domenica 22 dicembre 2024

Pregiudizi e democrazia

I pregiudizi nascono nella testa degli uomini. Perciò bisogna combatterli nella testa degli uomini, cioè con lo sviluppo delle conoscenze, e quindi con l'educazione, attraverso la lotta incessante contro ogni forma di settarismo. Vi sono uomini che si ammazzano per una partita di calcio. Dove nasce questa passione se non nella loro testa? Non è un toccasana, ma credo che la democrazia possa servire anche a questo: la democrazia, vale a dire una società in cui le opinioni sono libere e quindi sono costrette a scontrarsi e scontrandosi a depurarsi. Per liberarsi dai pregiudizi, gli uomini hanno bisogno prima di tutto di vivere in una società libera.

Norberto Bobbio, Elogio della mitezza

Discriminazione razziale

Nei rapporti fra il Nord e il Sud a livello mondiale nessuno mette in dubbio la superiorità del Nord rispetto al Sud se non altro sotto l'aspetto tecnologico. Ma da questa superiorità nessuno ritiene di poter derivare la conseguenza per cui è bene che il Nord viva nell'abbondanza e il Sud patisca la fame. Il rapporto di diversità, e anche quello di superiorità, non implicano le conseguenze della discriminazione razziale. La quale non si arresta alla considerazione della superiorità di una razza sull'altra, ma compie un altro passo decisivo (quello che ho chiamato la terza fase nel processo di discriminazione): sostiene che proprio sulla base del giudizio che una razza è superiore e l'altra inferiore, la prima deve comandare, la seconda obbedire, la prima dominare, l'altra essere soggetta, la prima vivere, l'altra morire. Dal rapporto superiore-inferiore può derivare tanto la concezione per cui il superiore ha il dovere di aiutare l'inferiore a raggiungere un livello più alto di benessere e di civiltà, quanto la concezione per cui il superiore ha il diritto di sopprimere l'inferiore. Solo quando la diversità conduce a questo secondo modo concepire il rapporto fra superiore e inferiore si può a buon diritto parlare di vera e propria discriminazione con tutte le aberrazioni che ne seguono. Tra queste aberrazioni quella storicamente più distruttiva è stata la «soluzione finale» escogitata dai nazisti per risolvere il problema ebraico nel mondo: lo sterminio sistematico di tutti gli ebrei esistenti in tutti i paesi in cui il nazismo aveva esteso il suo dominio. Per arrivare a questa conclusione i dottrinari del nazismo erano dovuti passare attraverso queste tre diverse fasi: a) gli ebrei sono diversi dagli ariani; b) gli ariani sono una razza superiore; c) le razze superiori debbono dominare quelle inferiori, anche sopprimendole qualora sia necessario alla propria conservazione.

Norberto Bobbio, Elogio della mitezza


martedì 17 dicembre 2024

Stress e sonno

L'individuo abituato allo stress è di solito una persona di successo, o di potere, che ha bisogno di esercitare un controllo sul mondo circostante, cose e persone incluse. Ciascuno di noi conosce qualche esempio di questo genere: imprenditori superindaffarati, mamme che «fannotuttosololoro», impiegati che mandano avanti l'intero ufficio. Ma per avere sempre un livello molto alto di controllo è necessario avere nel sangue un alto livello di zuccheri, e ciò viene garantito da alte concentrazioni di neuropeptide Y, un neurotrasmettitore che orienta la nostra fame di zuccheri. Il grasso così s'accumula, insieme a tutti gli altri effetti negativi dello stress che tristemente conosciamo: inibizione immunitaria, disturbi del sonno, alterazioni dell'appetito, riduzione della memoria e delle capacità cognitive in genere, stanchezza e infertilità.

Nardone Speciani, Mangia muoviti ama

domenica 8 dicembre 2024

Era mio padre

«Chi era?», domandò mio padre, non appena fui rientrato in tinello. Nella stanza non era rimasto che lui. Sedeva in poltrona accanto al mobiletto della radio, nella abituale, ansiosa attesa del notiziario delle due. 
«Alberto Finzi-Contini.» 
«Chi? Il ragazzo? Che degnazione! E cosa vuole?» Mi scrutava coi suoi occhi azzurri, smarriti, che da molto tempo avevano perduto la speranza di impormi qualcosa, di riuscire a indovinare quello che mi passasse per la testa. Lo sapeva bene - mi diceva con gli occhi -, che le sue domande mi infastidivano, che la sua continua pretesa di ingerirsi nella mia vita era indiscreta, ingiustificata. Ma santo Dio, non era mio padre? E non vedevo come fosse invecchiato, in quell'ultimo anno? Con la mamma e con Fanny non era il caso che si confidasse: erano donne. Con Ernesto nemmeno: troppo putin. Con chi doveva parlare, allora? Possibile che non capissi che era proprio di me che lui aveva bisogno?

Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini

Il giardino dei Finzi Contini e gli ebrei

Al narratore del romanzo, nonché protagonista, non viene mai dato un nome, ma vita e familiari ricordano così tanto Bassani che qualche critico ha preso l'abitudine di chiamarlo B. Il padre, un ottimista, oltre che ex dottore divenuto amministratore di una vecchia proprietà di famiglia, è felice di entrare a far parte dell'Italia moderna e si augura lo stesso grado di integrazione per la sua famiglia e per la comunità ebraica nel suo complesso. Si vede contemporaneamente ebreo e italiano e crede che non sarà costretto a scegliere. Sembra un atteggiamento ammirevole. È un uomo che accetta di buon grado la responsabilità sociale ed è presidente del comitato che si occupa del cimitero ebraico locale. Ma non va dimenticato che partecipare pienamente alla vita pubblica italiana degli anni Trenta implica l'ingresso nel Partito Fascista. Nel '33 il padre di B è orgoglioso del fatto che il novanta percento degli ebrei di Ferrara siano tesserati fascisti e lo manda in bestia che il padre di Micol, Ermanno Finzi-Contini, si rifiuti di entrare nel partito. Quando, per risparmiare a quest'uomo ricco e appartato ogni eventuale noia burocratica, gli viene preparata e portata fino a casa la tessera del partito, il professore (perché Ermanno Finzi-Contini è un uomo di cultura, pur non avendo alcuna collocazione all'interno dell'università) la rimanda indietro. Nel lettore sarà forte la tentazione di parteggiare per il professore e la sua presa di posizione, soprattutto perché, in ogni altra occasione, Ermanno si dimostra cortese e gentile. Se non fosse che la sua reazione non è dettata da un convinto sentimento antifascista ma, piuttosto, dall'istinto a isolare se stesso e la propria famiglia, non solo dalla società italiana, ma persino dalla comunità ebraica.

Tim Parks, L'allarmante modernità dei Finzi Contini
La prima cosa che impariamo, dunque, della comunità ebraica di Ferrara degli anni Trenta è che, pur contando poche centinaia di anime, è tutt'altro che compatta. Al contrario, si fonda sullo scisma. La sinagoga principale è divisa in un primo piano che segue il culto tedesco e un secondo piano che segue il culto italiano, mentre una sinagoga orientale più piccola e discreta rimane a sé stante. Paradossalmente, la consapevolezza di queste assurde divisioni crea una forte complicità tra gli ebrei della città, a qualsiasi gruppo appartengano: sono al corrente di segreti che il resto della società italiana non potrebbe mai nemmeno immaginare. Ne emerge una psicologia che fa perfettamente al caso di chi cerca di spiegare la società multietnica di oggi: «Gli altri, tutti gli altri [i non ebrei], senza escludere dal novero nemmeno i compagni di scuola, gli amici d'infanzia e di giochi incomparabilmente più amati (almeno da me), inutile pensare di erudirli in una materia così privata. Povere anime! A questo proposito non erano da considerarsi tutti, se non degli esseri semplici e rozzi condannati a vita in fondo a irrimediabili abissi di ignoranza, ovvero - come diceva perfino mio padre, sogghignando benignamente - dei «negri goim». In questo senso è la comunità ebraica a escludere gli altri e non viceversa. Molti personaggi ebrei del romanzo nutrono un complesso di superiorità nei confronti dei non ebrei, complesso che effettivamente si intensifica quando, nel '38, inizia la persecuzione vera e propria, fosse anche soltanto perché è palesemente brutale e insensata.

Tim Parks, L'allarmante modernità dei Finzi Contini

Ebreo per rito

Giacché cosa mai significava la parola «ebreo», in fondo? Che senso potevano avere, per noi, espressioni quali «Comunità israelitica» o «Università israelitica», visto che prescindevano completamente dall'esistenza di quell'ulteriore intimità, segreta, apprezzabile nel suo valore soltanto da chi ne era partecipe, derivante dal fatto che le nostre due famiglie, non per scelta, ma in virtù di una tradizione più antica di ogni possibile memoria, appartenevano al medesimo rito religioso, o meglio alla medesima Scuola?

Giorgio Bassani, Il giardino dei Finzi Contini

domenica 1 dicembre 2024

Geopolitica e Tibet

L'attore Richard Gere e il movimento per la libertà del Tibet continueranno a tuonare contro l'occupazione, e adesso anche contro la colonizzazione del Tibet da parte dei cinesi di etnia Han; ma in una battaglia tra il Dalai Lama, il movimento per l'indipendenza del Tibet, le star di Hollywood e il partito comunista cinese - che controlla la seconda economia mondiale - ci potrebbe essere un solo vincitore. Quando gli occidentali, da Gere a Obama, parlano del Tibet, i cinesi lo trovano estremamente irritante. Non pericoloso, non sovversivo: semplicemente irritante. Non vedono queste prese di posizione con la lente dei diritti umani, ma con quella della sicurezza geopolitica, per cui credono che gli occidentali stiano tentando di mettere a repentaglio la loro sicurezza. Ma la sicurezza dei cinesi non è stata messa in pericolo, e non lo sarà neanche se vi fossero ulteriori sollevazioni contro gli Han: sono la demografia e la geopolitica che si oppongono all'indipendenza del Tibet.

Tim Marshal, Le 10 mappe che spiegano il mondo 

venerdì 29 novembre 2024

Corpo e penitenza

La salvezza, nel mondo cristiano, passa attraverso la penitenza corporale. Agli albori del Medioevo, papa Gregorio Magno definisce il corpo «abominevole rivestimento dell'anima». Nel modello umano della società dell'alto Medioevo, il monaco mortifica il proprio corpo. Portare il cilicio sulle carni è segno di alta spiritualità. Astinenza e continenza sono tra le virtù primarie. Gola e lussuria sono tra i più grandi peccati capitali. Il peccato originale, fonte dell'umana disgrazia, che nella Genesi è presentato come un peccato di orgoglio e una sfida lanciata dall'uomo a Dio, diviene nel Medioevo un peccato sessuale. Il corpo diventa il grande sconfitto del peccato di Adamo ed Eva rivisitato in questa chiave. Il primo uomo e la prima donna sono condannati al lavoro e alla sofferenza. lavoro manuale o travaglio del parto accompagnato da sofferenze fisiche, ed essi devono celare la nudità dei loro corpi.

Jacques Le Goff, Il corpo nel medioevo 

domenica 24 novembre 2024

Cambiare il corso della storia

Ivan il Terribile, il primo zar della storia, colui che mise in pratica l'idea dell'attacco come difesa - ossia avviare l'espansione prima consolidandosi in casa propria e poi andando all'esterno. Era la via che conduceva alla grandezza. Le imprese di Ivan sembrano confermare la teoria secondo cui i singoli individui possono veramente cambiare il corso della storia. Senza la sua spietatezza e la sua visione strategica, la storia della Russia sarebbe molto diversa.

Tim Marshall, Le 10 mappe che spiegano il mondo

sabato 23 novembre 2024

Uomini senza coscienza né sentimenti

Di giorno i detenuti della colonia 13 fabbricavano parti del T-go, il terribile carro armato russo. Ma di notte di cosa parlavano fra loro uomini senza coscienza né sentimenti? Strano a dirsi: delle loro famiglie. Pensare a moglie e figli a casa significava tornare alla stabilità della vita precedente, mentre ora a delimitare le loro esistenze c'erano solo le imponenti mura della colonia 13 del carcere di massima sicurezza. Ciò che avevano fatto per denaro - mentire, truffare, rubare, estorcere, ricattare, torturare e uccidere - erano le sole cose che conoscevano. E davano per scontato di averle fatte bene, perché in caso contrario sarebbero morti. La loro era un'esistenza estranea alla vita civile come la maggior parte delle persone la intende. Ritornare con la mente al calore di una donna conosciuta, agli odori casalinghi di barbabietole, cavolo bollito e carne stufata, alla vampata pungente della vodka, era una consolazione che li rendeva tutti malinconici. Quel sentimento li legava per sempre l'uno all'altro, allo stesso modo in cui i tatuaggi li legavano alla loro professione criminale.

Robert Ludlum, La scelta di Bourne

martedì 12 novembre 2024

Dopo ogni notte buia sorge il sole

"Dopo ogni notte buia sorge il sole", le diceva Maricchia quando la vedeva preoccupata.

Simonetta Agnello Hornby, Caffè amaro

Ci dimenticheremo

"Uno che non conosco ha chiesto di sposarmi. Mio padre mi consiglia di incontrarlo." 
E lui: "Io ho un segreto". 
"L'università ti ha accettato?" azzardò Maria. "Dove andrai?" 
"Nel continente..." Un velo scese sugli occhi di Maria. 
"Ci dimenticheremo." 
"Impossibile!" Giosuè scosse la testa con enfasi. "Impossibile!" Si era piazzato davanti a lei, impedendole di continuare ad annaffiare. Maria ebbe paura, non lo aveva mai visto così alterato. "Dimenticarci è impossibile! Noi due, Maria, abbiamo un rapporto di anime! Le nostre sono aggrovigliate come una trizza 'i fimmina!" Giosuè sembrava esasperato. "Meglio di fratelli, siamo! Più che fratelli! Capisci, Maria? Il nostro è un solo destino!"

Simonetta Agnello Hornby, Caffè amaro

Colpo di fulmine

Senza dubbio avrà avuto tante altre donne. Ma ora vuole te. Come moglie e madre dei suoi figli." 
"Non può amarmi! Non mi conosce!" 
"Un colpo di fulmine." 
"Com'è un colpo di fulmine?" Maria si era impettita, aveva sollevato il capo e puntato gli occhi curiosi in quelli del padre. 
"Illumina la vita, ti consuma." Lui, imbarazzato, sudava. "Brucia tutto quello che sta attorno a te: vedi soltanto la tua amata."

Simonetta Agnello Hornby, Caffè amaro

martedì 5 novembre 2024

Lo spettacolo della realtà

Zola spieg(au)a quella cosa difficilissima che si chiama "realtà". Ma quale, realtà? Ovviamente, la sua. Che in alcun modo può essere la nostra. La distanza è abissale. Non è solo una questione di tempi, ma di valori. Zola era profondamente convinto che una realtà esistesse, che fosse quella, che si vedesse e che potesse essere oggetto di studio. A distanza di oltre un secolo tutto è mutato. Non è più dato alcun realismo che non sia puramente ingenuo, "stregato" dai media; non è dato alcun verismo, oggi. Diciamo che non ci crede più nessuno, alla realtà. Almeno come grande disegno universale. Nella società dello spettacolo sappiamo che ciò che noi chiamiamo realtà è qualcosa di derivato da altro, e che quell'altro ha a che fare con una rappresentazione già di secondo grado. Lo spettacolo dell'11 settembre ha reso pacifico che la realtà si produce dal business ed è proiettata nelle nostre menti come risultato di un interesse materiale trasformato in visione collettiva. Lo scarto intellettuale può fare la differenza, ma in quanto a capire, oggi, è dura. Talmente dura da procrastinare all'infinito l'idea di una comprensione. Così viviamo in perenne attesa, sull'orlo del disfacimento ma non ancora e anzi, per quanto possibile, gaudenti, ché questa è la società dei consumi.

Aldo Nove, introduzione a 'Nana' di Zola


domenica 3 novembre 2024

Vita di corsa

Siamo fatti così, la maggior parte di noi passa la vita di corsa, corre sempre, anche mentalmente: preferiamo andare innanzi, prefigurarci quel che sarà l'attimo dopo, invece di stare, di albergare, fermi, nell'attimo presente. Così che, quando vi rivolgiamo finalmente l'interesse, l'attimo è già finito, è diventato un pezzo di passato che si può tranquillamente archiviare.

Paola Mastracola, Facebook in the rain 



venerdì 1 novembre 2024

Filosofia di vita

Era sposato con due figlie, ma non andava più d'accordo con la moglie. Solita storia. Rosalena non sapeva come sarebbe andata tra di loro, non era una che si facesse illusioni, sapeva che le mogli alla fine vincono sempre, ma lasciava che le cose andassero come dovevano. Il fiume corre sempre verso il mare, usava dire. Era la sua filosofia di vita.

Paola Mastracola, Facebook in the rain 

Stare insieme

Per il resto niente di che, qualche gita al mare il sabato e domenica, qualche sera gli amici a cena, un cinema, due passi, d'estate il gelato dopo il telegiornale. Andava bene, la cosa bella era che facevano tutto insieme, anche la spesa. La gente li guardava passeggiare ai supermercati e scegliere insieme persino i barattoli di pelati, qual era il migliore. Anche alla posta a pagare le bollette, anche dal gommista due volte l'anno a cambiare le gomme da neve. La gente diceva: ma son matti quei due Martella! Non erano matti, era che tutto gli faceva pretesto per stare insieme.

Paola Mastracola, Facebook in the rain 

Camposanto

Evandra andava al camposanto tutti i giorni da quasi due anni, da quando Aurelio Martella suo marito l'aveva lasciata per andarsene nell'aldilà. Si sedeva su una delle panchine che stavano in fila davanti ai loculi e ci rimaneva quanto le pareva, anche fino a sera quando si accendono i lumini a tempo sulle tombe, e viene tutto un tremolio di luce intorno che sembrano le anime dei morti.

Paola Mastracola, Facebook in the rain

sabato 19 ottobre 2024

Futuro

Se non lascio futuro sono passato per niente 

Ghali, Niente panico

Lasciare qualcosa

A un certo punto ti prende la smania di lasciare qualcosa quando te ne andrai. Forse è un desiderio tipicamente maschile.

J. M. Coetzee, Vergogna 

Lente con cui leggere

In realtà, ogni lettore, quando legge, è il lettore di se stesso. L'opera è solo una sorta di strumento ottico che lo scrittore offre al lettore per consentirgli di scoprire ciò che forse, senza il libro, non avrebbe visto in se stesso. Il riconoscimento dentro di sé, da parte del lettore, di ciò che il libro dice, è  la prova della sua verità, e viceversa, almeno in una certa misura, giacché spesso la differenza fra i due testi può essere imputata non all'autore, ma al lettore. Inoltre, il libro può essere troppo erudito, troppo oscuro per il lettore ingenuo, e non offrirgli così che una lente torbida attraverso la quale non potrà leggere. Ma altre particolarità possono, come l'inversione, far sì che il lettore abbia bisogno di leggere in un certo modo per leggere bene; l'autore non se ne deve offendere ma, al contrario, lasciare al lettore la più grande libertà, dicendogli: "Guardate voi stesso se vedete meglio con quella lente, con questa, con quest'altra".

Marcel Proust, Il Tempo ritrovato

sabato 12 ottobre 2024

Felice

David gode di buona salute, la sua mente è lucida. Di protessione e - o è stato - uno studioso, e l'erudizione, a tratti, lo avvince ancora. Vive nei limiti del suo reddito, nei limiti del suo carattere, nel limiti delle sue capacità sen-timentali. E telice? Secondo i normali criteri di valuta-zione, sí, ne è convinto. Ma non ha dimenticato l'ultimo coro dell'Edipo: non dire di un uomo che è felice finché non è morto. 

J. M. Coetzee, Vergogna

martedì 8 ottobre 2024

Maturo e immaturo

Ciò che contraddistingue l'uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che contraddistingue l'uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa. 

J. D. Salinger, Il giovane Holden

domenica 6 ottobre 2024

L’acchiappatore nella segale

- Sai quella canzone che fa «Se scendi tra i campi di segale, e prendi al volo qualcuno», – Io vorrei… 
– Dice «Se scendi tra i campi di segale, e ti viene incontro qualcuno», – disse la vecchia Phoebe. È una poesia. Di Robert Burns. 
– Lo so che è una poesia di Robert Burns. Però aveva ragione lei. Dice proprio «Se scendi tra i campi di segale, e ti viene incontro qualcuno». Ma allora non lo sapevo. – Credevo che dicesse «E ti prende al volo qualcuno», – dissi – Ad ogni modo, mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell'immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini, e intoro non c'è nessun altro, nessuno di grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull'orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dal dirupo […]. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l'acchiappatore nella segale e via dicendo.

Jerome D. Salinger, Il giovane Holden

Cosa ti piacerebbe essere

Dimmi che cosa ti piacerebbe essere. Come uno scienziato. O un avvocato o qualche cosa. 
- Non potrei essere uno scienziato. In scienze sono una schiappa. 
- Be', un avvocato, come papà e compagnia bella. 
- Gli avvocati sono in gamba, direi, ma non mi attira,- dissi. - Voglio dire, sono in gamba se vanno in giro tutto il tempo a salvare la vita degli innocenti e roba simile, ma se sei avvocato queste cose non le fai. Tutto quello che fai è accumulare soldi giocare a golf giocare a bridge comprare macchine bere martini e aver l'aria dell'alto papavero. E del resto! Anche se te ne vai in giro a salvare la vita della gente e via discorrendo, chi ti dice che lo fai perché vuoi veramente salvare la vita della gente, e non perché in realtà quello che vuoi è soltanto di essere un fenomeno di avvocato, con tutti quanti che ti danno manate sulla schiena e ti fanno le congratulazioni in tribunale quando il maledetto processo è finito e i giornalisti e tutti quanti, come si vede in quegli sporchi film? Chi ti dice che non sei uno sbruffone? Non lo sapresti mai, ecco il guaio.

Jerome D. Salinger, Il giovane Holden

Consigli per il futuro

Così io e il mio compagno l'abbiamo portato nella stanza da bagno eccetera eccetera, e siamo dovuti restare là mentre lui cercava le sue iniziali su tutte le porte dei gabinetti. E ha continuato a parlare tutto il tempo, raccontandoci che i giorni più felici della sua vita erano stati quelli di Pencey e dandoci un sacco di consigli per il futuro e tutto quanto. Ragazzi, quanto mi ha depresso! Non dico che fosse un cattivo diavolo - non lo era. Ma non c'è bisogno di essere un cattivo diavolo per deprimere la gente - puoi riuscirci anche se sei una bravissima persona. Per deprimere la gente basta che ti metti a dare un sacco di consigli fasulli mentre cerchi le tue iniziali sulla porta di un gabinetto - non hai da fare altro.

Jerome D. Salinger, Il giovane Holden

sabato 5 ottobre 2024

1906-1913

Non troppe novità, nel gran mondo. Come già tutti i secoli e millenni che l'hanno preceduto sulla terra, anche il nuovo secolo si regola sul noto principio immobile della dinamica storica: agli uni il potere, e agli altri la servitù. E su questo si fondano, conformi, sia l'ordine interno delle società (dominate attualmente dai «Poteri» detti capitalistici) sia quello esterno internazionale (detto imperialismo) dominato da alcuni Stati detti «Potenze», le quali praticamente si dividono l'intera superficie terrestre in rispettive proprietà, o Imperi.

Elsa Morante, La Storia

sabato 28 settembre 2024

Anima in disordine

chi non sa quali altissime verità sia capace di scoprire e manifestare il vero poeta lirico, vale a dire l'uomo infiammato del più pazzo fuoco, l'uomo la cui anima è in totale disordine 

Leopardi, Zibaldone 

sabato 21 settembre 2024

Scoprire di essere vivi

Ben presto calò la sera. Il quartiere, dove anche durante il giorno raramente si sentiva il rumore di un risciò, era immerso nel silenzio fin dal crepuscolo. Come sempre, marito e moglie si sedettero sotto la lampada, uno vicino all'altra. Nel vasto mondo, l'unico punto illuminato era per entrambi quello in cui si trovavano loro due. Consci unicamente della reciproca presenza -
Sösuke di quella di Oyone e Oyone di quella di Sösuke -, dimenticarono l'esistenza della società, di quell'entità oscura dove la luce della lampada non arrivava. Era in quelle tranquille serate che passavano così, tutte uguali, che scoprivano di essere vivi.

Natsume Soseki, La porta

Lasciare un posto

Ho lasciato scuole e posti senza nemmeno sapere che li stavo lasciando. È una s cosa che odio. Che l'addio sia triste o brutto non me ne importa niente, ma quando lascio un posto mi piace saperlo, che lo sto lasciando. Se no, ti senti ancora peggio.

Jerome D. Salinger, Il giovane Holden

sabato 31 agosto 2024

Avarizia di parole

Devo aver assorbito gli insegnamenti di nostra madre secondo la quale una frase in meno èso sempre meglio di una in più: la sua cautela, con gli estranei specialmente, ma anche con conoscenti e familiari, la sua avarizia di parole, di un certo tipo di parole, perché se sono amare, se sono di rimprovero, di correzione, di esortazione, non ce le risparmia, non ce le ha mai risparmiate. Non chiedere, non farti avanti, non immischiarti, non insistere: è sempre stato questo il suo magistero, e ho finito per farlo mio.

Isabella Bossi Fedrigotti, Cari Saluti

Educazione spartana

A volte notavo in lui un certo disagio quando c'era un pagamento da affrontare, per un ristorante, per un viaggio, per qualche elettrodomestico o un regalo costoso. Non era tirchieria ma incertezza, come se stesse facendo segreti calcoli mentali per essere certo di potersi permettere una determinata spesa. Poi si buttava e pagava con sicurezza, senza una parola, quasi volesse far dimenticare l'esitazione di poco prima. Io la consideravo il frutto dell'educazione spartana, della radicata abitudine di famiglia all'economia, a non concedersi mai nulla che andasse al di là del necessario.

Isabella Bossi Fedrigotti, Cari Saluti

martedì 27 agosto 2024

Come sono fatti i mortali?

«Non esiste una sola risposta. Ognuno di loro è diverso. L'unica cosa che li accomuna è la morte. Conosci questa parola?» 
«Sì, la conosco» risposi. «Ma non la capisco.»
«Nessun dio la capisce. I loro corpi si sgretolano e finiscono nella terra. Le loro anime mutate in fumo freddo volano nell'oltretomba. Dove non mangiano, non bevono e non sentono alcun calore. Ogni cosa che cercano di afferrare sfugge alla loro presa.» Mi sentii accapponare la pelle.
«Come riescono a sopportarlo?» 
«Fanno del loro meglio.» 

Madeline Miller, Circe

domenica 25 agosto 2024

Crepuscolo

D'estate, i crepuscoli sono lunghi e tranquilli. Spesso la signorina Maudie ed io sedevamo in silenzio nel portico, a guardare il cielo che trascolorava dal giallo al rosa, mentre stormi di rondini passavano a volo radente sulle case.

Harper Lee, Il buio oltre la siepe

Mettersi nei suoi panni

Atticus s'alzò, arrivò in fondo al portico e studiò la spalliera di glicini. Poi, tornò lentamente verso di me. - Scout - disse - se riesci a imparare un trucchetto, andrai più facilmente d'accordo con tutte le persone, di qualunque genere siano. Non si può capire veramente qualcuno finché non si considerano le cose dal suo punto di vista. - Prego? - Finché non ti metti nei suoi panni.

Harper Lee, Il buio oltre la siepe

martedì 13 agosto 2024

Invocazione di Ettore ad Enea

Lui nulla, non ascolta le mie inutili domande, ma traendo con angoscia dal profondo del cuore un gemito: 
"Oh fuggi, figlio di Venere, strappati da queste fiamme. Il nemico è dentro le mura e Troia precipita dalla vetta. Anche troppo fu dato alla patria, a Priamo: se un braccio avesse potuto difenderla, il mio l'avrebbe difesa. Troia ti affida le sue sacre icone, i suoi Penati: prendili compagni alla tua sorte e a loro destina quelle mura che fonderai più grandi, traversato il mare"
Così disse e con le sue mani dal segreto del sacrario mi porse le bende, la grande Vesta e il fuoco eterno.

Virgilio, Eneide, Libro Secondo 

Inganno di Sinone

Quando impaurito, senza difesa si ritrova in mezzo ai nostri sguardi e lentamente volge gli occhi intorno: "Ahimè" ", dice, "quale terra ormai potrà più accogliermi, quali acque? ahimè, misero, quale speranza mi rimane, se in nessun luogo della Grecia troverò un rifugio e questi Troiani col mio sangue reclamano vendetta?" 
A quel lamento si mutano gli animi, è frenata ogni furia. Lo invitiamo a parlare, di che sangue sia, cosa rechi e con quale speranza si affidi prigioniero. 
[Lasciata infine ogni paura, cosí parla:] "Qualunque cosa, o re, possa accadermi, solo il vero ti confesserò e non negherò d'essere di sangue greco: anzitutto questo; se il fato rese infelice Sinone, per quanto malvagio, non lo renderà anche falso e bugiardo.

Virgilio, Eneide, Secondo libro

Monito di Laocoonte

Davanti a tutti allora, tra la moltitudine che lo seguiva, Laocoonte accorre giù dalla rocca acceso d'ira e di lontano: "Sventurati, che follia vi ha preso? davvero credete partito il nemico o pensate privo d'inganni un dono dei Greci? dimenticate Ulisse? Nascosti dentro questo legno sono rinchiusi gli Achei o contro le nostre mura questa macchina è fabbricata, per scrutare nelle case, sorprendere dall'alto la città, o un'altra insidia ancora vi si cela: non credetegli. Qualunque cosa sia, temo i Greci anche se recano doni". Ciò detto, con tutto il vigore scaglia un'asta smisurata nel fianco della belva, contro le curve giunture del suo ventre. E quella si confisse tremando: al colpo le cavità del corpo risuonarono, misero un gemito.

Virgilio, Eneide, Secondo libro

Dolore

Non ignoro il dolore, per questo ho imparato ad aiutare chi soffre.

Virgilio, Eneide, Primo canto

venerdì 9 agosto 2024

Mel e fel

Tra il finire del 1448 e l'inizio dell'anno seguente, ormai vicino alla fine del suo mandato, l'operaio Giovanni Borghesi fa rivestire di marmo il sagrato del Duomo, ove sono raffigurate due anfore che attualmente recano le scritte "MEL" (miele) e "LAC" (latte). In origine, al posto di "LAC" era scritto "FEL" (Fiele) come dà prova lo storico Sigismondo Tizio nelle Historiae Senenses, una fonte autorevole poiché ai primi del Cinquecento è stato vicario del vescovo, conoscitore della cattedrale, dotato di cultura classica e biblica per interpretare i significati delle tarsie, oltre a essere favorito dalla possibilità di attingere alla generazione precedente che aveva assistito alla realizzazione dell'opera'. La scritta originaria intende significare che la vita riserva agli uomini il dolce e l'amaro, tanto il bene quanto il male, cum bona, tum mala. In questa prospettiva, il Tizio ricorda un passo del secondo libro della Consolazione della filosofia di Boezio: "Non apprendesti forse da ragazzo che sulla soglia della reggia di Giove sono poste "due anfore, l'una piena di mali, l'altra, invece di beni?"''. Nel capitolo, la filosofia si rivolge all'autore impersonando la Fortuna che tiene il suo discorso e, sulla scorta di Seneca, lancia l'invito a non lamentarsi di fronte alla perdita di ciò che nel corso dell'esistenza viene eventualmente tolto, un motivo della letteratura consolatoria. Quanto ai vasi collocati in lovis limine, nel testo latino si inserisce una libera citazione in greco derivata dall'Iliade di Omero (XXIV, 527-528), probabilmente appresa da Boezio, come riferito nel passo, nella sua educazione giovanile, adulescentulus. Priamo implora Achille di restituirgli il corpo del figlio morto e desta la sua commozione ricordandogli suo padre Peleo, generando "il pianto simmetrico per i due distinti lutti". L'eroe si stupisce per la straordinaria forza d'animo, il "cuore di ferro", e la temerarietà del vecchio, che ha osato affrontare colui che ha ucciso Ettore. Lo invita a sedersi, dopo aver entrambi a lungo pianto, e dice a Priamo che gli dei hanno "filato" il destino dei mortali in modo da essere afflitti, mentre loro sono immuni dalle pene (vv. 525-531): 
Questo destino hanno dato gli dei ai mortali infelici: 
vivere afflitti, ma loro sono immuni da pena. 
Ci sono due vasi nella sala di Zeus, e l'uno contiene 
I mali che distribuisce agli uomini, e l'altro i beni:
a chi li dà mescolati Zeus fulminante, 
quando si trova nel bene e quando nel male; 
ma a chi dà solo dei mali, ne fa un disgraziato.
Dal confronto con i versi omerici, risulta di particolare rilievo l'immagine dei due vasi incisi sul sagrato del Duomo, alle due estremità, non a caso inquadrati ognuno da una sorta di tempio. Come si può notare, nella traduzione dell'Iliade, secondo una più corretta interpretazione, le due anfore sono nella "sala" di Zeus: "l'immagine... deriva da una fantasia allegorica.., ma un singolare incidente traduttivo, costantemente ripetuto nel tempo, ne ha segnato la versione più diffusa" ossia la presenza delle due giare sulla soglia della dimora di Giove.

Marilena Caciornia, Un libro di marmo. Il pavimento del duomo di Siena

giovedì 8 agosto 2024

Amore, pazienza, mitezza

«Non ti avevo mai visto leggere la Bibbia prima...» 
«Perché eri piccola. La tenevo sul comodino e la leggevo una o due volte la settimana. Chiedi alla mamma. Lei te lo dirà.»
«Ultimamente hai letto qualcosa che ti piacerebbe condividere con me?»
«Lo vorresti?» 
Lei fece segno di sì e lui impiegò pochi istanti a trovare il brano che cercava. «È la lettera ai Galati, 5:22», disse tenendo la Bibbia aperta in grembo. Si schiarì la voce prima di recitare. «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé.» Lei lo osservò mentre leggeva, ricordando il proprio atteggiamento quando era arrivata lì e la reazione del padre alla sua rabbia. Pensò alle volte in cui lui si era rifiutato di discutere con la mamma, anche se lei cercava di provocarlo. Al momento l'aveva considerata una debolezza e spesso si era augurata che il padre fosse diverso. Ma adesso, tutto a un tratto, sapeva di essersi sbagliata su molte cose.

Nicholas Sparks, L'ultima canzone 

martedì 6 agosto 2024

Lavoro delle api

Turbinano le api al principio d'estate per la campagna fiorita, sotto il sole, in un fitto ronzio, quando portano all'aria le nuove covate o condensano il liquido miele o riempiono le celle dei favi di nettare dolce o accolgono il bottino recato da altre operaie, o quando - serrate le file - scacciano dagli alveari la razza inetta dei fuchi: ferve il lavoro, fragrante il miele profuma di timo.

Virgilio, Eneide, Libro primo

lunedì 5 agosto 2024

Capacità di sopportazione cinese

Da allora sono tornato in Cina più di cinquanta volte, imparando ad ammirare, come molti altri viaggiatori nel corso dei secoli, il popolo cinese per la sua capacità di sopportazione, la sua finezza intellettuale, il suo senso della famiglia e la sua cultura. Allo stesso tempo, per tutta la mia vita ho riflettuto sulla possibilità di costruire la pace, in larga misura da una prospettiva americana.

Henry Kissinger, Cina

domenica 4 agosto 2024

Paradosso dell’individualismo

Questo, infatti, è il paradosso della modernità: più incoraggia l'individualismo, più è costretta a moltiplicare le regole per mettere sotto controllo il "lupo" che ognuno di noi si rivela potenzialmente essere. Il clamoroso fallimento di questa impostazione è oggi davanti a tutti, malgrado i tentativi di nasconderlo. Non ci saranno mai abbastanza regole per ammaestrare i lupi

Da Mariella Carlotta, Il bene di tutti

sabato 3 agosto 2024

Ora di solitudine

Il pastore Harris era una persona mite che aveva avuto una vita difficile. Prendeva sul serio la sua vocazione e trascorreva le serate a occuparsi del proprio gregge, all'ospedale, oppure a qualche veglia funebre o a casa di membri della congregazione che erano diventati amici suoi. Celebrava matrimoni e battesimi, organizzava un gruppo d'ascolto, e si occupava del coro. Ma tutte le sere, nell'ora prima del tramonto, e con qualsiasi tempo, camminava per un'ora da solo sulla spiaggia. Al ritorno, spesso a Steve capitava di pensare che quell'ora di solitudine fosse proprio ciò di cui aveva bisogno il pastore. Sul suo viso c'era un'espressione pacata e serena tutte le volte che tornava da quelle passeggiate.

Nicholas Sparks, L'ultima canzone 

martedì 30 luglio 2024

Non mollare

A me lo sport ha insegnato a soffrire, a combattere, a non mollare.

Pietro Trabucchi, Resisto dunque sono

sabato 27 luglio 2024

Astrarsi dalla realtà

Ma a volte gli capitava di pensare che la mezza età lo aveva reso più riflessivo. Sebbene un tempo avesse creduto che la risposta si trovasse in qualche modo nella musica che creava, ora sospettava di essersi sbagliato. Più ci pensava, più si rendeva conto che per lui la musica era sempre stata un mezzo per astrarsi dalla realtà, piuttosto che per viverla con maggiore intensità. Adesso sapeva che nascondersi nella musica non aveva tanto a che fare con Dio, quanto piuttosto con un desiderio egoistico di fuggire da tutto.

Nicholas Sparks, L'ultima canzone 

venerdì 26 luglio 2024

Tra scrittore e lettore

A chi mi chiede consigli e ai partecipanti dei laboratori di scrittura creativa non mi stanco mai di ripetere che il requisito basilare di ogni romanzo, di ogni storia, è la passione di chi scrive. Se non ci metti il cuore e l'anima, il tuo libro è «freddo» e il lettore se ne accorge. Quando mi invitano a descrivere il mio modo di lavorare, uso inevitabilmente parole come «appassionare», «coinvolgere», «stupire», «divertire». Credo che lo scopo del mio lavoro sia suscitare emozioni. Non so se ci riesco sempre (sta al lettore giudicarlo), ma di sicuro ci provo sempre. Uso tutte le mie capacità per trasmettere a chi legge ciò che sento mentre scrivo. Tutta la gamma delle emozioni, nessuna esclusa, a seconda del momento epico, tragico, romantico, comico, rilassante, angosciante o semplicemente quotidiano fissato sulla carta dalle mie parole. Il mio obiettivo è non lasciare indifferente il lettore. Tra chi sta «di qua» e chi sta «di là» dalla pagina stampata deve scorrere un flusso di emozioni, non riesco a immaginarmi un rapporto diverso tra romanziere e lettore.

Marcello Bramati, Lorenzo Sanna, Leggere per piacere

Fugacità

Ormai aveva imparato che niente di bello dura per sempre. La gioia era un'emozione fugace come una stella cadente che attraversa il cielo notturno per poi spegnersi in un baleno.

Nicholas Sparks, Vicino a te non ho paura

Chi vorresti essere

«Che cosa ti piacerebbe fare nella vita?» «Forse i miei sogni non sono tanto complicati. Forse credo che un lavoro sia solo un lavoro.» «Che cosa significa?»
«Forse non mi va di essere definita da ciò che faccio. Forse preferirei essere definita da ciò che sono.» Lui ci pensò su. «Ho capito. Allora chi vorresti essere?» le domandò. «Vuoi proprio saperlo?» «Altrimenti non te lo avrei chiesto.» Lei si fermò e lo guardò negli occhi. «Vorrei essere una moglie e una madre», rispose infine.

Nicholas Sparks, Vicino a te non ho paura

domenica 14 luglio 2024

A testa bassa

Lavorava a testa bassa e teneva sempre il bancone in perfetto ordine. Era un modo per far passare più in fretta la giornata.

Nicholas Sparks, Vicino a te non ho paura

mercoledì 10 luglio 2024

Gloria

La gloria è una strana cosa. Alcuni uomini la guadagnano dopo la morte, mentre altri sfumano nell'oblio. Ciò che viene ammirato in un'epoca, viene disprezzato in un'altra.» Allarga le grandi mani. «Non possiamo dire chi sopravviverà al fuoco della memoria.»

Madeline Miller, La canzone di Achille

martedì 9 luglio 2024

Non c’è pace

Gli occhi di Priamo trovano l'altro cadavere, il mio, che giace sul letto. «Quello è... il tuo amico?» 
«Philtatos» dice Achille, brusco. Il più amato. «Il migliore tra gli uomini, massacrato da tuo figlio.» «Sono desolato per la tua perdita» dice Priamo. «E sono desolato che sia stato mio figlio a portarlo via da te. Tuttavia ti prego di avere pietà. Nel dolore, gli uomini, anche se nemici, devono aiutarsi tra loro.» 
«E se non volessi farlo?» Le sue parole ora sono rigide. «Allora non lo farai.» 
Segue un istante di silenzio. «Potrei ucciderti comunque» dice Achille.
«Lo so.» La voce del re è tranquilla, priva di paura. «Ma la mia vita vale l'opportunità di far riposare in pace l'anima di mio figlio.» 
Gli occhi di Achille si riempiono di lacrime; distoglie lo sguardo in modo che il vecchio non se ne accorga. 
La voce di Priamo è gentile. «È giusto cercare requie per i morti. Tu e io sappiamo che non c'è pace per coloro che restano vivi.» 
«No» sussurra Achille. 
Tutto è immobile nella tenda; il tempo sembra essersi fermato. Poi Achille si alza in piedi. «È quasi l'alba, non voglio che tu corra rischi mentre torni a casa. Dirò alle mie serve di preparare il corpo di tuo figlio.»

domenica 7 luglio 2024

Ambizione

È incredibile quanto poche siano le persone ambiziose, e quante invece quelle che si contentano di ciò che hanno.

Doris Lessing, Se gioventù sapesse 

sabato 6 luglio 2024

Mondo dei poveri, vecchi, malati

Invece di proseguire diritta e raggiungere la strada in cui abito, la "mia" strada, ho girato un angolo, e poi un altro, e mi sono ritrovata davanti alla casa di Annie, ho aperto la porta e sono entrata in quel mondo del quale un tempo ignoravo addirittura l'esistenza, il mondo dei poveri, dei vecchi, dei malati; e di coloro che li accudiscono, gli Assistenti Sociali, gli Aiuti Domestici, le Buone Vicine, le Visitatrici della Parrocchia. Un mondo così diverso dal mio - dove tutti si tengono saldamente in equilibrio e non temono (perché sono cose che succedono solo agli altri) di inciampare, cadere e ritrovarsi immobilizzati in una stanzetta, alla mercè dei volonterosi che vengono a trovarli, portano loro da mangiare, li confortano. Un mondo al quale nessuno di noi pensa mai, finché non vi è costretto. Anch'io, se avessi deciso di non occuparmi più di Annie, se oggi non avessi voltato quell'angolo e poi il successivo per andare da lei, d'ora in poi passerei senza fermarmi davanti a quel quartiere dove migliaia di esseri lottano per sopravvivere, ignorati da tutti, e ben presto dimenticherei persino che esiste.

Doris Lessing, Se gioventù sapesse

giovedì 4 luglio 2024

Condividere la solitudine

Mai avrei creduto di provare tanta felicità solo restandomene seduta per tre, quattro ore accanto a un uomo, spesso senza neppure parlare. Osservavamo le persone che si avvicendavano ai tavoli attorno al nostro, e con un semplice sguardo o un sorriso ci scambiavamo silenziosi commenti su di loro. Seguivamo i loro piccoli drammi e ascoltavamo di nascosto i loro discorsi. Oppure conversavamo - ma di che cosa, visto che sono anche troppi gli argomenti che dobbiamo evitare, cui non dobbiamo neppure alludere? Ci inventiamo delle storie su ciò che vediamo; parliamo dei nostri rispettivi amici. Condividiamo la nostra solitu-dine, ecco cosa facciamo. Io trascorro buona parte del mio tempo da sola, passeggio, vado al cinema, mi siedo al caffè, parlo con gli estranei, visito musei e gallerie, sempre da sola. E ora c'è qualcun altro con me: e stare con lui mi riesce facile e naturale quanto starmene da sola.

Doris Lessing, Se gioventù sapesse 

mercoledì 3 luglio 2024

Quale vita è più importante

Una volta Chirone ci aveva detto che le nazioni sono la più sciocca invenzione dei mortali. «Non c'è uomo che valga più di un altro, e non importa da dove proviene.» 
«Ma se quell'uomo fosse mio amico?» aveva chiesto Achille, i piedi appoggiati contro la parete della caverna rosa. «O mio fratello? Dovrei trattarlo come uno sconosciuto?»
«La tua è una domanda su cui s' interrogano i filosofi» aveva detto Chirone. «Vale di più per te, forse. Ma lo sconosciuto è l'amico o il fratello di qualcun altro. Quindi, quale vita è più importante?» Eravamo rimasti in silenzio.

Madeline Miller, La canzone di Achille

domenica 30 giugno 2024

Uomo diverso dagli altri

Quell'uomo, pensavo, è diverso dagli altri, me ne sono resa conto subito, impossibile non accorger-sene. Ci si scorda facilmente di quanto siano per lo più mediocri le persone che ci circondano: e poi, all'improvviso, si incontra uno come lui.

Doris Lessing, Se gioventù sapesse

Storie di violenza

Molte delle storie raccontate nelle domande dei richiedenti asilo, con la gelida laconicità dei referti burocratici, sono false, o lo sono in parte. I fatti sono ingranditi, le persecuzioni accre-sciute, le torture aggravate. Anche i familiari morti sono piú numerosi. Capita che un padre dichiarato ucciso sia invece vivo in patria o altrove, e così un fratello, una sorella o un figlio.
Ma molte di più sono vere. Sono però non meno atroci, assurde, talvolta incredibili, perché la realtà ignora la verosimiglianza, e la coerenza. E la violenza che un essere umano può infliggere a un altro eccede quasi sempre la nostra educata immaginazione di europei nati e cresciuti in tempo di pace.

Melania G. Mazzucco, Io sono con te. Storia di Brigitte

mercoledì 26 giugno 2024

Senza un alito di vento

Quella notte, mi svegliai boccheggiante. Ero madido di sudore, e la tenda era calda in modo opprimente. Achille dormiva accanto a me, la sua pelle umida come la mia. Uscii in cerca di sollievo, di un soffio di brezza dal mare. Ma anche lì, l'aria era pesante e umida. Era tutto stranamente silenzioso. Non si sentiva niente, nemmeno lo schiocco dei lembi delle tende, nemmeno il tintinnio dei finimenti sciolti. Anche il mare era silenzioso, come se le onde avessero smesso di sferzare la spiaggia. Al di là dei frangenti, l'acqua era piatta come un lucido specchio di bronzo. Mi resi conto che non c'era nemmeno un alito di vento.

Madeline Miller, La canzone di Achille

domenica 23 giugno 2024

Discordia

La discordia è una terribile forza in sé; riduce gli uomini all'insensatezza, all'oscuramento e al pervertimento della mente e dei sentimenti. In un dissenso, l'offensore, riconoscendo d'avere offeso, non va a consigliarsi con l'offeso, ma dice: "Io l'ho offeso, quindi devo vendicarmi di lui".

Gustavo Zagrebelsky, Liberi servi. Il grande inquisitore e l''enigma del potere

Sofferenza e coscienza

La sofferenza è ancora viva, sia pure come un'anomalia, in chi non rinuncia alla coscienza, sia pure una disperata coscienza nichilistica, che si racchiude in sé nel rifiuto e non propone sostituzioni al mondo dei valori che respinge: «l'uomo alla vera sofferenza, ossia alla distruzione e al caos non rinunzierà mai. La sofferenza è difatti l'unico motivo della coscienza. 

Gustavo Zagrebelsky, Liberi servi. Il grande inquisitore e l''enigma del potere

Sottosuolo e soprasuolo

Il sottosuolo è il luogo dove si rifugia qualche esemplare della razza umana che ha mantenuto vivi coscienza e desiderio, sia pure coscienza della propria umiliazione e desiderio della propria abiezione, come segno di distinzione, anzi di rivolta interiore. Da lí, dal sottosuolo, queste creature, simili a topi o a insetti senza futuro, guardano con disprezzo a quelli del «soprasuolo», quelli che, stando al cospetto del Palazzo di cristallo, cercano e trovano il successo secondo le regole ch'esso detta e difende. 

Gustavo Zagrebelsky, Liberi servi. Il grande inquisitore e l''enigma del potere

sabato 22 giugno 2024

Decomposizione dell’umanità

Tutto ciò è cosí grandioso, cosí immenso da dare le vertigini, e si resta sbalorditi dalla grandezza dell'Inghilterra ancor prima di mettere piede sul suolo inglese. Ma è solo dopo ... dopo aver calcato per qualche giorno il selciato delle strade principali, dopo esser penetrati con grande fatica nel brulicare umano, tra le file interminabili di carri e carrozze, dopo aver visitato i "quartieri brutti" della metropoli, soltanto allora si rileva che questi londinesi hanno dovuto sacrificare la parte migliore della loro umanità per compiere tutti quei miracoli di civiltà di cui la loro città è piena; che centinaia di forze latenti in essi sono rimaste inattive e sono state soffocate affinché alcune poche potessero svilupparsi più compiutamente e moltiplicarsi mediante l'unione con quelle di altri. 
Già il traffico delle strade ha qualcosa di repellente, qualcosa contro cui la natura umana sí ribella. Le centinaia di migliaia d'individui di tutte le classi e di tutti i ceti che si urtano tra loro non sono tutti quanti uomini con le stesse qualità e capacità, e con lo stesso desiderio di essere felici? ... La brutale indifferenza, l'insensibile isolamento di ciascuno nel suo interesse personale emerge in modo tanto più ripugnante e offensivo, quanto maggiore è il numero di questi singoli individui che si sono ammassati in uno spazio ristretto; e anche se sappiamo che questo isolamento del singolo, questo angusto egoismo è dappertutto il principio fondamentale della nostra odierna società, pure in nessun luogo esso si rivela in modo cosí sfrontato e aperto, in modo cosí consapevole come qui, nella calca della grande città. La decomposizione dell'umanità in monadi, ciascuna delle quali ha un principio di vita particolare e uno scopo particolare, il mondo degli atomi, è stato portato qui alle sue estreme conse guenze. È per questo che la guerra sociale, la guerra di tutti contro tutti, è dichiarata apertamente ... Dappertutto barbara indifferenza, duro egoismo da un lato, e miseria indicibile dall'altro; dappertutto la guerra sociale, la casa di ogni singolo in stato d'assedio; dappertutto rapine reciproche sotto la protezione della legge, e tutto ciò in maniera cosí spudorata, cosí aperta, che ci atterrisce dinanzi alle conseguenze delle nostre condizioni sociali, che si presentano cosí senza veli, e soltanto ci si stupisce del fatto che tutta questa pazzesca baraonda riesca in generale a reggersi ancora.

Engels, La situazione della classe operaia in Inghilterra, in Liberi servi. Il grande inquisitore e l'enigma del potere di Gustavo Zagrebelsky

mercoledì 19 giugno 2024

Decisione di Achille

«Andrò» disse. «Andrò a Troia.» Il bagliore roseo delle sue labbra, il verde febbricitante dei suoi occhi. Il suo viso non aveva nemmeno una ruga, 
nemmeno un' increspatura, un accenno di grigio; era fresco e perfetto. Lui era primavera, dorato e splendente.
La Morte invidiosa avrebbe bevuto il suo sangue, e sarebbe diventata giovane di nuovo. 

Madeline Miller, La canzone di Achille

lunedì 17 giugno 2024

Strana miopia

Io prendo sul serio solo le cose negative minimizzando o ignorando quelle positive, come se fossi affetta da una strana miopia e riuscissi a mettere a fuoco solo ciò che è brutto. Come se fosse vero e reale solo quel che fa soffrire, e il resto scontato o inutile. Sono così da sempre, non penso di poter cambiare. 

Daria Bignardi, Un karma pesante

venerdì 14 giugno 2024

Oligarchia, democrazia, monarchia

[80.1] Dopo che il tumulto si fu calmato e furono passati cinque giorni, quelli che si erano ribellati ai Magi tenevano un consiglio sulla situazione, e furono pronunciati discorsi che, se per alcuni Greci sono incredibili, pure furono pronunciati. 

[80.2] Otane invitava a porre il potere nelle mani di tutti i Persiani dicendo questo: "A me sembra opportuno che nessuno divenga più nostro monarca, perché non è cosa né piacevole né conveniente. Sapete infatti fin dove giunse l'arroganza di Cambise e avete provata anche l'arroganza del Mago. 

[80.3] Come dunque potrebbe essere una cosa perfetta la monarchia, se in essa si può fare ciò che si vuole senza doverne rendere conto? Perché anche il migliore degli uomini, una volta salito a tale autorità, il potere monarchico lo allontanerebbe dal suo solito modo di pensare. Dai beni presenti gli viene infatti l'arroganza, mentre sin dalle origini è innata in lui l'invidia. 

[80.4] E quando ha questi due vizi ha ogni malvagità, perché molte scelleratezze le compie perché pieno di arroganza, altre perché pieno di invidia. Eppure un sovrano dovrebbe essere privo di invidia, dal momento che possiede tutti i beni. Invece egli si comporta verso i cittadini in modo ben differente: è invidioso che i migliori siano in vita, e si compiace dei cittadini peggiori ed è prontissimo ad accogliere le calunnie. 

[80.5] Ma la cosa più sconveniente di tutte è questa: se qualcuno lo onora moderatamente, si sdegna di non essere onorato abbastanza; se invece uno lo onora molto, si sdegna ritenendolo un adulatore. E la cosa più grave vengo ora a dirla: egli sovverte le patrie usanze e violenta donne e manda a morte senza giudizio. 

[80.6] La moltitudine che governa, invece, anzi tutto ha il nome più bello di tutti, isonomia, in secondo luogo non fa niente di quanto fa il monarca: le cariche sono esercitate a sorte, ha un potere soggetto a controllo, tutte le decisioni sono prese in comune. Io dunque propongo di abbandonare la monarchia e di elevare il popolo al potere, perché nella massa sta ogni potere". 

[81.1] Questo parere esponeva Otane. Megabizo invece esortava a volgersi all'oligarchia dicendo così: "Quel che ha detto Otane per por fine alla tirannide si intenda detto anche da me; ma quanto al fatto che vi invitava a conferire il potere al popolo, egli non ha colto il parere migliore: niente infatti c'è di più privo di intelligenza, né di più arrogante del volgo buono a nulla. 

[81.2] E certo è cosa assolutamente intollerabile che per fuggire l'arroganza di un monarca gli uomini cadano nell'arroganza di una plebaglia sfrenata. Quello infatti, se fa qualcosa, la fa a ragion veduta, questa invece non ha neppure capacità di discernimento: e come potrebbe aver discernimento chi né ha imparato da altri né conosce da sé niente di buono, e si getta alla cieca senza senno nelle cose, simile a torrente impetuoso? 

[81.3] Della democrazia facciano dunque uso 
quelli che vogliono male ai Persiani; noi invece, scelto un gruppo degli uomini migliori, a questi affidiamo il potere; fra questi ci saremo anche noi, ed è giusto che dagli uomini migliori derivino le migliori deliberazioni". 

[82.1] Megabizo esponeva dunque questo parere. E per terzo Dario rivelava il suo parere dicendo: "A me quel che ha detto Megabizo riguardo al governo democratico mi pare l'abbia detto giustamente; non giustamente invece quel che riguarda l'oligarchia. Essendoci tre forme di governo ed essendo tutte a parole ottime, ottima la democrazia e l'oligarchia e la monarchia, io affermo che quest'ultima è di molto migliore. 
[82.2] Di un uomo solo che sia ottimo niente potrebbe apparire migliore, e, valendosi di tale sua saggezza, egli potrebbe guidare in modo perfetto il popolo, e così soprattutto potrebbero esser tenuti segreti i provvedimenti contro i nemici. 

[82.3] Nell'oligarchia invece ai molti che impiegano le loro qualità nell'amministrazione dello stato sogliono capitare gravi inimicizie private, perché, volendo ciascuno essere il primo e prevalere con i suoi pareri, vengono a grandi inimicizie fra loro, e da queste nascono discordie, e dalle discordie stragi, e dalle stragi si passa alla monarchia, e con ciò si dimostra di quanto questo regime è il migliore. 

[82.4] D'altra parte, se il popolo è al potere, è impossibile che non sopravvenga la malvagità. 
E, sopravvenuta nello stato la malvagità, sorgono fra i malvagi non inimicizie, ma salde amicizie, poiché quelli che danneggiano gli interessi comuni lo fanno cospirando fra loro. E questo succede fino a che uno del popolo, postosi a capo degli altri, li fa cessare; in conseguenza di ciò costui s'impone all'ammirazione del popolo, e così ammirato viene proclamato monarca. E cosi anche questo dimostra che la monarchia è la cosa migliore. 

[82.5] E per dir tutto in una sola parola, da dove ci è venuta la libertà e chi ce l'ha data? Ci è venuta dal popolo o dall'oligarchia o non piuttosto da un monarca? Il mio parere è dunque che noi, avendo ottenuta la libertà per opera di un solo uomo, dobbiamo mantenere in vigore la stessa forma di governo, e inoltre non dobbiamo abolire le istituzioni dei nostri padri, che sono buone, perché non sarebbe certo la cosa migliore".

Erodoto, Storie III

Come è bella

Aristofane rappresenta «la tregua» come un'affascinante fanciulla avvolta in pepli trasparenti che esce dalla grotta in cui «la guerra» l'aveva rinchiusa, e il popolo stanco di violenza esclama: «Come è bella». Oggi, della democrazia, una volta uscita dall'involucro ideologico che in certi momenti storici l'ha avvolta, diremmo ancora: «Come è bella»? 

Guatavo Zagrebelsky, Il mutamento genetico della democrazia 

Identità democratica

Il concetto d'identità democratica non mi sembra possa essere inteso se non nel senso della 
costruzione di un forte e coerente senso di responsabilità civica. L'ideologia democratica nella sua effettiva dinamica storica, nei suoi sviluppi e nelle sue variabili, può lasciare critici e perplessi; il «metodo democratico» in quanto prassi di scelta di élite dirigenti all'interno di una civiltà civile può venir positivamente valutato, a patto di non abbandonarsi alla mistica del «migliore dei sistemi possibili» che non è razionalmente comprovabile: e ch'è invece quanto nella sostanza si sente ripetere di continuo, nella riproposizione dello stanco ironico aforisma secondo il quale la democrazia sarebbe «il peggiore dei sistemi possibili, esclusi tutti gli altri».

Franco Cardini, Alla ricerca della ragione nascosta

lunedì 10 giugno 2024

Politica e democrazia

Se la parola «politica» è tanto deformata e incompresa, che dire della parola «democrazia»? È ormai diventata opinione comune che essa sia il frutto della vittoria elettorale, e quindi del voto della maggioranza. Sarebbe come dire che il regime nazista era democratico perché uscí dalla scheda elettorale, a differenza di quello di Pinochet o Videla, conseguenza di un colpo di stato militare. È ovvio che una vittoria elettorale non consente alla maggioranza di esercitare una sorta di dittatura. Perché un governo sia democratico è necessario il rispetto dei diritti di tutti i cittadini, minoranze comprese, cura e attenzione per tutte le diversità. Che eserciti il potere secondo democrazia e libertà, non soltanto che derivi da libere elezioni.

Anna Foa, Nel cuore di tenebra insieme a Primo Levi

sabato 8 giugno 2024

Scelte e storia

Fin da piccola mi era stato insegnato che la storia non è un meccanismo che va avanti da solo e tutto stritola nel suo precipitare, ma è fitta di scelte, di possibilità mancate, di strade che si biforcano, senza determinazioni. Mi sarei accorta con i miei studenti che questo è un insegnamento difficile da assorbire, perché della storia hanno invece un'immagine deterministica. Sono convinti che non ci sia libertà nel processo storico, che tutto si svolga necessariamente. Vedono nella contestualizzazione storica una giustificazione dei fatti, non una spiegazione degli spazi di libertà utilizzati e di quelli perduti.

Anna Foa, Nel cuore di tenebra insieme a Primo Levi

giovedì 6 giugno 2024

Biblioteche e conoscenza

È l'accumulo della conoscenza disponibile a tutti e il suo sedimentarsi e raffinarsi continuamente a permetterci di guardare al futuro con maggior ottimismo di quanto spesso il presente non ci lasci sperare.

Elena Cattaneo, Il metodo della scienza per la democrazia 

Scienza e verità

La scienza non ha bisogno di essere tutta la verità, essendo solamente un metodo - e non ne conosco di migliori - per studiare quello che nessuno conosce. Un metodo che usa sperimentazione, risultati e logica per descrivere la realtà, distinguerla dalle opinioni e capire se quello di cui stiamo parlando è ciò che veramente è, oppure quello che noi pensiamo che sia.

Elena Cattaneo, Il metodo della scienza per la democrazia 

Cervello e paura

La conseguenza è che il nostro cervello è ancora pronto a scattare al primo accenno di paura, a ragionare in maniera binaria, a pretendere certezze bianco/nero senza riuscire a prendere in considerazione la complessità - un valore enorme, proprio delle società mature, plurali e inclusive.

Elena Cattaneo, Il metodo della scienza nella democrazia 

giovedì 30 maggio 2024

Essere fiducioso

C'erano almeno mille cose che avrei potuto dire per rimproverarlo per la sua ingenuità. Si era sempre fidato troppo facilmente; aveva sempre avuto così poco da temere o guardare con sospetto. Nei giorni che avevano preceduto la nostra amicizia, lo avevo quasi odiato per questo, e una vecchia scintilla di quel sentimento si accese in me, tentando di riprendere vigore. Chiunque altro avrebbe capito che Teti agiva soltanto per i suoi scopi. Come aveva potuto essere così sciocco? Quelle parole rabbiose mi pungevano la bocca. Ma quando cercai di pronunciarle, mi accorsi che non potevo. Le guance di Achille erano arrossate dalla vergogna e la pelle sotto i suoi occhi era segnata. L'essere fiducioso faceva parte di lui, come le sue mani o i suoi piedi prodigiosi. E anche se ero ferito, non volevo che perdesse la fiducia, non volevo vederlo diventare inquieto e pieno di paure come tutti noi, non lo avrei mai voluto nemmeno per tutto l'oro del mondo.

Madeleine Miller, La canzone di Achille

Concerti

Non ho mai capito di che pasta sia quella solidarietà così attaccaticcia che trasuda dai grandi 'concerti, sentirsi partecipi non si sa di che cosa: come se lo stesso sentimento potesse davvero riguardare tutti, le gratitudini da esprimere e le fregature di cui consolarsi, e non si sa se la folla sia un enorme salame legato da un filo bello unto o se tutto assomigli, piuttosto, a quello che fanno le rondini in un cortile, volando per ore intorno nella più strana indisciplina eppure restando sempre lì sopra, in un gabbione d'aria che riassume degnamente il cielo.

Michele Serra, Il nuovo che avanza

martedì 28 maggio 2024

Ipertensione

L'approccio medico classico all'ipertensione è molto lineare. Dato che la pressione alta accorcia la vita, esponendoci a un maggior rischio di eventi cardiovascolari, serve un farmaco per farla ritornare su livelli corrispondenti a un minor rischio. In relazione a questa ingenua consequenzialità, che ricorda un po' i sillogismi assurdi con cui ci si divertiva al liceo studiando filosofia (se mi ubriaco, dormo; se dormo non commetto peccati; se non voglio commettere peccati devo ubriacarmi..), si dà per scontato che abbassare artificialmente la pressione con un farmaco sia la medesima cosa rispetto all'averla naturalmente bassa. Nulla di più errato e semplicistico."

Giorgio Nardone, Mangia muoviti ama

domenica 26 maggio 2024

Prego gli dei

Io prego gli dei: che il destino mi conceda prosperità nella sorte e serenità di cuore e una fama moderata e priva di falsità: così potrò adattarmi più facilmente al domani che cambia e vivere felice, sempre.

Euripide, Fedra

Misericordia

Grande cosa è la misericordia degli dei: questo pensiero, quando penetra nel cuore, allevia le mie pene e fa nascere in me la speranza di capire il senso della vita. Ma se contemplo le vicende e le sorti dei mortali, resto smarrito: una dopo l'altra cambiano le cose e la vita degli uomini muta di continuo, senza tregua.

Euripide, Fedra

Empio cacciato dalla patria

IPPOLITO È proprio questo che mi stupisce, in te: se tu fossi mio figlio e io tuo padre e fossi certo che avessi toccato la mia sposa, a morte ti manderei, non in esilio. 
TESEO Hai detto bene: a morte! Ma non morirai nel modo che vuoi tu: una fine rapida è la migliore per chi soffre. Esule andrai, lontano dalla patria, e in terre straniere condurrai una vita amara e miserabile. È la giusta ricompensa per un uomo empio.

Tutto si stravolge

Come si può dire a un uomo: tu sei felice? La fortuna ti porta dall'alto in basso e tutto si stravolge.

Euripide, Fedra

Afrodite

Il mio potere è grande e grande è la mia fama in cielo e in terra: sono una dea, il mio nome è Atrodite. Tutti gli uomini che venerano la mia potenza in questo mondo, io li rispetto, ma non ho pietà per coloro che verso di me si mostrano arroganti. Il piacere di essere onorati è innato negli dei.

Euripide, Fedra 

Follia

Ho pensato poi di dominare questa follia ricorrendo al buon senso e alla virtù. Ma poiché non riuscivo in nessun modo a soffocare il mio amore, ho deciso di morire. È la scelta migliore. Le cose belle che ho fatto nella vita non restino nascoste: ma non voglio testimoni per la mia vergogna.

Euripide, Fedra

Inerzia che induce al male

Nelle mie lunghe notti spesso ho meditato sulla vita umana, come si corrompe e perché. Non è la ragione che ci induce al male; che cosa sia il bene, noi lo sappiamo ma non ci sforziamo di compierlo o per l'inerzia che ci vince o perché gli preferiamo altri piaceri.

Euripide, Fedra

sabato 25 maggio 2024

Resterà solo il vento

Di queste città resterà solo chi le traversa ora: il vento! 
La casa colui che banchetta fa beato: ché egli la vuota. 
Noi lo sappiamo, siamo di passaggio. 
Dopo di noi: nulla di notevole.

Bertold Brecht, Io vengo dai boschi neri

Disposti a uccidere

«Agamennone e Micene si appellano a tutti gli uomini dell'Ellade perché prendano il mare fino al regno di Priamo per andare a liberarla. Troia è ricca e verrà espugnata facilmente. Tutti coloro che combatteranno torneranno a casa con grandi bottini e onori.» 
Quelle erano le parole giuste. La ricchezza e la reputazione erano le due cose per cui la nostra gente era sempre stata disposta a uccidere.

Madeline Miller, La canzone di Achille

Se loro si arrabbiano

Achille mi scrutò per un momento. «A te importa se loro si arrabbiano?» 
Sì. Mi avrebbe riempito di orrore scoprire che Chi-rone era adirato con me. La disapprovazione altrui si annidava sempre profondamente dentro di me. E non potevo scrollarmela di dosso con facilità come faceva Achille. 

Madeline Miller, La canzone di Achille

Ciò che ti sei guadagnato

«Voglio solo...» Mossi appena le dita, indicando Chirone. Achille capì e scomparve nella caverna. Mi girai a guardare il centauro. «Se dovessero essera problemi, me ne andrò.» 
Ci fu un lungo silenzio, e per un attimo pensai che lui non avesse nemmeno sentito. Ma alla fine disse: «Non permettere che ciò che ti sei guadagnato oggi venga vanificato così facilmente». 

Madeline Miller, La canzone di Achille

venerdì 24 maggio 2024

Ricordi

Ricordati che le cose che ti entrano in testa poi ci restano per sempre, gli disse. Forse dovresti rifletterci. 
Però certe cose uno se le dimentica, no? 
Sì. Ci dimentichiamo le cose che vorremmo ricordare e ricordiamo quelle che vorremmo dimenticare.

Cormac MacCarty, La strada

martedì 21 maggio 2024

Eutanasia

- Se mi chiedeste di morire, io non sarei capace di uccidervi solo perché è quello che volete.
Bonaria Urrai la fissò, e Maria vide che la vecchia era stanca. 
- Non dire mai: di quest'acqua io non ne bevo. Potresti trovarti nella tinozza senza manco sapere come ci sei entrata. 

Michela Murgia, Accabadora

Tutto quello che serve

L'anziana sarta parlava con la sincerità con cui si fanno le confidenze agli sconosciuti sul treno, sapendo che non si dovrà sopportare mai piú il peso dei loro occhi. - Non mi si è mai aperto il ventre, - proseguí, - e Dio sa se lo avrei voluto, ma ho imparato da sola che ai figli bisogna dare lo schiaffo e la carezza, e il seno, e il vino della festa, e tutto quello che serve, quando gli serve.

Michela Murgia, Accabadora

domenica 19 maggio 2024

Rabbia

Gli avevano portato il televisore in camera perché potesse distrarsi quando non c'era nessuno a fargli compagnia, ma Nicola lo teneva quasi sempre spento e guardava fuori dalla finestra, proiettato in un mondo di rabbia silenziosa dove lui era l'unico cittadino con diritto di residenza.

Michela Murgia, Accabadora

Una gamba non fa un uomo

- E allora perché parlate come una che non sa la vita? 
- C'è solo una persona qui dentro che non sa la vita. Se avessi buon senso dovresti ringraziare il tuo santo del miracolo di essere vivo, che per quello che ti è toccato saresti già sottoterra, e noi a piangerti intorno. 
- Tutta la vita a letto lo chiamate miracolo? Andare a cagare portato sopra una sedia voi lo chiamate miracolo? Prima sí che ero un miracolo, ero uomo come a Soreni ce ne sono forse due, o nemmeno. Adesso sono uno storpiato, uno che non vale l'aria che respira. Cento volte meglio sarebbe stato se fossi morto! 
A quelle parole Bonaria tacque, volgendosi alla finestra da dove la luce del giorno ancora pieno illuminava la stanza di un irreale e caldo rosato. I puttini sul copriletto scintillavano sguaiatamente a quella carezza luminosa, generando tra le pieghe della ciniglia l'illusione ottica di una danza infantile e isterica. Bonaria raccolse lo scialle dalla sedia con un movimento breve, preludendo al congedo. Mentre usciva mormorò: 
- È questo che pensi veramente, Nicola? Io credo che ti sbagli. Se basta una gamba a fare l'uomo, allora ogni tavolo è piú uomo di te.

Michela Murgia, Accabadora

Sentirsi impotente per la prima volta

- Il Signore dà e il Signore toglie. Non possiamo prendere solo quello che ci piace. 
Nicola rise a quella frase fatta, ed era una risata secca, densa di tutta la rabbia di un uomo che si sente impotente per la prima volta.

Michela Murgia, Accabadora

Eutanasia

- Stai parlando di cose che non ti spettano, e Santino ha sbagliato a fare lo stesso. In ogni caso, qualunque cosa ti abbia detto, non sono casi nemmeno vicini. Giacomo Littorra stava morendo. 
- E io sono morto già, ma non mi possono sotterrare. 
Bonaria fece un gesto di stizza con la mano che era più chiaro di qualsiasi parola. 
- Credi davvero che il mio compito sia ammazzare chi non ha il coraggio di affrontare le difficoltà? 
- No, credo sia aiutare chi lo vuole a smettere di soffrire. 
- Quello è il compito di Nostro Signore, non il mio. 

Michela Murgia, Accabadora

Verità e consenso

Ci sono posti dove la verità è il parere della maggioranza sono due concetti sovrapponibili, e in quella geografia del consenso Soreni era una piccola capitale morale 

Michela Murgia, Accabadora

Silenzio

…in quel silenzio colse un racconto di cose non dette

Michela Murgia, Accabadora

Figlio d’anima

- È strano sa, questa cosa del figlio d'anima... 
- Perché è strano? - il tono di Bonaria era inespressivo. 
- Maria non sembra averne affatto risentito. Vede spesso la sua famiglia d'origine? 
- Sí, ogni volta che lo chiede. Perché doveva risentirne? 
Luciana Tellani rispose di getto, come se quella frase se la fosse rimuginata da molto prima, nell'attesa che la vecchia si presentasse all'appuntamento. 
- Non lo so, è che mi sorprende che per esempio, quando le chiedo di fare un disegno dei suoi genitori, Maria disegni lei, e non la vera madre... Bonaria non mostrò sorpresa a quella rivelazione, e rimase in un silenzio che invitò l'altra a proseguire imbarazzata. 
- Be' , è che mi sembra una cosa cosí insolita che una bambina venga sottratta... consensualmente, per carità, ma comunque che venga via dalla famiglia cosí, senza mostrare traumi 
- Non è strano, in questa zona succede ogni tanto, se va a Genari ci sono almeno tre fillus de anima, una ha all'incirca l'età di Maria -. Bonaria si fermò per ribadire il concetto: - Non è strano. La piemontese non sembrò convinta, ma lí per lí non aggiunse altro. Fecero scivolare il discorso sui risultati scolastici meno brillanti della bambina, e una volta tornate alla porta della classe la maestra fece per congedarsi. Ma Bonaria aveva un'ultima domanda. 
- Volevo chiederle, a proposito dei disegni che fa Maria... cosa intende esattamente quando dice che dovrebbe disegnare la vera madre? 
La maestra rimase interdetta, dallo sguardo piú ancora che dalle parole dell'anziana sarta. 
- Non mi fraintenda, mi riferivo alla madre naturale, non volevo certo svilire il vostro rapporto... 
- La madre naturale, per Maria, è quella che lei disegna quando le chiedono di disegnare sua madre. 

Michela Murgia, Accabadora

Ascoltare

Non tutte le cose si ascoltano per capirle subito

Michele Murgia, Accabadora

sabato 18 maggio 2024

Pensare

Che poi quando diciamo «pensare» cosa intendiamo veramente? Già all'epoca mi ero reso conto che, quando il pensiero faceva capolino nella mia mente, a volte prendeva forma di parole, altre volte di immagine. Mi poteva capitare di non riuscire a sviluppare un pensiero a parole: l'immagine di quel concetto si mostrava invece con straordinaria immediatezza. Mi riferisco, ad esempio, a una mia corsa folle sotto la pioggia a dirotto e ai sentimenti che avevo provato in quel momento. In altri casi, invece, mentre ero in grado di formulare un pensiero con le parole, non mi riusciva di associarlo a un'immagine: era il caso della luce nera, della morte di mia madre, o dell'infinito. Dovevo essere ancora un bambino, perché ogni tanto riuscivo a cancellarmi dalla mente i pensieri non graditi. Altre volte, però, mi succedeva l'esatto contrario: smettere di pensare a un'immagine o a una parola, che pure desideravo togliermi dalla testa, era un'impresa impossibile.

Orhan Pamuk, La donna dai capelli rossi

mercoledì 15 maggio 2024

Lettura

La lettura tende con gli anni a diventare una specie di doppio dell'esistenza, anzi, un concentrato di esistenza raramente eguagliato, per intensità, nell'ordinario scorrere delle giornate.

Corrado Augias, Leggere

sabato 11 maggio 2024

Effetti sinergici di inquinanti

Ogni sostanza tossica, singolarmente, può essere controllata in modo efficace, ma non siamo esposti a una sola sostanza chimica alla volta. Anzi, viviamo immersi in una profusione di composti sintetici che fanno parte di un pacchetto potenzialmente tossico di inquinanti. Supponiamo che io sia esposto non soltanto ai dieci pesticidi presenti nelle mie fragole mattu-tine, ma anche all'arsenico del pergolato e ai filtri delle creme solari che mi sono spalmato sulle braccia e sul viso; quindi, immaginiamo che ognuno di questi composti sia presente in dose minima, pari a un milionesimo di quella che potrebbe danneggiarmi. I loro effetti si sommano semplicemente? Se così fosse, l'impatto totale di dodici composti equivarrebbe a un infinitesimo: dodici milionesimi di una dose pericolosa. Ma cosa accadrebbe se invece mostrassero una sinergia e, singolarmente innocui, raggiungessero una dose pericolosa insieme, a causa del modo in cui interagiscono?

Mark Winston, Il tempo delle api

martedì 30 aprile 2024

Bisogna cedere

Per il futuro, anch'io imparerò a piegarmi agli dei, a venerare gli Atridi. Sono loro che comandano, e bisogna cedere. E perché no? Anche le forze più potenti e tremende si piegano a potenze superiori: l'inverno con le sue nevi si arrende all'estate ricca di frutti, e la volta scura della notte cede il passo al giorno dai cavalli, bianchi, perché rifulga nel suo splendor. Il soffio dei venti terribili, placandosi, placa il lamento del mare e il sonno che tutto doma, dopo avere incatenato, discioglie, non imprigiona per sempre. Perché io non dovrei imparare a essere saggio? Ho appena compreso che il nemico merita odio, ma fino a un certo punto, perché un giorno potrebbe anche amarci.

Sofocle, Aiace

domenica 28 aprile 2024

Principe vs Re

Perché il principe è effettivamente considerato tale e legittimato da altri che si sentono a lui pari; è eletto e come tale costretto a essere elegante. Il re è ben altra persona: è proclamato dalla forza del suo popolo, la quale interpreta una volontà cosmica superiore, quella appunto che piaceva tanto a Hegel. Il re sta fra Dio e il popolo.

Philippe Daverio, Ho finalmente capito l'Italia

Origine dell’assolutismo

I popoli germanici hanno, sin dal profondo della storia, un König. È egli l'espressione del suo popolo, che lo elegge per acclamazione. Siccome poi spesso è anche un signore, gli rimane la voglia di lasciare in eredità il titolo ai propri figli così come lascerebbe loro i beni mobili, immobili e le armi. Dalla combinazione di queste istanze contrapposte nasce l'assolutismo.

Philippo Daverio, Ho finalmente capito l'Italia

Arte per decifrare dove andremo

L'arte, gli usi, il paesaggio un po' compromesso, i monumenti, sono tutti "mementi", codici da decifrare per capire dove siamo oggi e dove dovremmo immaginare d'andare domani.

Philippe Daverio, Ho finalmente capito l'Italia

venerdì 19 aprile 2024

In pace con quello che si ha

"Sai, spesso mi sono chiesto se non potessimo diventare dei Baltimore anche noi..." 
"Noi siamo dei Montelair. E sarà così per sempre. Perché cambiare? Ognuno è diverso dagli altri, Markie. E forse la felicità è proprio questo: essere in pace con quello che si ha." 
"Hai ragione, mamma."

Joël Dicker, Il libro dei Baltimore

venerdì 29 marzo 2024

Ruota della fortuna

La ricerca della perfezione, gli aveva spiegato, era in realtà una ricerca di armonia, di equilibrio. Poi gli aveva indicato i segni zodiacali della bilancia, dei pesci e infine gli aveva mostrato le proprie mani. «Ecco il filo conduttore» aveva detto. «Sta tutto in questo primo, personale equilibrio.» 
«Ci sono due principi» aveva quindi proseguito, «il Peso e il Contrappeso.» 
«Ah, sì» lo interruppe allora uno dei consiglieri. «Vi riferite alla sfera del Destino e alla Ruota della Fortuna.»

Jeanette Winterson, Non ci sono solo le arance


Mondo esteriore ed interiore

«Certi sostengono che sono pazza ma a questo mondo c'è molto più di quanto non appaia a prima vista.» Io aspettavo in silenzio.
«C'è questo mondo» e picchiò dimostrativamente la parete, «e c'è quest'altro» disse battendosi il petto. «Se vuoi che abbiano un senso devi tenerli presenti entrambi.»

Jeanette Winterson, Non ci sono solo le arance

Idea del romanzo

"Vorrei solo sapere come fa. Il mio romanzo non procede. Sono curioso di sapere qual è il suo modo di lavorare."
"Mi siedo su questa terrazza e rifletto. E mi creda, non è un lavoro da poco. Lei invece scrive per tenere impegnata la mente. È diverso." Mosse il cavaliere e minacciò il mio re. 
"Non potrebbe darmi una buona idea di trama del romanzo?" "Impossibile."
"Perché?" "L'idea deve nascere da lei."

Joël Dicker, Il libro di Baltimore

lunedì 11 marzo 2024

Rimettersi in sesto

Anche in terraferma si verificano naufragi; scamparne con lestezza e rimettersi in sesto, è ciò che si deve fare. La vita consiste di vittorie e di sconfitte. Quanti mettono in piedi dei progetti, e se li vedono crollare! E quante volte, presa una via, la si deve poi lasciare; quante volte siamo distolti da una meta già bene in vista per volgerci a un'altra più elevata! Un viaggiatore, lungo la strada, ha una ruota infranta, con dispetto, e a causa del molesto contrattempo, stringe conoscenze e relazioni amabilissime, che avranno poi gran peso per tutta la sua vita. Il destino appaga i nostri desideri, ma a modo suo, per poterci dare qualcosa che li sopravvanzi.

Wolfgang Goethe, Le affinità elettive 

mercoledì 6 marzo 2024

Assorbire la sventura

Ognuno di noi può assorbire la sventura solo Simona un certo punto; ciò che va oltre, ci annienta oppure ci lascia indifferenti.

Wolfgang Goethe, Le affinità elettive 

sabato 2 marzo 2024

Matrimonio

Il matrimonio è il principio e il sommo della civiltà. Rende miti i rozzi, e l'uomo più evoluto non ha occasione migliore per mostrare la sua mitezza. Indissolubile, dev'essere. Porta tanta felicità, che, al confronto, ogni infelicità del singolo non è neanche da prendere in considerazione. Ma cosa parliamo d'infelicità? Impazienza è quella che di tanto in tanto si prova, e allora piace sentirsi infelici. Si lascino passare quei momenti, e ci si troverà felici che ancora duri ciò che tanto è durato. Per separarsi, non c'è nessun motivo che valga. La condizione umana è così esposta ai dolori e alle gioie, che non si può calcolare quanto una coppia di sposi si debbano l'uno all'altro. È un debito infinito, pagabile soltanto con l'eternità.

Wolfgang Goethe, Le affinità elettive 

domenica 25 febbraio 2024

Pensare anche a noi

"È molto bello e gentile, da parte tua," osservò Carlotta, "prendere tanta parte alle vicende del tuo amico. Ma permetti che ti chieda di pensare anche a te, anche a noi."

Wolfgang Goethe, Le affinità elettive 

sabato 17 febbraio 2024

Meglio uscire

Decisero di andare a teatro. Era una tradizione fra loro di non essere mai troppo stanchi per niente, e trovavano che questo, nell'insieme, rendeva le giornate migliori e metteva le serate più a posto.

Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte

domenica 4 febbraio 2024

Unicità altrui

Ma essere accolti per un attimo nel mondo di Dick Diver era un esperienza indimenticabile: lui riservava attenzioni speciali e riconosceva la fiera unicità del destino altrui, sepolto sotto chissà quanti anni di compromessi. In poco tempo conquistava tutti, trattandoli con squisito riguardo e con un garbo così deciso e intuitivo da poter essere studiato solo per i suoi effetti.

Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte

Suscitare un amore affascinato e acritico

Si entusiasmava a dismisura per cose di poco conto, generando negli altri un virtuosismo straordinario. Se si escludevano poche persone tenaci e perennemente sospettose, Dick aveva il potere di suscitare un amore affascinato e acritico. Il contraccolpo arrivava quando si rendeva conto dello spreco e dello sperpero che ne derivavano. A volte ripensava con stupore alle carnevalate che aveva organizzato per guadagnarsi quell'affetto, come un generale che osservi un massacro ordinato da lui per appagare un impersonale sete di sangue. 

Francis Scott Fitzgerald, Tenera è la notte

giovedì 1 febbraio 2024

Fuga e rinascita

Mentre se ne stava seduto sul balconcino la brezza tiepida gli accarezzava le guance solcate dalle rughe. Il sole gli riscaldava e gli risanava le articolazioni indolenzite, tanto che di giorno in giorno si muoveva con maggiore scioltezza. Tutte le mattine andava a lavorare al mercato ittico, aiutava a vendere i carichi che arrivavano ogni mattina con i pescherecci. Lì non c'era nessuno che cercasse di togliere agli anziani il diritto di rendersi utili. Si sentiva anzi più rispettato e apprezzato di quanto non gli fosse mai capitato in vita sua, e piano piano aveva cominciato a fare amicizia nel paesino. Certo, con la lingua andava così così, ma se la cavava egregiamente anche grazie ai gesti e alle buone intenzioni. Comunque il suo vocabolario stava crescendo, per quanto lentamente. Inoltre un bicchierino o due dopo una bella giornata di lavoro lo aiutavano ad allentare l'impaccio della timidezza e con sua sorpresa facevano di lui quasi un chiacchierone. Li seduto sul suo balconcino a guardare il verde rigoglioso che sfumava nell'acqua più 
azzurra che avesse mai visto, Eilert sentì che più vicino di così al paradiso non sarebbe mai arrivato. Una tardiva spezia nella sua esistenza era il flirt quotidiano con l'esuberante Rosa, la padrona della pensione. Ogni tanto Eilert si trastullava con l'idea che potesse diventare qualcosa di più. D'altra parte l'attrazione c'era, su questo non aveva dubbi, e in fondo l'essere umano non era stato creato per vivere da solo.

Camilla Lackberg, La principessa di ghiaccio