maggior parte era gente timida; si sa: postulanti. 

Fedor Dostoevskij, Memorie dal sottosuolo 

lunedì 15 ottobre 2018

Eludere la rete

Nell'universo di Carr possiamo soltanto distrarci di software capaci  di tagliare le nostre connessioni a Internet. O possiamo trasferirci nel sacro silenzio delle catene montuose del Colorado, come ha fatto lui per scrivere il suo libro. Mettere mano ai meccanismi della «Rete» non è solo impossibile, bensi addirittura impensabile: la sua logica non può essere rovesciata, ma soltanto (talvolta) elusa.

Internet non salverà il mondo,  Evgeny Morozov 

domenica 14 ottobre 2018

Guerre civili e politica estera

La guerra civile fini, dopo alcuni mesi, col successo di Trasibulo, propiziato dal re spartano Pausania, il quale intese contrastare anche così lo strapotere di Lisandro. Ancora una volta la parola decisiva spettava alla politica estera.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

Saggezza della maggioranza?

Nel Trattato sulla tolleranza Voltaire, in obbligata coerenza con la sua errata convinzione che Atene fosse la patria della tolleranza, non potendo ignorare il processo contro Socrate, si consola scrivendo così: «Sappiamo che nella prima votazione [quella sulla colpevolezza] Socrate ebbe 220 voti favorevoli. Dunque il tribunale dei 500 contava 220 filosofi: è molto» (cap. vii). Con questa formulazione un po' paradossale, il filosofo-simbolo dell'Illuminismo poneva, forse non senza piena consapevolezza, un problema che è difficile eludere, e che mette seriamente in crisi il principio oggi acriticamente accettato, secondo cui la maggioranza ha ragione in quanto maggioranza. Poniamo la stessa questione con le parole di un grande giurista, Edoardo Ruffini (uno dei dodici professori che nor giurarono fedeltà al fascismo: su un totale di 1.213): "Se il numero [-il gran numero] venisse a trovarsi anche dalla parte della minoranza, come nel caso di una deliberazione presa con lieve scarto di voti", l'argomento che ravvisa la prova della maggiore saggezza nel prevalere di una maggioranza viene meno.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

Democrazia fabbrica del consenso?

Nell'Apologia  che Platone gli fa pronunciare, Socrate rende chiaro che una delle principali ragioni che lo avevano isolato rispetto alla opinione pubblica era stata la sua critica della politica. E ricorda i suoi incontri con vari politici, coi quali aveva cercato di appurare la natura specifica del loro sapere: uno sforzo approdato ogni volta alla constatazione della inesistenza di tale sapere. Incalzare con domande inquietanti (se è una scienza, la politica si potrà insegnare?) non soltanto i comuni ateniesi, ma i detentori stessi del "sapere" politico, cioè i politici dominatori delle assemblee e dei destini collettivi, era stato, da parte sua, il modo più antidemagogico di prospettare una visione critica della democratica "fabbrica del consenso": col solo risultato di rendersi inviso a tutti i beneficiari, leaders o gregari, di quel sistema.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

Scelta di dialogo e ricerca

Noi non abbiamo il testo di ciò che Socrate disse a propria difesa durante il processo. Lui, in tutta la sua vita, non lasciò nulla di scritto: per una precisa scelta in favore del dialogo e della ricerca - che si realizzano con la parola vivente - rispetto alla asserzione e alla certezza. Tanto meno provvide a mettere per iscritto quella autodifesa, pronunciata di fronte ai giudici nelle due fasi in cui si suddivideva il processo (la discussione sulla colpevolezza e quella sulla pena da comminare). Fu Platone a scriverla impersonando Socrate.

Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso

martedì 9 ottobre 2018

Dibattito

Allan Albright si teneva la testa fra le mani. L'aveva scongiurata di evitare un dibattito. Le aveva detto che lei non era capace di lasciar cadere le domande ostili o provocatorie... e che, non essendo capace di lasciarle cadere doveva evitare i dibattiti. E poi non doveva essere sempre «così pronta a saltare addosso alla gente»

John Irving, Vedova per un anno


lunedì 8 ottobre 2018

Inceppato nell'adolescenza

Trascorreva il tempo con i giochini del computer, ascoltando vecchi quarantacinque giri e guardando vecchi film in cassetta, inceppato nella sua adolescenza come un disco nel solco. Forse si sbagliava, pensò Kerry. Lui non voleva crescere.

Joanne Harris, Vino, patate e mele rosse

sabato 6 ottobre 2018

Libro bene rifugii

Questa insistenza sulla tematica del libro evidentemente rivela un bisogno. Il circolo mondiale dei lettori, una resistente minoranza, vede ancora nel libro un bene di rifugio, dove andare a ripararsi di fronte a un mondo sempre più incomprensibile e dai valori effimeri, un bene di durata rispetto alla velocità del consumo usa e getta, un bene fruttifero al confronto con lo sfaldarsi di mode e modelli, un bene solido rispetto alle chiacchiere disperse dal vento. Il libro sembra offrire risposte che altri non danno, restando ancora il piú solido depositario del sapere; il libro è ancora un piacere, lento, rispetto a quelli veloci ma superficiali offerti dalla tecnologia. 

AA. VV, Storie di libri: amati, misteriosi, maledetti 

Civiltà all'interno della terra

Quando vennero scritti i romanzi di Oz, verso il 1900, tutti li presero per storie d'invenzione, cosi come successe per i romanzi di Jules Verne e per quelli di H. G. Wells. Ma adesso incominciamo a renderci conto che malgrado alcuni personaggi particolari, come Ozma e il Mago e Dorothy fossero tutte creazioni della mente di Baum, l'idea di civiltà all'interno della Terra non è poi cosi fantastica. 

Philip K Dick, Confessioni di un artista di merda 

venerdì 5 ottobre 2018

Glocale

Sai, ho avuto al'Holiday inn una convention, ho fatto un marketing di un franchising, un business, abbiamo fatto un brunch, un sit-in, un check-up. 
Scusa, che lavoro fai? 
Il cocomeraro. 
(Citazione Brignano)

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Ghirba

Ghirba - Dall'arabo quirba "oltre la pelle', è entrata nell'uso com la guerra d'Africa del 1895-96 e con quella libica del 1911-12. "Portare a casa la ghirba" significa tornare a casa sano e salvo. La ghirba è un recipiente impermeabile che serve per portare acqua, vino, caffè.

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

giovedì 4 ottobre 2018

Competenze di lettura

Nel progetto OCSE sulla cosiddetta literacy, la «competenza di lettura» è definita come la capacità di interagire con l'informazione scritta per poter sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e svolgere nella società un ruolo attivo. Un ruolo che, allo stato
attuale, appare fuori portata per molti dei nostri ragazzi. Proprio i dati OCSE, infatti, ci dicono che un terzo di loro non è in grado di capire fino in fondo cosa c'è scritto in un articolo di giornale.
E allora la questione non è rimpiangere il
passato, perché un'età dell'oro in cui tutti
scrivevano (o parlavano) bene non c'è mai stata. La questione è un'altra: cosa si è fatto negli ultimi anni per risolvere questa situazione? Troppo poco. E non
parlo soltanto dei tagli all'istruzione e alla ricerca. Parlo di quell'atteggiamento per cui, invece di lavorare sull'innalzamento delle competenze
linguistiche degli italiani, si è preferito abbassare il livello - linguistico e non solo - di tutto il resto. Del dibattito politico, della televisione, dell'intrattenimento.
Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Stato della grammatica

La fortuna di un popolo dipende dallo stato della sua grammatica», scriveva Fernando Pessoa, ma la grammatica di una lingua viva non è mai statica: è sempre in equilibrio dinamico tra norma
e uso. 
Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Uso linguistico

Quando un uso linguistico diventa davvero universale, ha buone probabilità di essere presto accettato dalla norma. Ma prima di quel momento si può- si deve - provare a resistere. 
Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

mercoledì 3 ottobre 2018

Parlare in modo diverso

Certo: com'è importante saper parlare in modo diverso a un colloquio di lavoro o al bar con gli amici, cosi sarà sempre più importante saper scrivere sia un testo di pochi caratteri pieno di faccine ed emoji sia un testo compiuto e tradizionalmente articolato nelle sue scansioni argomentative. Nondimeno, la nascita di un italiano scritto veramente informale rappresenta, in prospettiva, una straordinaria fonte di arricchimento per la nostra lingua. E allora sarà bene ribadirlo: l'italiano è vivo, viva l'e-taliano!

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

martedì 2 ottobre 2018

Il primo lavoro

Lo sappiamo tutti bene: gli inizi non sono mai facili, e così fu anche per la mia prima lezione. Ero giovane e molto emozionato. Avevo preparato il mio primo corso universitario in maniera
meticolosa: quella prima lezione, poi, doveva essere perfetta. La notte avevo dormito poco o niente. Il suono della sveglia, la luce dell'alba, il profumo del caffè. In treno avevo ricontrollato
all'infinito gli appunti, alzando gli occhi solo ogni tanto per guardare dal finestrino i papaveri che costeggiavano i binari. In mio primo corso da professore. Se ci pensavo, le orecchie mi ronzavano per l'emozione. 

Giuseppe Antonelli, Un italiano vero. La lingua in cui viviamo

Bambino che dorme

Poche cose sembrano non toccate dal mondo reale come un bambino che dorme.

John Irving, Vedova per un anno

lunedì 1 ottobre 2018

Vita dopo internet

Finché l'internet-centrismo regnerà incontrastato, il nostro dibattito sulla tecnologia è destinato a impigrirsi, a restare superficiale e improduttivo: «Internet», per quante conferenze TED o Kindle Singles le si possano dedicare, non potrà dirci se occorrerà prevedere periodiche revisioni pubbliche di certi giganteschi motori di ricerca come Google. Naturalmente, gli esperti potrebbero affermare che tali pratiche sarebbero «una guerra contro il carattere aperto di Internet», ma questo è proprio il tipo di discorso che dovremmo evitare, dato che fa affermazioni su quella che appare come un'entità leggendaria. È normale, quindi, che immaginare una vita dopo «Internet» risulti spesso un esercizio disperato, un biglietto di sola andata verso l'irrilevanza, il cinismo o la follia.

Eugeny Morozov, Internet non salverà il Mondo

domenica 30 settembre 2018

Acqua e casa

Io sono fatto di acqua. Non ve ne potete accorgere perché faccio in modo che non esca fuori. Anche i miei amici sono fatti di acqua. Tutti quanti. Il nostro
problema è che non solo dobbiamo andarcene in giro senza essere assorbiti dal terreno ma, anche, che dobbiamo guadagnarci da vivere 
In realtà c'è un problema ancor più grosso. Dovunque andiamo non ci sentiamo a casa nostra.

Philip K. Dick, Confessioni di un artista di merda - introduzione

Guardare da un satellite

Io sento che i problemi sono multipersonali, che ci coinvolgono tutti, che non esiste un problema che si possa definire privato... È solo una forma di ignoranza, quando mi sveglio al mattino e inciampo sulla sedia e mi rompo il naso, e sono al verde, e mia moglie mi ha piantato: è la mia ignoranza che mi fa pensare di essere un intero universo e che queste sciagure sono solo mie e non riguardano il resto del mondo. Se solo potessi guardare da un satellite, io vedrei tutto il mondo, e vedrei tutti che si alzano e, in modo analogo, inciampano su una sedia e si rompono qualcosa.

Philip K. Dick